Napoli, Fico alle Catacombe di San Gennaro: il rammarico del Vaticano

Napoli, Fico alle Catacombe di San Gennaro: il rammarico del Vaticano
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 20 Novembre 2018, 07:00
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Una protesta informale, quella che il cardinale Gianfranco Ravasi ha inoltrato nei giorni scorsi a Pietro Sebastiani, il diplomatico lucchese ambasciatore italiano presso la Santa Sede. Al centro delle rimostranze del presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, garbate come è nel suo stile ma decise, la questione catacombe. O meglio: la visita, ma soprattutto i commenti e i giudizi espressi in quella occasione, lo scorso 12 novembre, dal presidente della Camera Roberto Fico ai ragazzi della Paranza, la cooperativa che da nove anni gestisce le Catacombe di San Gennaro nel rione Sanità.

«Sono con voi e non vi abbandonerò» disse in buona sostanza la terza carica dello Stato ai tanti giovani che lo aspettavano all'ingresso delle catacombe. E poi aggiunse: «Non credo che la Commissione Pontificia vi chiederà arretrati per 700mila euro. Ma se così dovesse essere significherebbe non aver compreso il grande valore di questa cooperativa per il quartiere, per la città di Napoli e per le istituzioni». Parole forti pronunciate dinanzi a decine di persone in una giornata carica di tensioni in seguito all'incontro in Curia tra Sepe e Ravasi per affrontare il nodo del rinnovo della convenzione per una migliore gestione e fruizione delle catacombe, sia di San Gennaro che di San Gaudioso.

La questione - secondo quanto trapela da ambienti vicini al cardinale Ravasi - sarebbe legata alle parole pronunciate da Roberto Fico rispetto alle quali emergerebbe una parziale conoscenza dei fatti. Se il presidente Fico si fosse meglio informato da chi si stava realmente occupando della vicenda - ed è questo che ha suscitato il rammarico del cardinale Ravasi - avrebbe avuto la possibilità di sapere che la Santa Sede mai e poi mai avrebbe chiesto ai ragazzi della Paranza di sborsare settecentomila euro per pagare gli arretrati. Così come avrebbe invece previsto la convenzione firmata il 21 luglio 2009 tra la commissione dello Stato Vaticano e la Curia partenopea. Un atto che, circa dieci anni fa, ha messo nero su bianco i punti cardine di quell'accordo (in scadenza a luglio) che oggi ha fatto nascere un vero e proprio caso in merito alla gestione dei siti da parte della cooperativa del rione Sanità.

Schierati con Roberto Fico tutti i ragazzi della cooperativa, e più in generale del quartiere, che in quell'occasione accolsero con grande entusiasmo le parole del presidente della Camera contro una rivendicazione economica da parte della Commissione Pontificia che, in realtà, non c'era mai stata. Così come - anche su questo il cardinale Gianfranco Ravasi avrebbe potuto fare chiarezza - nessuno aveva mai espresso l'intenzione di abolire il cosiddetto «modello Sanità» che ormai, da anni, rappresenta il riscatto indiscusso di un rione difficile attraverso il tessuto sociale, i cittadini e una chiesa che, con il parroco don Antonio Loffredo, ha creato una rete sinergica in grado di attrarre nel quartiere turismo, economia e quindi sviluppo al punto da piazzare le catacombe tra i siti più visitati e apprezzati del Paese.
 
Quello che invece è stato al centro degli incontri tra Ravasi e Sepe, e anche di questo Fico poteva non essere stato informato, è il rispetto delle regole alla base di quella convenzione, ovvero: legalità, trasparenza e norme chiare. A Roma per l'Assemblea Cei i due cardinali avevano infatti espresso il «comune convincimento» circa l'esistenza di «concrete condizioni» per una soluzione che avrebbe tenuto conto delle esigenze istituzionali «a garanzia dei diritti e dei doveri delle parti in causa». Sulla base di quella convenzione il 50% degli introiti provenienti dalla vendita dei ticket sarebbe dovuto andare nelle casse del Vaticano. Ciò che, di fatto, non è mai avvenuto.
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