Rate e cambio del nome: il Carroccio tratta con i pm

Rate e cambio del nome: il Carroccio tratta con i pm
di ​Emilio Pucci
Venerdì 14 Settembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 14:04
3 Minuti di Lettura
«Lussemburgo? Noi non ne sappiamo niente. Se trovano qualcosa sarà una sorpresa anche per noi». Giancarlo Giorgetti, sottosegretario leghista alla Presidenza del consiglio, di buon mattino allarga le braccia rispondendo a chi gli domanda della ricerca fino al granducato dei fondi della Lega sequestrati dal tribunale di Genova.

«Stanno perdendo tempo, non troveranno nulla. Siamo molto sereni su questa questione dei fondi», gli fa eco il ministro lumbard per le Politiche della famiglia, Lorenzo Fontana. Calma e gesso, dunque, a una settimana dalla decisione dei magistrati genovesi. Perché ora la parola d'ordine è uscire da questa brutta storia, trovando una via che consenta al Carroccio di non ritrovarsi con tutti i finanziamenti passati e futuri sequestrati.
 
Ebbene, la notizia è che la Lega è pronta a dire sì alla rateizzazione dei fondi che la procura di Genova intende sequestrare. Ma a precise condizioni. La più importante è che i magistrati riconoscano che il nuovo soggetto che sta per nascere, Lega per Salvini premier, non è in continuità con il passato. La seconda: la rateizzazione deve essere concordata, «non potranno spararci delle cifre folli», spiega una fonte parlamentare del partito di via Bellerio. Lunedì sarà il giorno della verità: le parti si incontreranno e chiuderanno in un modo o nell'altro.

Nel Carroccio c'è cauto ottimismo ma si spiega che in ogni caso si andrà avanti con il ricorso alla Cassazione, prevedendo anche l'eventualità di appellarsi alla Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo. «Non abbiamo cambiato idea spiegano le stesse fonti ma se dicono di no sulla discontinuità con la Lega nord significa che c'è un accanimento personale». Se verranno, al contrario, accolte le sue richieste, la Lega costituirà un fondo di garanzia dal quale i magistrati potranno attingere gradualmente i soldi.

Dalla fine della prossima settimana intanto il partito cambierà pelle. Nasceranno le associazioni regionali mentre Lega per Salvini premier sarà la holding di riferimento, anche se al voto in Alto Adige si andrà ancora con il marchio Lega nord. Al momento il domicilio è quello del commercialista del Carroccio, mentre l'operatività viene portata avanti in una stanza di via Bellerio, affittata dalla società che gestisce gli immobili del partito. Si cercherà una nuova sede. Sempre a Milano. Si andrà avanti per ora con le erogazioni liberali e con i finanziamenti del due per mille. Cambiamenti previsti anche allo statuto: via l'indipendenza della Padania e soprattutto cancellata la figura del presidente. Umberto Bossi, il fondatore, il padre dell'idea padana, di fatto verrà archiviato.

Uno choc ma utile a certificare la discontinuità, appunto. «Questa storia dei 49 milioni, per una presunta distrazione di fondi da 800 mila euro è una cosa che non si è mai vista», aveva detto l'altro giorno Roberto Maroni. «Detto questo, e mi auguro che quando si arriverà in Cassazione venga cancellata, c'è la questione del sequestro cautelare di 49 milioni di euro. La strada che Salvini ha deciso di intraprendere è quella giusta, cioè di creare un nuovo soggetto politico e anche giuridico che possa fare politica: altrimenti la Lega chiude, e questo non è accettabile. Non sarebbe democrazia. C'è stata per ora una sentenza in primo grado. Ricordo che la Costituzione italiana dice che c'è la presunzione d'innocenza fino a sentenza definitiva quindi, anche quelli che sono stati condannati in primo grado, Bossi in particolare, è da ritenersi innocente fino alla sentenza definitiva».
© RIPRODUZIONE RISERVATA