Insight si è posata su Marte, la prima immagine dal Pianeta Rosso Diretta

Una foto realizzata con la camera sul braccio robotico di Insight e la sonda su Marte in una ricostruzione artistica
Una foto realizzata con la camera sul braccio robotico di Insight e la sonda su Marte in una ricostruzione artistica
di Enzo Vitale
Mercoledì 21 Novembre 2018, 23:13 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 15:06
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Applausi in diretta dei tecnici Nasa, Insight si è posata senza graffi su Marte: ora abbiamo una trivella che scandaglierà le profondità del pianeta rosso a 200 milioni di chilometri dalla Terra.
Trascorsi i 7 minuti di terrore, la conferma è arrivata proprio dagli scienziati dell'ente spaziale statunitense. 
A dare l'ok dello sbarco un radiotelescopio posizionato a Canberra, in Australia, e i due mini-satelliti sperimentali cubesat che seguivano la sonda: MarCO A Wall-E e MarCO B Eve, sono loro ad aver inviato la prima foto di Insight. Al monitoraggio della missione è stato coinvolto anche Srt, il Sardinia Radio Telescope posizionato in Sardegna, nella zona di Pranu Sanguni nel territorio di San Basilio in provincia di Cagliari. Dopo il primo click arrivato a Terra, a stretto giro di posta, dopo alcune ore, è sopraggiunta anche la prima foto ad alta risoluzione scattata dalla camera Idc montata sul braccio del lander. L'immagine è  giunta attraverso Mars Odissey in orbita intorno al pianeta rosso. Intanto, nella notte, è stata anche confermata l'apertura dei pannelli solari. Tutto procede per il meglio. Prossimo step la verifica dello stato di salute del lander e tra una decina di settimane si comincia a lavorare.



Una foto realizzata con la camera sul braccio robotico di Insight e lasonda ripresa dell'orbiter Odissey


L'ULTIMA MISSIONE
L'ultimo a portare a termine un'impresa del genere era stato il rover Curiosity.
Più di un lustro fa, infatti, l'altra sonda della Nasa era riuscita ad atterrare incolume su Marte. E solo a  sei anni di distanza da quell'agosto del 2012 un altro oggetto terrestre è riuscito a posarsi sul suolo del quarto pianeta del Sistema Solare con successo. Insomma Insight è finalmente arrivata a destinazione.
Insieme a lei, idealmente, sono anche sbarcatI due milioni e mezzo di terrestri che hanno sottoscritto il biglietto della Nasa che la navetta spaziale ha portato racchiuso all'interno di un chip. Altra coincidenza, stavolta voluta, è che il nuovo arrivato si è posato a poco più di 500 chilometri da Curiosity e a qualche migliaio da Opportunity, in una zona dell'equatore chiamata Elysium Planitia, una regione scelta appositamente per la sua posizione sull'equatore marziano dove i pannelli solari potranno raccogliere al massimo l'energia di cui ha bisogno.

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LA MANOVRA
Per le sonde terrestri, posarsi sul suolo di Marte, è sempre stata una dannazione: una delle manovre più difficili in assoluto. I sovietici, ad esempio, hanno quasi sempre fallito. La percentuale dei flop, infatti, è molto alta anche per gli americani. In questo caso Insight ha dovuto frenare la sua velocità di parecchio: da circa 21.000 a 28 km/h.

L'INIZIO
Esattamente sei mesi e 21 giorni. Questa la durata del viaggio di Insight verso il pianeta Rosso. La sonda della Nasa era partita lo scorso 5 maggio dalla base spaziale di Vandenberg in California, e il suo arrivo su Marte era previsto proprio per la sera del 26 novembre, alle 20.53 minuto più, minuto meno.
E anche in questo affascinante e suggestivo viaggio nel Sistema Solare esterno, ancora una volta, c'è un pizzico di Italia.



IL TOUCH DOWN
La regione di Marte su cui si è posato, come già detto, si chiama Elysium Planitia. Si tratta di un'area vicina all'equatore scelta tra le venti analizzate dai ricercatori americani. E' stata considerata la più idonea all'«ammartaggio» (un termine che non piace a tutti e a cui si preferisce il semplice atterraggio, ndr)  proprio in virtù delle sue caratteristiche orografiche. Ma non solo. La zona è anche ben illuminata dai raggi del Sole necessari alla ricarica dei suoi sistemi di alimentazione di energia. Ma Insight non sarà lasciato solo, nei pressi, se così si può dire, avrà altre creature terrestri inviate sul Pianeta Rosso negli anni passati. La macchina terrestre più vicina sarà sicuramente Curiosity mentre  Opportunity, si trova molto più distante ma sempre nella medesima area.

LO SCOPO DELLA MISSIONE
Insight, acronimo di Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport, che tradotto in italiano sta per «Esplorazione interna mediante l’utilizzo di indagini sismiche, geodesia e trasporto di calore», ha una missione chiara e ben precisa: scoprire quello che c'è all'interno del pianeta, cosa si nasconde nel suo sottosuolo e, soprattutto, capire come si è evoluto nel corso di milioni e milioni di anni. Per questo le apparecchiature a bordo scaveranno delle buche, la più profonda delle quali arriverà sotto i quattro/cinque metri. L'idea è quella di fare un salto indietro nel tempo addirittura di 4, 5 miliardi di anni per scoprire cosa è accaduto al momento della formazione del Sistema Solare.

