San Paolo, basta teatrini: De Laurentiis costruisca lo stadio

di Vittorio Del Tufo
Mercoledì 12 Settembre 2018, 08:00
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Il San Paolo è un incubo, porto il Napoli a Bari e in due anni faccio lo stadio nuovo». L’ultimo cazzotto di Aurelio De Laurentiis nella guerra con il Comune di Napoli sull’impianto di Fuorigrotta - già definito affettuosamente un «cesso» - è una provocazione che non aggiunge molto alla telenovela San Paolo. Un teatrino assai stucchevole che si è arricchito ieri dell’ennesima scena madre.

«Basta - ha minacciato ADL in un'intervista al Corriere dello Sport - ho chiesto all'Uefa l'autorizzazione a disputare le partite di Champions a Bari. A costo di pagare di tasca mia mille pullman per consentire ai napoletani di assistere alle gare al San Nicola». «Impensabile che il Napoli non giochi al San Paolo, è grave anche solo pensarlo», gli ha risposto a stretto giro il sindaco De Magistris. Bene, applausi a tutti e cori (da stadio) a segnalare l'ennesima zuffa. A quando la prossima puntata? Chi conosce De Laurentiis da tempo, come Pierpaolo Marino, ex ds del club azzurro e dirigente di lungo corso del calcio italiano, sa che il patron del Napoli è un abile giocatore e ama bluffare. Sono almeno dieci anni che DeLa minaccia di lasciare il «cesso» San Paolo ed è bastato che il sindaco di Bari, Antonio Decaro, gli facesse notare che «il nostro stadio non possiede i requisiti di agibilità dell'Uefa» per rendere evidente che l'obiettivo del patron, ancora una volta, era quello di provocare il nemico De Magistris e abbaiare di nuovo alla luna. Mentre il San Paolo, ben oltre le responsabilità dei protagonisti della querelle, è diventato il simbolo di una città inconcludente, chiassosa, rissosa e parolaia. Dove non v'è un solo progetto di riqualificazione, o restyling, che non rischi di affondare nelle sabbie mobili.

Forse, però, è venuto il momento di chiedere a De Laurentiis di rinunciare alle provocazioni e assumere decisioni conseguenti alla sfida lanciata. Vuole costruire un nuovo stadio? Lo faccia davvero. Se il San Paolo è un «nightmare», un incubo, se il restyling avviato non basterà a trasformarlo da gabinetto in salotto (come meritano sia la squadra che la città), se con De Magistris il dialogo è muto e non porta da nessuna parte, allora occorre uno scatto virtuoso, di cui il presidente del Napoli è certamente capace: un nuovo stadio, degno di questo nome, con un investimento all'altezza della squadra che lo stesso DeLa ha fatto risalire anni fa dal guado trasformandola in un fiore all'occhiello della città. L'alternativa è l'eterno teatrino, la trita disputa delle parole dietro la quale si cela l'inconcludenza dei fatti.

A questa insopportabile tragicommedia bisogna mettere un punto. Certo, occorrono parole di verità e non più schermaglie. Un crono-programma dei lavori preciso, a tutela dei tifosi prima ancora che della società. Ha ragione De Laurentiis quando afferma: mi devo cautelare. Bene, ma lo faccia davvero, esca dal guado. Si smarchi, prenda le due decisioni. Ha davanti ai suoi occhi l'esperienza, di certo non fallimentare, di altri grandi club, come la Juve, che hanno trasformato gli stadi di proprietà in una sfida di successo, declinando virtuosamente il concetto di vivibilità di un impianto sportivo: non più aperto solo la domenica per la partita, ma tutta la settimana, grazie a un ventaglio di servizi offerti, tra cui negozi, bar e ristoranti. È possibile per il San Paolo immaginare un futuro di questo tipo? Difficile anche solo pensarlo, visto che i due principali soggetti e protagonisti, il club e la società, non si rivolgono da tempo neanche più la parola.

Ma per carità, basta. Per uscire da questo pantano, da questo festival del botta e risposta, occorrono azioni concrete e forse un metodo diverso. Sul San Paolo gli stracci non possono volare in eterno. È uno spettacolo che la città non merita.
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