Emergenza rifiuti, il piano di Di Maio: «Fondi in manovra e meno tasse a chi ricicla»

Emergenza rifiuti, il piano di Di Maio: «Fondi in manovra e meno tasse a chi ricicla»
di Pietro Perone
Lunedì 19 Novembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 11:35
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Il vicepremier Luigi Di Maio spiega cosa farà mezzo governo oggi a Caserta per cominciare ad affrontare il dramma della Terra dei fuochi, territorio avvelenato dalla camorra ma anche epicentro di una possibile nuova emergenza rifiuti.
 


Un protocollo e non un decreto: non si rischia di alimentare nuove, vane attese?
«In questo modo riusciamo a spostare subito in quell'area ciò che serve, prima di tutto forze dell'ordine e strumenti di intelligence per fermare un nuovo fenomeno della Terra dei fuochi, gli incendi ai siti di stoccaggio. Occorre che ministero della Difesa, dell'Interno e dell'Ambiente impieghino l'esercito per presidiare i siti individuati dalle prefetture, Stir e aree di stoccaggio. Bisogna poi fare arrivare carabinieri specializzati per attività di intelligence oltre a far partire un monitoraggio sanitario attraverso il coinvolgimento dei medici di base con il progetto Epica adottato dalla Regione. Adesso serve soprattutto il coordinamento tra governo ed enti locali, offrendo anche la possibilità ad Asl e Arpac di intervenire in tempi certi per fornire ai sindaci dati sulle diossine in caso di roghi e determinare così le azioni da intraprendere. Il fenomeno si trasforma continuamente e non riguarda solo la Campania, come dimostra l'incendio di qualche settimana fa a Milano».

I soldi ci saranno?
«Nella legge di bilancio, attraverso emendamenti, entreranno tutte le norme che servono al finanziamento. Si tratterà di decreti ministeriali che consentiranno ai singoli ministri di intervenire in collaborazione con Regione e Comuni».

Il governatore De Luca sostiene che è stato scatenato un clamore negativo sulla Campania, cosa risponde?
«Sono d'accordo con lui perché c'è una terra dei fuochi in ogni Regione ma sappiamo, lo dico da chi è nato in quel posto che la nostra Terra dei fuochi è figlia di un processo industriale malsano che ha visto la Campania per anni al centro dello smistamento dei veleni da ogni parte d'Italia e dell'Europa. Lo sanno bene le mamme vulcaniche e don Patriciello che incontrerò, ma è evidente che il processo si è poi esteso ad altri e in altre aree. Preoccupa, per esempio, il livello di incidenza di tumori dell'area di Brescia. Ecco perché non si può essere superficiali nel trattare il tema: una cosa è la Terra dei fuochi, altro il ciclo dei rifiuti. In questo secondo caso abbiamo l'inceneritore di Acerra e soprattutto ci sono gli impianti del Nord Italia che qualche anno fa, con lo sblocca Italia, hanno ottenuto la possibilità di ricevere rifiuti anche da altre zone perché erano rimasti senza materia prima a causa della raccolta differenziata. Di conseguenza non è vero che è la Campania a esportare rifiuti, semmai bisogna recuperare sul fronte degli impianti di compostaggio. Credo che i campani vadano trattati con maggiore rispetto, senza dimenticare che abbiamo eccellenze enogastronomiche da tutelare».
 
Salvini ha posto il problema che in Campania c'è un solo inceneritore, nonostante sia la terza regione d'Italia. Tutti vanno a smaltire ad Acerra, già avvelenata dalla camorra e non si capisce perché non si possa fare in modo che ogni provincia smaltisca i propri rifiuti. Altro mistero, il secondo impianto previsto a Santa Maria la Fossa e cancellato. Si è chiesto il motivo?

«Abbiamo già il secondo termovalorizzatore d'Europa, è inutile parlare di costruirne altri. È stato innescato un dibattito vecchio di venti anni visto che oggi questo tipo di strutture viene ritenuto scientificamente superato. Abbiamo bisogno, piuttosto, di un ciclo integrato. Oggi c'è un governo, a differenza di quelli precedenti, che crede nella differenziata e questo è il momento storico per vincere la sfida e chi ricicla dovrà pagare meno Tarsu».

Ci sono però gli interessi, enormi, della camorra che sui rifiuti ha costruito uno dei principali business.
«Per questo abbiamo scelto come ministro all'Ambiente Sergio Costa che è stato generale della Forestale prima, dei carabinieri poi. È lui a garantire il governo sul fronte degli ecoreati e della lotta ai clan».

