Il giornale che sfornava pubblicisti: Di Maio promosso, Cesaro bocciato

Il giornale che sfornava pubblicisti: Di Maio promosso, Cesaro bocciato
di Adolfo Pappalardo
Martedì 13 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 15:26
4 Minuti di Lettura

L'accusa di «infimi sciacalli» ai giornalisti per il caso Raggi ha fatto aprire un procedimento disciplinare contro Di Maio dall'Ordine campano a cui il vicepremier è iscritto dal 2007 quando nessuno avrebbe mai potuto immaginare la sua grande ascesa politica. Undici anni fa, il 19enne decise di tentare la carriera giornalistica. Ora, di quegli anni, molti colleghi lo ricordano tra i supporter, durante le elezioni della categoria, di Mimmo Falco, ex vicepresidente dell'ordine nazionale dei giornalisti. Qualche santino davanti ai seggi e un po' di telefonate. Oggi il figlio di Mimmo, Luigi, è l'addetto stampa di Di Maio ministro del Lavoro. «Solo un caso: appena eletto un amico - racconta Falco senior - mi chiese se c'era qualcuno che potesse seguirlo e io gli proposi mio figlio. È vero nel 2010 mi diede una mano alle elezioni del consiglio dell'Ordine ma come molti altri giovani. Ma allora chi avrebbe potuto prevedere che avrebbe fatto il vicepremier?», si domanda ancora Falco, attuale numero uno del Corecom campano e vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti della Campania. E aggiunge: «L'ho conosciuto allora e poi è nata un'amicizia reciproca». E gli attacchi di questi giorni alla categoria? «Sono dispiaciutissimo, ma fate attenzione: le accuse arrivano da Di Battista non da Luigi. Andate a leggere bene», esorta pur di difenderlo.
 
Riavvolgere il nastro del Di Maio diciannovenne e leggere i suoi primi articoli però è arduo. «No, quando è arrivato qui era già pubblicista. Webmaster del sito, ha scritto solo quattro articoli. Serio, scrupoloso. Mi rammarico che oggi pronunci certe parole contro i giornalisti, allora non l'avrebbe mai fatto», racconta Gabriella Bellini, direttore della testata web laprovinciaonline.net di Somma Vesuviana. E aggiunge: «Ne sono sicura perché la testata è nata solo nel 2007 e lui ha lavorato per noi sino a una decina di giorni prima che fosse eletto nel 2013. Tutto regolare: ho ancora le fatture per il suo lavoro». E in mezzo, per diletto, appena 4 articoli su Pomigliano ancora reperibili in rete. Fine.

Più complicato rintracciare gli articoli da pubblicista sul freepress «Il Punto», editato a Giugliano, paesone a Nord di Napoli. Il sito, ancora oggi esistente, è molto povero di contenuti e finisce nell'occhio del ciclone perché, alla metà del 2008, una decina di aspiranti pubblicisti presentarono i documenti per l'iscrizione ma la vicenda finì davanti agli organi di garanzia dell'Ordine. Erano tutte pratiche carenti degli articoli necessari ma una saltò subito all'occhio perché è intestata a Luigi Cesaro, parlamentare azzurro dell'ala cosentiniana. Apriti cielo. I due allora consiglieri Gianfranco Coppola ed Ermanno Corsi fecero un esposto a Roma sollevando il caso. «Ricordo solo il nome di Cesaro perché ci incuriosì e verificammo che nella sua pratica non c'era alcuno degli articoli necessari all'iscrizione. Non era una pratica carente, era un incartamento praticamente vuoto», ricorda oggi Corsi che non rammenta però l'incartamento di Di Maio. Però è certo che la sua pratica venne presentata con il quindicinale «Il Punto» su cui si è addensato nel corso del tempo, come dimostra il caso di Cesaro, più di un dubbio che fosse un contenitore per sfornare pubblicisti con molta facilità. «Ho certificato io l'iscrizione di Di Maio: scriveva articoli brevi da Pomigliano sugli sport minori. Articoli di 15-20 righe. Li ha scritti ed io, da direttore responsabile, ho certificato il suo lavoro per l'iscrizione. Tutto regolarissimo», dice oggi Mauro Fellico, ancora direttore del periodico. Ma è possibile vedere un suo articolo? «No, diedi tutto a lui». Ma nemmeno una copia d'archivio è stata conservata? «No, purtroppo: diedi tutto all'Ordine quando aprì il procedimento per la vicenda Cesaro. Ora non ho più nulla».

«La pratica era regolare. Non c'entra nulla con la vicenda Cesaro», specifica Ottavio Lucarelli, oggi e nel 2007 presidente campano dell'Ordine. «Oggi però è impossibile reperire quegli articoli. Dopo l'esame da parte della commissione, vengono restituiti perché non abbiamo spazio».

Intanto domani il consiglio di disciplina campano esaminerà il caso Di Maio per gli attacchi alla categoria. A febbraio 2017, quando il capo politico dell'M5S fece le liste di proscrizione dei giornalisti, su esposto del sindacato regionale guidato da Claudio Silvestri, l'Ordine campano non volle procedere. Stavolta no e il vicepremier può decidere se farsi ascoltare. O invocare l'immunità parlamentare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA