Il protocollo Terra dei fuochi,
non c'è intesa sul registro tumori

Il protocollo Terra dei fuochi, non c'è intesa sul registro tumori
di Daniela De Crescenzo
Mercoledì 21 Novembre 2018, 10:49 - Ultimo agg. 13:20
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Un documento, anzi due. È nato sotto il segno delle polemiche il protocollo varato lunedì a Caserta da mezzo governo. Colpi di scena, battaglie politiche, rischiano di confondere chi è interessato a capire che cosa è stato veramente stabilito. Per orientarsi il povero cittadino deve partire da due premesse.

La prima. Le divergenze tra i ministri e il governatore Vincenzo De Luca hanno fatto raddoppiare in corsa il provvedimento. Dal testo originario predisposto dalla presidenza del Consiglio, infatti, sono stati scorporati i capitoli dedicati allo screening epidemiologico. Ed è questa la versione firmata anche da De Luca. Il governo, invece, ha detto sì al testo completo in cui compare anche l'estensione del cosiddetto progetto epi.Ca. (epistemologia cancro) che vede protagonisti i medici di base.

La seconda. Dimenticate i termovalorizzatori, lasciate perdere la raccolta differenziata, nel protocollo firmato lunedì dalla Regione e dal governo lunedì non c'è nulla di tutto questo. Come ha ripetuto affannosamente e senza risultati il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, nel documento si affronta solo ed esclusivamente il problema della Terra dei fuochi e quindi degli incendi dei siti di stoccaggio e degli scarti di lavorazione abbandonati lungo le strade e nelle campagne. Resta, però, evidente la correlazione tra il dramma roghi e la difficoltà a trovare siti di smaltimento. E infatti nella premessa del documento è sottolineato: «Come rilevato dalla commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, la questione dei roghi non costituisce la sommatoria di episodi distinti, bensì un problema nazionale in ragione della correlazione tra il fenomeno degli incendi e la mancata chiusura del ciclo dei rifiuti». In altre parole: i rifiuti vengono dati alle fiamme in strada perché molte imprese sversano abusivamente e vengono incendiati nei capannoni perché alla spazzatura che vi si trova accumulata manca una destinazione finale. Ma questo tema non è oggetto del protocollo: per risolverlo ci vorranno scelte nazionali di ben altra portata.

 

Stabilito quello che è inutile cercare nelle diciannove pagine firmate, diventa più facile capire quello che realmente c'è scritto e quali saranno le conseguenze delle scelte fatte. Cominciamo dal capitolo più contestato, quello dedicato alla raccolta dei dati sul cancro. Il protocollo prevede «L'implementazione e la messa a sistema del registro regionale dei tumori e delle analisi epidemiologiche». Un'operazione possibile, a costo zero, coinvolgendo i medici di famiglia e i pediatri, già protagonisti del progetto epi.Ca., ed estendendone il modello. I camici bianchi dovranno segnalare i nuovi casi di neoplasie maligne senza aspettare, come avviene per il registro tumori, la conclusione dell'iter sanitario. Secondo il governatore De Luca, invece, si tratterebbe di un inutile doppione del registro tumori per di più affidato a un'associazione non pubblica. Sul tema è intervenuto ieri anche il deputato Pd Paolo Siani che sottolinea la necessità di continuare a lavorare sul registro già avviato: questo attualmente copre l'83 per cento della popolazione campana, non ha ancora i dati di Napoli e Capri che sono stati inviati, ma non ancora messi a sistema. I dati della Asl Napoli 3 Sud sono aggiornati al 2015, Napoli 2, Caserta e Benevento al 2013, Avellino e Salerno al 2012. Si tratta, quindi, di avere adesso dati aggiornati potenziando quanto è già stato fatto.

E veniamo adesso alla parte condivisa. Il ruolo della Sma. La partecipata regionale, tormentata da una serie di inchieste della magistratura a causa degli sprechi e degli appalti per lo smaltimento dei fanghi, conquista un ruolo centrale nel monitoraggio della qualità dell'aria (saranno utilizzati due nuovi sensori) e dell'avvistamento dei roghi con il controllo delle postazioni fisse che dovranno essere installate dalla Regione. Sono previsti anche sistemi di lettura delle targhe detti A trappola. L'obiettivo: scovare gli avvelenatori. Resta ovviamente il problema di come punirli: le sanzioni attuali si sono dimostrate ampiamente inefficaci e per modificarle sono necessari importanti interventi legislativi.

La rimozione dei rifiuti. È il tema centrale. Gli scarti bruciano perché una volta abbandonati illegalmente i Comuni non hanno i fondi necessari a rimuoverli. Si tratta spesso di rifiuti speciali e smaltirli, soprattutto se si tratta di amianto, è un'operazione molto costosa. Entro trenta giorni la Regione, collaborando con l'Ispra, dovrebbe fornire una mappa degli sversamenti abusivi e una dei capannoni autorizzati, suddividendo poi il territorio in sub ambiti sui quali intervenire, varando poi con la Sogesid un piano di interventi. Non risultano, però, finanziamenti ad hoc che, però, secondo il ministero sono già previsti nel proprio bilancio.

La Task force. Il piano ha la durata di due anni e prevede un'unità di coordinamento presso la presidenza del Consiglio dei Ministri con il compito di raccordare le amministrazioni coinvolte e di segnalare alla magistratura gli eventuali elementi di rilievo penale.

La rete informatica. Le piattaforme che ricevono i rifiuti dovranno comunicare in tempo reale la quantità di rifiuti autorizzata, quella trattata e le commesse acquisite: un modo per tenere sotto controllo il flusso della spazzatura ed evitare che nei capannoni si accumulino troppi materiali. Il sovraffollamento dei sacchetti è, infatti, una delle cause degli incendi. L'Arpac dovrà rendere pubblici i dati sull'inquinamento e la Regione dovrà diffonderli. I vigili del fuoco dovranno raccogliere i dati sugli interventi e sugli avvistamenti dei roghi anche utilizzando i droni. In questo modo dovrebbe essere più facile fare delle verifiche sulle situazioni di rischio.

Le forze dell'ordine. È previsto un rafforzamento dei militari previsti dal piano Strade sicure. Contrariamente a quanto annunciato nel protocollo non ci sono i numeri dei soldati e dei carabinieri da inviare in Campania ma non i soldi.

Il Sistri.

Sarà smantellato. Il provvedimento è stato annunciato ieri dal vicepremier Luigi De Maio, ed è ovviamente collegato al tema dei controlli dei rifiuti anche se non fa parte del protocollo. Il sistema di monitoraggio varato dal ministro Stefania Prestigiacomo è stato oggetto di numerosissime inchieste giudiziarie e prevedeva l'utilizzo di scatole nere. Adesso si pensa di utilizzare un sistema di controllo satellitare.

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