Bisognerebbe anche fare in modo che chi inquina venga arrestato e una volta condannato espii la pena: i fratelli Pellini di Acerra, con alle spalle una condanna passata in giudicato, godono già di pene alternative al carcere.
«Ero presente alla sentenza di primo grado del processo Carosello celebrato con le vecchie leggi sui reati ambientali. Ricordo che il pm diceva: Muoviamoci perché sta per scattare la prescrizione. Da gennaio 2020, con la nuova norma, non sarà più così».

Quello della prescrizione è solo uno dei molti litigi con la Lega, ultimo sui preservativi agli immigrati. Pare ormai che sia in atto nel governo una strategia della tensione.
«Nell'ultimo caso si è trattato dell'iniziativa di un solo parlamentare. Bisogna trovare un accordo ma intanto l'emendamento è stato ritirato».

Al Senato avete avuto nuove defezioni sul dl sicurezza: chi non ha votato verrà cacciato nonostante il rischio di numeri in Aula sempre più risicati?
«Decideranno i probiviri e le loro scelte non vanno condizionate. Non vorrei però che chi si comporta lealmente e fa il proprio dovere di eletto M5s si senta beffato rispetto a chi non ha votato la fiducia nonostante gli impegni assunti all'atto della candidatura tra cui quello di votare un esecutivo di cui fa parte il Movimento».

Durerete fino alle Europee?
«Si va avanti cinque anni perché il vento del cambiamento soffia anche nel resto d'Europa».

Con la procedura d'infrazione Ue sono a rischio anche i prossimi fondi di coesione in larga parte destinati al Sud.
«La prossima programmazione dei finanziamenti per il Mezzogiorno, che verrà attivata tra due anni, scatterà su proposta franco-tedesca ma per approvarla occorre l'unanimità. Se l'Italia dovesse essere penalizzata porremo il veto. Siamo pronti al dialogo con l'Ue, disponibili a tagliare gli sprechi, dismettere immobili ma non i tesori dello Stato, applicare clausole per lo sforamento del 2,4%, ma il reddito di cittadinanza, la quota 100 per le pensioni, il fondo per i truffati delle banche, i soldi per le start up innovative, soprattutto del Mezzogiorno, non si toccano».

Quando verrà pagato il primo mese di reddito?
«I 780 euro nelle tasche degli aventi diritto arriveranno a marzo prossimo, potrà essere il giorno 15 o 30, sicuramente non il primo aprile visto che l'ironia si sprecherebbe. I soldi verranno accreditati su una normale card e chi non ha una tessera elettronica non verrà discriminato».

Lei sostiene che quello di Ischia non è un condono, ma come sarà possibile ricostruire in aree in cui pesano vincoli paesaggisti e idrogeologici?
«Il provvedimento è fatto in modo che le norme verranno rispettate: la magistratura potrà bloccare i lavori in presenza di vincoli. Detto ciò, ritengo che i terremotati ischitani siano stati discriminati, in quanto pochi rispetto a quelli dell'Emilia, di Accumuli e Amatrice».

Non la imbarazza il voto di alcuni parlamentari campani di Forza Italia, tra cui Luigi Cesaro?
«Quando ho parlato con i terremotati il 24 agosto scorso c'erano sia il Pd che Forza Italia, oltre al vicepresidente della Regione Bonavitacola e tutti erano d'accordo. Fi si è spaccata e il Pd ha cambiato linea dicendo che si trattava di un condono solo perché la norma è stata proposta da noi».

Dopo anni di attacchi alla Casta anche lei è finito nel mirino per l'abitazione dei genitori condonata.
«È giusto che anche la mia famiglia venga sottoposta ai raggi x ma si tratta di una casa costruita da mio nonno e ampliata quando mio padre andava a scuola, il nonno non l'ho mai conosciuto perché è morto prima che nascessi».

Attacca i giornalisti dimenticando vittime come Siani e che alcuni, soprattutto al Sud, sono oggi esposti sul fronte della lotta alla criminalità organizzata. Non pensa che in questo modo si indebolisce anche chi è in pericolo?
«Non ho parlato di tutti ma di alcuni giornalisti.
Non era certo mia intenzione indebolire chi lavora sul fronte, anzi porremo il problema dell'equo compenso affinché ci siano maggiori certezze di indipendenza e libertà».

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