Vaticano contro la liberalizzazione della cannabis, legalizzazione discutibile

Vaticano contro la liberalizzazione della cannabis, legalizzazione discutibile
Vaticano contro la liberalizzazione della cannabis, legalizzazione discutibile
di Franca Giansoldati
Sabato 1 Dicembre 2018, 16:41 - Ultimo agg. 16:55
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Città del Vaticano – No alla liberalizzazione delle droghe leggere, cannabis compresa. «Il fenomeno dipendenze, per decenni segnalato come emergenza, ormai si presenta quale pandemia dai risvolti molteplici e mutanti, contraddistinto da aspetti talvolta drammatici. In particolare, tale fenomeno si è fortemente diffuso negli ultimi anni soprattutto fra i giovani, per cui non possiamo non esprimere profondo dolore e grande preoccupazione». L'allarme viene lanciato dal cardinale Pietro Parolin segretario di Stato vaticano, intervenendo alla conferenza internazionale Droga e Dipendenze: un ostacolo allo sviluppo umano integrale in Vaticano. «Come ha affermato Papa Francesco - ricorda Parolin - la droga, al pari delle altre dipendenze, è un male e con il male non ci possono essere cedimenti o compromessi. Pensare di poter ridurre il danno, consentendo l'uso di psicofarmaci a quelle persone che continuano a usare droga, non risolve affatto il problema. Le legalizzazioni delle cosiddette 'droghe leggerè, anche parziali, oltre a essere quanto meno discutibili sul piano legislativo, non producono gli effetti che si erano prefisse».

Parolin analizza poi il concetto di abuso e di dipendenza che ha subito una notevole dilatazione, in questi anni, in quanto il ventaglio delle dipendenze si è andato notevolmente espandendo, includendo un gruppo multiforme di disturbi in cui l'oggetto della dipendenza non è solo una sostanza, bensì un'attività, spesso incoraggiata e socialmente accettata. Queste nuove forme di dipendenza compulsiva dal gioco d'azzardo, internet, shopping, sesso, pornografia, cellulare, dove l'oggetto di dipendenza diventa pensiero ossessivo per la persona ed influenza il suo comportamento e la sua vita, sono il segnale di un disagio psichico profondo dell'individuo e di un impoverimento sociale di valori e di riferimenti».

Per il segretario di Stato vaticano, «occorre pensare, non solo al lavoro di recupero, ma anche ad un'azione di prevenzione che si traduca in un intervento sulla comunità nel suo insieme, affinché l'azione educativa, culturale e formativa coinvolga il più ampio numero di persone e non soltanto gruppi a rischio». 
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