Archivio Magazzini, quei vecchi negativi ritrovati da Yvonne

Archivio Magazzini, quei vecchi negativi ritrovati da Yvonne
di Cristina Cennamo
Venerdì 12 Ottobre 2018, 10:30 - Ultimo agg. 11:38
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Napoli? La città più bella del mondo. Ne è convinta Yvonne De Rosa, affermata fotografa partenopea che dalla city londinese è tornata nella sua città e ha proseguito, da qui, la sua attività di fotografa fine art. Una scelta di vita che è diventata anche professionale visto che qui, nel ventre di Napoli ovvero a Largo Proprio d'Avellino, è nato Magazzini Fotografici: uno spazio che non c'era, dedicato agli appassionati della fotografia in tutte le sue declinazioni, dove incontrarsi per ammirare o perché no proporre mostre e, da domani, archiviare e digitalizzare.

Archivio Magazzini, questo il nome del nuovo format - che prenderà il via stasera alle 19 con una prima mostra che proseguirà fino al 2 dicembre - nasce infatti da un incontro casuale con una scatola di cartone avvistata da Yvonne tra gli scaffali di un robivecchi, che conteneva a sorpresa quasi diecimila scatti in negativo di un professionista fin qui anonimo del fotogiornalismo partenopeo. Un intero archivio di storie e vite di Napoli che raccontano il territorio nelle sue varie sfaccettature attraverso un arco temporale che va, presumibilmente, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta e che vede protagonisti volti noti dello spettacolo come Sofia Loren, Anna Magnani, Eduardo De Filippo e Domenico Modugno ma anche tanti altri personaggi forse meno noti ma non per questo meno rappresentativi dell'evoluzione delle mode e dei costumi. L'oggetto della ricerca fotografica di Yvonne infatti è sempre stato incentrato sul recupero e riutilizzo di materiale fotografico, concentrandosi particolarmente sull'osservazione dell'interazione tra passato e presente, alla ricerca di una narrativa senza tempo. E la missione che l'autrice si prefigge con questo progetto è di riportare alla luce uno straordinario patrimonio culturale: Archivio Magazzini, quindi, si pone l'obiettivo di recuperare i negativi ritrovati attraverso un lungo lavoro di restauro e digitalizzazione, magari anche con l'aiuto di appassionati che possano contribuire sia all'attività di catalogazione che alla ricerca di notizie sui singoli scatti. E chissà che, dopo la prima scatola, non ne arrivino altre, magari portate stavolta da donatori spontanei.
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