Poi il primo cittadino napoletano si affida a una nota: «Ho lavorato in Calabria da sostituto procuratore della repubblica per 9 anni. Ho investigato sulle peggiori collusioni tra politica regionale e nazionale, massoneria deviata, magistrati corrotti, apparati deviati dello Stato e 'Ndrangheta. Lo Stato mi ha pugnalato, mi ha fermato ed ha lasciato operare indisturbati corrotti e mafiosi. Mi hanno cacciato, lasciando sul posto i collusi che hanno distrutto una Terra stupenda.
Ma non mi hanno sconfitto, non mi avranno mai perché non ho prezzo e sono una persona libera. Il Sindaco di Riace Lucano è totalmente diverso da me, in tante cose. L'umanità di Mimmo Lucano si può anche processare, ma non si può arrestare. Se Lucano è il socialmente pericoloso della Calabria vuol dire che la mafia sta vincendo. Se il Governo decide di deportare gli oppressi, vittime fragili degli oppressori del regime mondiale, allora Riace deve divenire una forte roccaforte di resistenza per impedire l'ennesimo delitto di chi abusa del potere per distruggere la dignità degli esseri umani più fragili. Ora e sempre resistenza e contrattacco per attuare la Costituzione nata dalla resistenza al nazifascismo».