Battaglia sul mar Nero, comandante ucraino in video: «Abbiamo provocato i russi»

Battaglia sul mar Nero, comandante ucraino in video: «Abbiamo provocato i russi»
Battaglia sul mar Nero, comandante ucraino in video: «Abbiamo provocato i russi»
Martedì 27 Novembre 2018, 20:26 - Ultimo agg. 28 Novembre, 07:50
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L'ipotesi si è trasformata in una possibilità concreta. L'Unione Europea sta valutando d'introdurre «nuove sanzioni» contro la Russia in risposta alla 'battaglia navalè avvenuta domenica scorsa nello stretto di Kerch, in Crimea. Mosca, dal canto suo, tira dritto, rifiuta l'offerta di mediazione Ue e continua a sostenere la versione della «provocazione» da parte di Kiev ad uso e consumo di Petro Poroshenko, presidente-zoppo ormai dato per spacciato nei sondaggi pre-elettorali. E il tribunale di Simferopoli, in barba agli appelli di Ue-Nato-Usa, ha iniziato a disporre le misure cautelari per i marinai ucraini fermati.

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La Russia, d'altronde, reputa di essere dalla parte della ragione e ha iniziato a diffondere le 'provè della cospirazione ucraina. L'FSB, i servizi di sicurezza interni da cui dipendono le guardie di frontiera, ha diffuso un video - ripreso in pompa magna da tutte le tv - in cui uno dei marinai interrogati 'confessà la macchinazione. «Le richieste radio (dalla parte russa, ndr) sono state deliberatamente ignorate, c'erano armi e mitragliatrici a bordo: ero consapevole che si trattava di una provocazione», ha dichiarato il comandante Vladimir Lesovoy nel corso dell'interrogatorio.

 

 


Insomma, l'incidente sarebbe stato cercato deliberatamente. In attesa che lo zar in persona si esprima sull'accaduto (lo farà pare in Argentina al margine del G20) ci ha pensato il premier Dmitri Medvedev a puntare il dito direttamente contro Poroshenko. «È evidente - ha detto - che al momento non ha chance di vincere le elezioni, forse nemmeno di arrivare al ballottaggio. Dunque, magari per ottenere certi vantaggi politici per il presidente attuale, è stata intrapresa questa provocazione».

Vladimir Putin intanto ha parlato con chi conta davvero. Ovvero Angela Merkel. Nella tarda serata di ieri i due leader si sono sentiti per telefono e il presidente russo ha addossato ogni responsabilità alle autorità di Kiev, chiedendo al contempo a Berlino di esercitare «pressioni». Il Cremlino, infatti, vede l'introduzione della legge marziale in Ucraina come una «minaccia» al Donbass e mette in guardia da una «possibile escalation» nel conflitto. Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, per di più, ha rifiutato poi «ogni mediazione» sulla crisi dopo l'incontro a Parigi con il collega francese Jean-Yves Le Drian.

Putin, in tutto questo, è concentratissimo sul suo prossimo incontro, a Buenos Aires, con Donald Trump. Il Cremlino si è detto sicuro che i fatti di Kerch non pregiudicheranno il summit ma Trump è notoriamente imprevedibile. Certo, la teoria di marinai arrestati (il tribunale di Simferopoli, capitale della Crimea 'occupatà, ha esaminato 12 casi su 24), non è proprio un ramoscello d'ulivo. Stessa cosa sul fronte di Bruxelles. L'Ue già si era detta contrariata per le elezioni nel Donbass, viste come «illegittime». Ora la 'battaglia navalè. Gli occhi ora sono puntati sul prossimo summit dei leader, il 13-14 dicembre: è in quell'occasione che potrebbe scattare un nuovo giro di sanzioni.

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