Un vaccino terapeutico per i più piccoli: così il Bambino Gesù prova a fermare l’hiv

Un vaccino terapeutico per i più piccoli: così il Bambino Gesù prova a fermare l’hiv
di Mauro Evangelisti
Sabato 1 Dicembre 2018, 10:58 - Ultimo agg. 20:38
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Parte la sperimentazione del primo vaccino terapeutico pediatrico per l’Hiv sviluppato dall’Ospedale Bambino Gesù. Durerà due anni e coinvolgerà 45 bambini a cui il virus è stato trasmesso dalla madre. Non si tratta di un vaccino di tipo profilattico che previene il contagio. Un vaccino terapeutico evita lo sviluppo della malattia, «è una strategia mirata - spiegano dall’ospedale della Santa Sede - a educare il sistema immunitario di una persona con Hiv per aiutarlo a reagire contro il virus che lo ha infettato». L’annuncio è stato ufficializzato ieri, alla vigilia della giornata mondiale contro l’Aids, e vedrà il Bambino Gesù impegnato nel test di questo vaccino terapeutico in Italia, ma anche in Thailandia (Bangkok) e Sud Africa (Cape Town). La storia di questo vaccino parte da un progetto internazionale di ricerca (Epiical), finanziato dal National Institute of Health americano, che ha come capofila il Bambino Gesù. Una prima sperimentazione era stata svolta nel 2013 dall’unità operativa Infettivologa del Bambino Gesù, all’interno del Dipartimento pediatrico universitario ospedaliero, diretto dal professor Paolo Rossi, in collaborazione con l’Università di Tor Vergata.
 

 


Quali sono i numeri sull'Hiv
Ogni anno, nel mondo, ci sono 180 mila nuove infezioni pediatriche e in totale sono 1,8 milioni i bambini con l’Hiv. Per fortuna in Italia i casi di trasmissione da madre e figlio sono quasi scomparsi, purtroppo sono ancora numerosi in nazioni come Thailandia e Sud Africa e per questo si è deciso di coinvolgerle in questa sperimentazione. Ma perché il vaccino terapeutico rappresenta, potenzialmente, una risposta migliore rispetto ai farmaci antiretrovirali usati attualmente? I farmaci nel tempo possono avere un problema di tossicità; inoltre il bambino divenuto adolescente tende a non essere costante nella terapia che dunque perde la sua efficacia. Spiega il dottor Paolo Palma, immunoinfettivologo del Bambino Gesù: «Puntiamo alla remissione virologica, un controllo del virus senza terapia antiretrovirali. L’obiettivo è ottenere un controllo della malattia tale da ridurre al minimo il ricorso alle terapie antiretrovirali. Il nostro studio, in maniera pionieristica, è iniziato dieci anni fa. Siamo fiduciosi che dalla ricerca pediatrica arriveranno le nuove risposte terapeutiche alle esigenze dei pazienti di tutte le fasce di età». In Italia le categorie più a rischio ormai sono gli adolescenti e i giovani adulti. «Questo approccio con i bambini appena nati, ci consente di comprendere meglio ciò che succede in alcuni soggetti che controllano lo sviluppo della malattia. Studiarli, ci consente di capire le differenze con gli altri e fare sì che queste che sono delle eccezioni, diventino una sorta di regola. In futuro potremo anche ipotizzare un vaccino terapeutico per tutte le fasce di età».
 

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