Napoli, la sfida della grande fiera dei presepi: «Un milione di visitatori»

Napoli, la sfida della grande fiera dei presepi: «Un milione di visitatori»
di Paolo Barbuto
Domenica 18 Novembre 2018, 08:30 - Ultimo agg. 13:24
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C'è l'emozione dell'evento che sta per iniziare: i turisti e i napoletani che aggrediscono i Decumani sono avvolti dal suono dei tamburi e dalle grida ora gioiose, ora sguaiate, del «pazzariello». S'inaugura la fiera dei pastori, inizia il Natale napoletano nel luogo dell'eterno Natale, a via San Gregorio Armeno.

La fiera resta sempre uguale a se stessa: bancarelle arrangiate con assi di legno e tetti di lamiera «ma dal prossimo anno - la promessa di Gabriele Casillo è solenne - sarà un mercatino ordinato con bancarelle tutte uguali ed eleganti come nei mercatini di Natale di tutta Europa». Casillo fa l'architetto di mestiere ed è il portavoce dell'Associazione «Corpo di Napoli» che si occupa dello sviluppo del territorio e della costante promozione della via dei pastori. Sa bene che quelle baracchelle di legno e lamiera non sono il massimo della bellezza, sa altrettanto bene che, per adesso, è il massimo che si può fare. Anche perché la possibilità di avere sconti sull'occupazione di suolo da parte del Comune è saltata per via dei blocchi alla spesa, ma nel futuro prossimo le cose cambieranno. E cambierà anche la fiera.
 
Un po' festa di paese, un po' caos organizzato: l'uomo con la feluca seguito dalla banda che sottolinea con la musica ogni parola coinvolge soprattutto bambini e turisti. I selfie col «pazzariello» si sprecano, le risate anche. Si ride tanto pure nel momento del taglio del nastro con le forbici nelle mani del vicesindaco Enrico Panini, al suo fianco il presidente municipale Perrella, il quale augura ogni bene alla fiera a promette che l'Amministrazione, «appena i cordoni della borsa saranno slacciati e la Corte dei Conti cancellerà i dubbi sulla tenuta del bilancio cittadino, riuscirà ad essere più vicina alla fiera e ne sosterrà lo sviluppo».

Da parte loro i bancarellari, rappresentati dal presidente dell'associazione arte presepiale, Samuele Marigliano, sono certi che la crescita continuerà ad essere esponenziale: «L'anno scorso i visitatori sono stati 800mila, quest'anno puntiamo al milione».

E siccome le premesse ci sono tutte, la macchina organizzativa per la tutela delle persone (sopratutto nei giorni più vicini al Natale), è già predisposta. In campo associazioni, Protezione Civile e, soprattutto, vigili pronti a fra scattare il senso unico pedonale in caso di eccessivo sovraffollamento.

La festa del giorno dell'inaugurazione è stata sostenuta da «Napoli Sotterranea» che s'è accollata tutte le spese: «Enzo Albertini, il patron di Napoli Sotterranea, da sempre è vicino alla fiera e al territorio - sorride Gabriele Casillo - non smetteremo mai di ringraziarlo». Subito dopo il taglio del nastro piazza San Gaetano diventa buffet libero a tutti i visitatori e i turisti con migliaia di babà regalati da Angelo Carbone, il quale si nasconde in un angolino «No, per piacere, niente fotografie e nemmeno il nome sul giornale. Io certe cose le faccio perché questa parte di Napoli merita di essere sostenuta».

In abiti caratteristici del suo Paese si mescola alla gente di San Gregorio Dan Marc, presidente dell'Associazione Ivoriani di Napoli; è particolarmente emozionato perché da quest'anno la fiera dei napoletani si apre ai «napoletani acquisiti», agli ivoriani che qui hanno trovato una nuova casa e un nuovo Paese: avranno uno spazio in mezzo all'arte presepiale napoletana, proporranno pochi prodotti e tante informazioni sulla loro cultura: «Quest'anno il tema centrale della fiera è l'accoglienza - spiega Casillo - e ci è sembrato naturale coinvolgere loro. Il messaggio che deve passare è che Napoli è la città di chi la sostiene, di chi si dedica anima e corpo al lavoro e alla crescita di questo luogo difficile e insieme meraviglioso. In queste strade da sempre, dalla notte dei tempi hanno camminato fianco a fianco persone di ogni etnia. Tutti noi napoletani siamo figli della mescolanza di popoli e culture che si sono susseguiti. Insomma, il coinvolgimento della comunità ivoriana non è un'apertura ad altri, è semplicemente un abbraccio a chi fa parte della comunità napoletana».

Finite le parole, le inaugurazioni e i babà, la fiera inizia ufficialmente sotto una pioggia di fuochi pirotecnici. Tutti si fermano col naso all'insù, due bancarellari si guardano attoniti: «Un milione di persone? Tu dici che ce la facciamo?». L'altro abbassa leggermente il mento e socchiude gli occhi. Ce la faranno, ne è certo.
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