Napoli, c'è una scissione interna ai Giuliano dietro la nuova guerra tra i vicoli di Forcella

Napoli, c'è una scissione interna ai Giuliano dietro la nuova guerra tra i vicoli di Forcella
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 22 Settembre 2018, 08:00 - Ultimo agg. 15:40
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A Forcella sembra essere tornati indietro nel tempo. I giorni dell'ira e le notti di sangue scatenate tre, quattro anni fa dalla guerra di camorra tra i Giuliano-Sibillo e i Buonerba tornano come un fantasma nero a terrorizzare i vicoli del centro storico. Ormai la gente non esce più, la sera, si evita persino di affacciarsi a balconi e finestre: non solo per evitare di beccarsi una pallottola vagante, ma anche perché «è meglio non vedere nemmeno», nel caso sfrecciassero i pistoleri delle stese o i sicari pronti ad uccidere il nemico di turno. Un coprifuoco imposto dal clima di terrore che si respira. Chi vive tra questi vicoli, chi conosce bene i protagonisti di questa nuova guerra in atto tra bande di giovanissimi pronti a tutto, sa che questi sono - e probabilmente continueranno ad essere - giorni difficili.
 
Perché, ancora una volta, il quadro criminale di un territorio che mai è riuscito ad affrancarsi dal degrado umano e morale della camorra qui è cambiato. L'assenza di boss capaci di mantenere «l'ordine» alimenta le ambizioni di ragazzini che a 18 anni girano con la pistola nella cintola dei jeans e - ciò che è più grave - sono sempre pronti a usarla.

Che cosa sta succedendo a Forcella? Il gruppo di delinquenti sopravvissuto agli arresti e agli omicidi passati, quello che voleva continuare gestire lo spaccio di droga e le estorsioni si è spaccato. Di fatto si è creata una scissione, che è poi la causa di ciò che sta succedendo in queste ore. Da un lato sono rimasti alcuni giovanissimi legati a uno dei «rampolli» della famiglia Giuliano che sogna di diventare il nuovo ras del quartiere; dall'altro, chi con lui si era accordato più per convenienza che per fedeltà, ha capito che la torta del malaffare può anche prendersela tutta, senza doverla dividere con nessuno. Insomma, nulla di nuovo sotto il sole: sono le ragioni di sempre, quelle che da Scampia a Pianura, dalla Sanità ai Quartieri spagnoli hanno sempre dato il via alle faide con relativi bagni di sangue.

Venticinque anni e un cognome che pesa come un macigno: Giuliano. Il giovane che entra prepotentemente oggi nelle indagini della Direzione distrettuale antimafia su Forcella è un pronipote degli storici boss della nota famiglia che vedeva in Lovigino l'incontrastato ras del quartiere. Un Giuliano di terza generazione, insomma. Dopo essere riuscito a scansare manette e condanne per i fatti della faida di quattro anni fa, ha lentamente iniziato a ritagliarsi un ruolo di primo piano nelle nuove gerarchie criminali. Tentando di riorganizzare il gruppo. Da qualche tempo, tuttavia, si sarebbe trasferito a vivere a Secondigliano, anche se nei vicoli del centro storico continua a farsi vedere tutti i giorni.

Ma le dinamiche di camorra non seguono quelle della logica. Anzi. E allora dev'essere successo qualcosa se un'altra parte del suo stesso nucleo familiare che vive di illegalità e soprusi ha deciso di abbandonarlo, mettendosi in proprio. Questo ramo familiare fa capo ad un altro noto pregiudicato della zona, che - stando ad alcune recenti informative di polizia e carabinieri - sarebbe riuscito comunque ad aggregare intorno a sé un consistente gruppo di delinquenti che, a loro volta, vogliono prendersela tutta la torta di Forcella.

L'agguato a colpi di pistola accaduto la sera di mercoledì scorso all'interno della sala scommesse della Better di via Pietro Colletta rappresenta la «dichiarazione di guerra» ufficiale tra questi due gruppi. Il peggior segnale che ci si potesse aspettare: perché, a quanto si dice, in quella sala giochi poco prima c'era proprio l'artefice di questa scissione.
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