Le fasi dello sbarco (credits Planetary Society)

IL MOMENTO CRITICO
Il momento più brutto in questo genere di missioni, naturalmente, è proprio l'arrivo. Se non altro per un fatto acclarato: fino ad ora solo il 40 per cento degli atterraggi, almeno per ciò che riguarda gli Stati Uniti,  ha avuto successo. E' infatti risaputo che la Nasa considera questo lasso di tempo come una specie di film horror con i cosiddetti “Sette minuti di terrore”.
Ad ogni modo sono state studiate tecniche di decelerazione molto sofisticate e a far da freno alla diffiicile e problematica discesa sul pianeta sono state dapprima l'accensione di piccoli retrorazzi e poi l'apertura di un grande paracadute. Quasi simultaneamente lo scudo termico che protegge l'involucro è stato espulso e, infine,  c'è stato il dispiegamento delle tre “zampe” che hanno avuto il compito ulteriore di attutire l'impatto con il suolo marziano. A 28 Km all'ora, comunque, non sarà statpoi così tanto morbido.

(Il momento più critico della missione così come lo hanno immaginato i tecnici della Nasa)

TECNOLOGIA ITALIANA
Come già accennato, a bordo c'è anche tecnologia italiana. E che tecnologia! Oltre a un sismografo, uno strumento per localizzare la sonda stessa, una stazione meteo e due telecamere, c'è pure l'italico LaRRI (Laser Retro-Reflector for InSight), uno strumento sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana.
«I microriflettori di nuova generazione come LaRRI –ha spiegato il coordinatore del progetto Simone Dell’Agnello, dei Laboratori Infn di Frascati – vengono installati su superfici planetarie per misurarne la posizione da stazioni laser che si trovano su satelliti in orbita, ad alcune centinaia di chilometri di altitudine».
«A lungo termine ha replicato invece Raffaele Mugnuolo, referente per Asi-Matera-, i microriflettori serviranno a una molteplicità di scopi: ad esempio come ripetitori di superficie per investigazioni  dell’atmosfera marziana, come diagnostica di comunicazioni laser dall’orbita di Marte (alternative a quelle radio) e come supporto per un ‘ammartaggio’ guidato dal laser vicino al nuovo rover Mars 2020 per una futura missione Nasa dedicata al recupero dei campioni che saranno estratti dal suolo marziano da Mars 2020, il successore del rover Curiosity che opera sul Pianeta Rosso dal 2012».

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IL CONTIBUTO DELL'EUROPA
«L’Europa ha un ruolo veramente rilevante in questa missione avendo realizzato i due strumenti principali, il sismometro e il sensore termico -spiega una nota dell'Istituto nazionale di Astrofisica-. In particolare, l’agenzia spaziale francese Cnes e l’Institut de Physique du Globe di Parigi hanno fornito il sismometro Seis (Seismic Experiment for Interior Structure), con contributi significativi del Max Planck Institute for Solar System Research in Germania, il Politecnico di Zurigo in Svizzera, e l’Imperial College e la Oxford University nel Regno Unito, oltre che dallo stesso Jpl. L’agenzia spaziale tedesca Dlr ha invece fornito la “talpa” con sensore termico HP3 (Heat Flow and Physical Properties Package), con contributi significativi dal Centro di ricerche spaziali dell’Accademie delle scienze polacca. Il Centro de Astrobiología spagnolo ha infine fornito i sensori per il vento». Francia e Germania hanno investito ben 180 milioni di dollari.

LE DIRETTE TV
Oltre alla diretta della Nasa ci sono state quelle organizzate da Focus, Canale 35 gratuito, che ha seguito la missione grazie attraverso uno speciale dal titolo “Marte: missione InSight”  a cura di Luigi Bignami, trasmesso dal Centro di controllo aerospaziale ALTEC di Torino.
 E dopo l'arrivo di Insight, ciliegina sulla torta, un’intervista doppia a Umberto Guidoni e Paolo Nespoli. Chiusura in bellezza con il film “Capricorn One", non proprio una pelicola ideale, ma sicuramente interessante da vedere o da rivedere. Infine anche l'Inaf, l'Istituto nazionale di astrofisica, ha messo a punto il suo canale per la diretta dell'evento.

L'ATTIVITA' SUL PIANETA ROSSO
Ma quale sarà, nel dettaglio, il compito che attenderà Insight nei prossimi mesi? E soprattutto nell'arco dei due anni? Principalmente si dedicherà allo studio del sottosuolo per capire come si è formato il pianeta, studio che potrebbe aprire le porte anche alla comprensione dell'origine della Terra. Avrà anche il compito di realizzare una specie di mappatura di terremoti marziani. Ma tutto questo prenderà il via solo tra un mesetto. Per adesso ingegneri e tecnici della Nasa dovranno controllare lo stato di salute della sonda, del suo braccio robotico e di tutte le apparecchiature arrivate sul suolo marziano.
Tante le domande a cui dovrà dare una risposte, non ultime quelle sul nucleo nucleo fuso di Marte la sua dimensione; lo spessore della crosta, le vibrazioni sismiche dalle meteore che colpiscono il pianeta e tante altre cose ancora.
Quegli 800 e passa milioni di dollari che la Nasa ha investito vogliono risposte chiare e puntuali.

enzo.vitale@ilmessaggero.it

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