«Troppi turisti a Napoli: ora basta», ed è scontro nella galassia di de Magistris

«Troppi turisti a Napoli: ora basta», ed è scontro nella galassia di de Magistris
di Luigi Roano
Mercoledì 17 Ottobre 2018, 11:30
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Due commissioni congiunte, Turismo e Urbanistica, presiedute rispettivamente da Elena Coccia ed Eleonora De Majo, i tre assessori che hanno le deleghe specifiche, Nino Daniele, Carmine Piscopo ed Enrico Panini, per ascoltare dalle bocca delle commissarie che a Napoli c'è un'emergenza, quella dei troppi turisti. Una malattia che ha anche un nome: «Turistificazione». La sostanza del ragionamento è che Napoli rischia di perdere «la sua identità» per i troppi ospiti che sfrattano i residenti, che ci sono troppi B&B, troppi negozi dediti alla ristorazione. E aggiungiamo noi, si spera che non siano un problema i tanti posti di lavoro che si stanno creando e i tanti soldi che stanno girando. Coccia e De Majo hanno convocato le commissioni «sulle azioni da mettere in campo per contrastare il fenomeno dell'espulsione degli abitanti dal centro storico a favore della localizzazione di sole attività rivolte ai turisti». Troppo anche per Daniele, l'assessore al Turismo, che corregge la rotta: «Non demonizziamo i turisti, ce ne sono ancora troppo pochi rispetto alle potenzialità della città».
 
La Coccia inquadra così il problema: «La turistificazione è quando una città trasformandosi per il turismo manda via i suoi abitanti: è successo a Bologna, Venezia, Roma dove vengono cacciati dai centri storici e al loro posto si mettono ristoranti, case in affitto, B&B e si ha una perdita di identità». Per la commissaria «l'Unesco ha dichiarato Napoli patrimonio dell'umanità non solo per i suoi tesori artistici ma anche per la tipicità del popolo napoletano». Il turismo - tuttavia - fa bene a tutti e anche al Comune che solo per la tassa di soggiorno incassa ormai 10 milioni. E sulla perdita di identità c'è da dire che la città sono 3mila anni che esiste e certe sue peculiarità non le ha mai smarrite, e di gente non proprio socievole nei secoli dalle nostre parti ci è passata. Basta che non si pensi sempre alla pizza e al mandolino solamente. «La questione - chiude la Coccia - è capire fino a che punto questo fenomeno cambierà la città. Un dato su tutti: sono 7mila gli alloggi sottratti alla popolazione solo negli ultimi tre anni per essere trasformati in case per il turismo». Come dire meno fritture e più cultura?

Nino Daniele è sicuro che invece «Napoli deve crescere ancora molto sul piano delle presenze, sono fenomeni che vanno governati, il problema è che i comuni vanno messi nelle condizioni di governare questi processi. Le normative al riguardo in tutto il Paese sono state all'impronta della deregulation con città che hanno cambiato pelle in funzione del turismo». Detto questo l'assessore è chiaro: «Il turismo non va demonizzato ma incentivato in maniera sostenibile. Ricordo che in città il 70% degli ospiti è costituito da giovani che vengono non solo per il nostro patrimonio artistico ma perché il turismo è scambio culturale, è umanità, noi non siamo in una città globalizzata, da questo punto di vista manteniamo la nostra unicità e anche le porte aperte». Piscopo - che ha le delega all'Urbanistica - non vede grandi problemi: «Non credo ci sarà perdita di identità, abbiamo un piano Unesco che è ispirato proprio a questi principi. Quanto al centro storico con l'apertura di tre nuovi accessi, piazza Mercato, Porta Capuana e piazza Municipio, apriamo e ampliamo lo spazio urbano: sono tre accessi nuovi alla città storica».
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