Manovra, l'Italia chiede tempi lunghi alla Ue. Conte: «Pronti a rimodulare le misure»

Manovra, Conte: «Possibile rimodulazione, ma senza alterare contenuti»
Manovra, Conte: «Possibile rimodulazione, ma senza alterare contenuti»
Giovedì 22 Novembre 2018, 18:29 - Ultimo agg. 23 Novembre, 21:34
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Misure ancora «in via di definizione» o che possono essere «rimodulate» nel percorso parlamentare della legge di bilancio. Dopo la bocciatura ufficiale della manovra italiana da parte della Commissione europea e in vista dell'incontro tra il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, il governo sembra tentare un riposizionamento, abbandonando i toni granitici che hanno portato allo scontro con l'Unione europea ed optando per un linguaggio che lascia intendere una nuova, volenterosa apertura al dialogo, finora più volte annunciata ma poco concretizzata. Almeno stando alle parole dello stesso Conte e del ministro dell'Economia, Giovanni Tria. 

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Per Luigi Di Maio e Matteo Salvini la situazione non sembra infatti cambiata più di tanto e di passi indietro, come annuncia il leader della Lega, l'Italia non ne farà. Eppure il giudizio europeo e le fiammate dello spread pesano, così come non sarà passato sicuramente inosservato il flop dell'emissione del Btp Italia, chiusa con il risultato peggiore dal 2012, anno di piena austerità montiana. Per questo, ha assicurato Conte riferendo sulla manovra alla Camera, il governo farà le sue controdeduzioni, spiegherà, illustrerà ancora le sue intenzioni alla Commissione e all'Ecofin prima del verdetto finale sulla procedure di infrazione. Per questo accelererà gli investimenti per rilanciare la crescita il più rapidamente possibile e non intralcerà «la rimodulazione di alcuni interventi se dal confronto parlamentare dovessero emergere indicazioni che possano accrescere gli effetti positivi delle misure proposte sulla crescita», senza ovviamente «alterarne la ratio e i contenuti». «Siamo responsabili - ha insistito il premier - non c'è nessuna presunta ribellione all'Unione europea».

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Ma se la procedura ci sarà l'obiettivo è quello di ottenere «tempi molto distesi», per permettere alla manovra di dipanare i suoi effetti, ma anche, secondo molti osservatori, per scavallare se possibile l'appuntamento con le europee. Il tentativo di ricucitura è arrivato anche da Tria, che sabato parteciperà alla cena con Juncker insieme a Conte, sempre più convinto dell'opportunità dell'appuntamento. In un intervento quasi parallelo a quello del premier, ma stavolta davanti al Senato, l'invito del titolare del Tesoro è stato ancora una volta quello di «sdrammatizzare i toni» sia nel dibatto esterno che in quello interno. «C'è la necessità di affrontare i rischi» di una recessione, ha sottolineato, «in modo congiunto e senza pregiudizi». Anche perché a farne le spese potrebbero essere a breve anche famiglie e imprese: se infatti lo spread si manterrà su livelli alti, ha ammesso il ministro, l'effetto si farà sentire anche sui tassi dei mutui. Il dialogo è «più necessario che mai» anche per il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, che ha però mantenuto il punto, senza mostrare arretramenti soprattutto dopo le provocazioni arrivate nelle ultime 48 da Matteo Salvini.

Con l'Italia «possiamo avere un accordo sulle regole, ma non può esserci una trattativa da mercanti di tappeti», ha commentato. «Nel tennis quando la pallina cade sulla linea, un arbitro indulgente può considerare che hai segnato il punto. Ma se lanci la pallina sugli spalti, non c'è arbitro che possa accettare il punto». Oggi, con l'Italia, ha spiegato, «la pallina è sugli spalti e la Commissione è l'arbitro». Considerazioni che Salvini non ha affatto gradito. «Il popolo italiano non è un popolo di mercanti di tappeti o di accattoni. Moscovici continua ad insultare l'Italia, ma il suo stipendio è pagato anche dagli italiani. Ora basta, la pazienza è finita», ha replicato. «Non si può trattare l'Italia così», ha detto in mattinata anche Luigi Di Maio. Che però ha aggiunto: «Spero nel dialogo e nel confronto».

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