Clan degli zingari, bottino nascosto
nel reggiseno poi pranzi di lusso

Clan degli zingari, bottino nascosto nel reggiseno poi pranzi di lusso
di ​Petronilla Carillo
Domenica 2 Dicembre 2018, 06:35 - Ultimo agg. 16:06
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Oggetti in oro nascosti nel reggiseno e «aragosta» a pranzo per festeggiare. Quando la trasferta andava bene i Marotta facevano subito rientro ad Agropoli. Il tempo di lasciare un cadeau a coloro che gli avevano offerto supporto logistico, quasi sempre gruppi familiari di etnia rom. In questo modo riuscivano a fare perdere le tracce di sé. Così pensavano. Ma non sapevano di essere intercettati dagli uomini del Ros di Salerno, agli ordini del tenente colonnello Giancarlo Santagata, e dai carabinieri della compagnia di Agropoli, agli ordini del capitano Francesco Manna. L’operazione Faro, conclusasi l’altro giorno con 25 provvedimenti restrittivi a carico del gruppo Marotta-Cesarulo, è stata difatti segnata da un certosino lavoro dei carabinieri sotto la guida della Dda di Salerno. Attraverso le celle telefoniche, difatti, i militari riuscivano a intercettare il percorso degli indagati e, quindi, ad incrociare quei dati con eventuali furti messi a segno in gioiellerie sparse su tutto il territorio nazionale. Il modus operandi del gruppo criminale era sempre lo stesso: in genere l’auto veniva noleggiata, e veniva anche «arruolato» un autista occasionale. Poi, subito dopo il colpo, pianificato con la collaborazione di alcuni gruppi rom che li ospitavano nelle loro comunità per qualche giorno, «gli zingari» - come vengono chiamati ad Agropoli - facevano ritorno subito ad Agropoli.
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