Midterm, democratici Usa al bivio impeachment e Trump si prende i repubblicani

Midterm, democratici Usa al bivio impeachment e Trump si prende i repubblicani
di Luca Marfé
Mercoledì 7 Novembre 2018, 17:59 - Ultimo agg. 8 Novembre, 15:52
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NEW YORK - Governare o indagare?

I democratici statunitensi sono al bivio tra ragionevolezza e rabbia, tra visione e rancore, tra proposte e impeachment.

Ripreso il controllo della Camera dopo otto anni, non resta che decidere cosa farne. E, soprattutto, cosa fare di milioni e milioni di voti che tornano finalmente a profumare di speranza per un’America segnata ancora dalle cicatrici del 2016.

Non una vera vittoria, non l’onda blu che si è andata a mano a mano sgonfiando con il trascorrere dell’estate, ma senz’altro un prezioso momento di ripartenza. Prezioso al punto da non poter essere sciupato.

Lo sa bene Nancy Pelosi, prima donna a ricoprire l’incarico di speaker (presidente) di uno dei due rami del Congresso.



Meritevole di rielezione e di riconferma, da politica saggia mette súbito in primo piano la necessità di un fare nuovo, positivo e propositivo.

In altre parole, non ha nessuna intenzione di cadere nella trappola dei veleni.

C’è un problema, però: una percentuale anche piuttosto elevata degli elettori di sinistra, gli stessi che hanno sostenuto anche lei, sono accecati dal desiderio di vendetta. E, a margine delle operazioni di voto, si schierano compatti a favore dell’impeachment del presidente.

Un sogno peraltro impossibile, con il Senato fermo in solide mani repubblicane.

Oggi più di ieri, inoltre.

Perché se è vero che Trump deve fare ora in conti con mezzo Congresso a lui ostile, è altrettanto vero che il partito dell’elefantino ha addirittura aumentato la sua maggioranza tra le mura della camera alta.
 


Insomma, al di là dei rispettivi proclami del giorno dopo, la verità è che queste elezioni non le ha vinte nessuno.

Qualcuno, invece, le ha senza dubbio perse.

Qualcuno come l’«Obama bianco» Beto O’Rourke, candidato democratico alla poltrona di governatore del Texas, indicato da molti come possibile uomo del 2020.

Una favola già zoppa per il 46enne di El Paso supportato da un esercito di celebrity a stelle e strisce che si arrende sconfitto persino a un Ted Cruz francamente impresentabile.



Cruz rianimato in extremis proprio dall’ex rivale Trump. Che, là dove ha portato il suo contributo di agitatore di cuori, là è riuscito a trascinare i suoi oltre la linea del traguardo.

Con buona pace di tutti quanti gli altri. Di quei repubblicani, cioè, che lo hanno criticato o peggio ancora sfidato: puniti e rispediti a casa da chi, oramai, è più legato al presidente che al partito.

Un elemento che dovrebbe far riflettere a lungo e che potrebbe spingere il tycoon a radicalizzare ancor di più estetica e contenuti della sua retorica.

Per concludere, l’America è spaccata in due metà e si prepara a un biennio di scintille.

Se i dem si rimboccano le maniche e danno prova di maturità, hanno grosse chance di rilanciare il loro sogno da qui alle prossime presidenziali e oltre.

Se viceversa cedono alla tentazione della rissa, offrono il fianco a chi sulla rissa ci ha improvvisato e costruito un’intera carriera politica.

Dimostrando, che piaccia o no, di sapersi muovere meglio di chiunque altro.

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