Camorra, il pentito: «I neomelodici usati per riciclare i soldi della droga»

Camorra, il pentito: «I neomelodici usati per riciclare i soldi della droga»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 12 Novembre 2018, 23:01 - Ultimo agg. 13 Novembre, 12:24
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Esistono quelli «a libretto» e i semplici «cavallucci». Come a dire: esistono quelli che sono inseriti in un progetto, come se fossero organici a un sistema, e quelli che invece fanno i free lance, si mettono a disposizione alla bisogna, quando la cosa diventa impegnativa e magari devi mettere in campo nomi sempre nuovi.

Non parliamo di aziende con tanto di partita iva, ma di camorra e neomelodici, di clan che tengono i propri nomi su cui investire e su cui puntare, quelli a libretto, per l’appunto, cantanti che devono girare e che devono sfondare: ne va della reputazione del clan, ma anche delle casse della stessa organizzazione. In che senso? Girano soldi attorno ad alcuni neomelodici, che diventano - magari a loro insaputa - uno strumento per ripulire soldi della droga e del racket, insomma un modo efficace per riciclare proventi di attività illecite.

Camorra e cantanti, c’è un verbale che porta la firma di Luca Menna, pentito del clan Amato-Pagano, quelli che fino a qualche anno fa venivano chiamati scissionisti (per la dolorosa faida del clan Di Lauro) e che oggi restano un cartello autonomo nella galassia di cosche e famiglie criminali che si contendono il bancomat dello spaccio al minuto.
 
Un verbale che spunta dai processi su camorra e omicidi, zeppo di «omissis» che coprono i nomi dei cantanti che avrebbero di volta in volta beneficiato del sostegno manageriale dei clan, ma che lascia intendere l’esistenza di un filone di indagine su un pezzo di imprenditoria mafiosa nell’area metropolitana.

Torniamo al pentito Menna, dunque, a partire da una premessa che basterebbe da sola per chiarire cosa si agita - al di là della passione di tanti fan e della buona fede di sedicenti cantanti più o meno di successo in certi ambienti -, dietro alcune performance artistiche:

«Voglio precisare che questo sistema è utilizzato da tutti i clan della camorra, compreso il nostro clan Amato-Pagano, che investe nei cantanti neomelodici; ossia gli fanno regali in soldi, li invitano alle feste di piazza che il clan organizza nei quartieri controllati, sino a pagargli la registrazione dei cd. Quando diventano famosi al clan torna una percentuale sugli incassi totali del cantante». Una premessa che rende doverosa una precisazione: non tutti i cantanti cosiddetti neomelodici sono legati alla camorra o sono sostenuti dai clan, anche sulla scorta di un dato storico: siamo a oltre venti anni dall’esplosione del fenomeno dei neomelodici, con diverse generazioni di artisti da cui sono nati talenti su scala nazionale.

Eppure il pentito fa nomi e cognomi, oltre a spiegare precisi accordi imprenditoriali tra cartelli criminali. Esistono i «cavallucci», quelli che di tanto in tanto vengono contattati e gettati nella mischia, poi ci sono quelli «a libretto». Cioè quelli che fanno parte di un «sistema» criminale e per i quali si arriva addirittura a scatenare una guerra, un conflitto tra clan, esattamente come avviene per la gestione di una partita di cocaina o di alcuni negozi da taglieggiare. Ed è ancora il pentito Menna a fare riferimento a una sorta di braccio di ferro tra gli Amato-Pagano e quello che viene indicato come clan Moccia (anche se sentenze definitive sulla presunta cosca di Afragola non ce ne sono), per la gestione di un cantante noto nel panorama discografico riconducibile ai neomelodici. In sintesi, il collaboratore di giustizia offre questo scenario: «Io sono stato presente ad alcune discussioni su “omissis”, ho sentito dire che “omissis” stava con i Moccia, per cui era meglio che ce lo prendevamo noi, era meglio che investivamo su sul ragazzo e gli facevamo fare strada». E ancora «Biagio (inteso come Biagio Esposito, oggi collaboratore di giustizia) tentennava proprio per non entrare in contrasto con i Moccia, perché temeva per l’incolumità del ragazzo, nel senso che i Moccia non si sarebbero mai messi contro di noi, ma avrebbero potuto far pagare al ragazzo il fatto di essere passato con noi». 

Un punto sul quale sono gli stessi inquirenti della Dda a battere, a partire da una domanda: cosa significa stare con un clan o passare con un altro clan, per un cantante?

«Significa che il clan ti mette l’impresario, per cui da tutti gli incassi che il cantante fa con le feste di piazza e con la vendita di cd, una percentuale finisce a questo o a quel clan che investe sul cantante». 

E in cosa consiste invece investire su un cantante? «Ti piazzano l’impresario, poi ti pagano la sala di registrazione e tutto ciò che serve a fare un cd». Altro filone legato a questo scenario riguarda invece il passaggio in alcune radio o emittenti «dedicate», cioè interamente rivolte a questo genere musicale. 

Seguono particolari su decine di nomi, in una geografia di feste di piazza che rispecchia quella delle piazze di spaccio, tra le case dei puffi, i sette palazzi, l’oasi del buon pastore, viale della Resistenza, fino ad arrivare alle piazze di alcuni comuni dell’asse mediano. E non è tutto, in questa parte di mondo neomelodico raccontato dal pentito c’è spazio anche per gite in barca e incontri patinati, quelli che - a detta del pentito - fanno la differenza: e consentono di costruire un nuovo successo artistico alla faccia del clan avversario.
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