Napoli, altro che grate: piazza Plebiscito terra di nessuno, di notte le sfide dei pitbull

Napoli, altro che grate: piazza Plebiscito terra di nessuno, di notte le sfide dei pitbull
di Gennaro Di Biase
Venerdì 7 Dicembre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 15:33
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«Il Plebiscito così com'è non ha senso», sospira Arturo Sergio, titolare del bar Gambrinus. E come lui la pensano anche passanti e commercianti nel portico simbolo di Napoli. L'abbandono e il degrado sono ospiti fissi sotto il colonnato ben più dei turisti che a stento ci arrivano. Mentre le istituzioni litigano per grate e lavori, il Plebiscito è ormai casa di clochard, imbrattato dai murales, pieno immondizia e con i ragazzi che giocano a pallone anche di notte. Per non dire dell'erba cresciuta così fitta tra i sanpietrini da fare invidia al San Paolo. Ma c'è di più: «Tutti i pomeriggi, qua davanti al portone di San Francesco di Paola, corrono i pitbull senza guinzaglio», allarga le braccia Antonio Lepre, custode della chiesa. «I clienti si spaventano: confessa Sergio Capolongo dell'unica pizzeria sotto il portico siamo abbandonati dalle istituzioni».
 
Il tour si apre con una certezza: i lavori di pulizia del colonnato non sono serviti a nulla. Le scritte sui cavalli di bronzo aumentano. E lo stesso vale per i graffiti, sempre più brutti e invasivi, tra le botteghe chiuse. Sotto la scritta «Raffy ti amo» spicca il salotto dei clochard. Cuscini, coperte, vino, sacchetti indecifrabili ammassati nel grosso scatolone di una tv. «Tutte le notti qua dormono almeno 6 o 7 clochard ammette Lepre la sera succede di tutto: rapine, spaccio, litigi. E poi stanno cominciando a portarci i pitbull, li fanno correre, tanto che spesso sono costretto a chiudere il portone della chiesa e chiamare la polizia». A decine, dal tardo pomeriggio, arrivano da Monte di Dio e dal Pallonetto, sguinzagliano un branco di 4 o 5 molossi, e colonizzano la piazza già colonizzata dal cantiere: «Da quando si è aperto continua Capolongo la gente non viene più sotto il portico. Ho avuto un netto calo di clienti». «Qui si potrebbero fare un sacco di cose fa spallucce Rosario Bianco, uno dei pochi ragazzi seduti al bar Invece niente».

Nemmeno l'ombra del rilancio annunciato. Su 17 botteghe presenti sotto al colonnato, sono aperte solo 4. Una pizzeria, un bar, la sede dell'Archivio Parisio e La Lumiere, l'unica bottega nata in tempi recenti che vende artigianato di qualità. Poi il nulla. Della Libreria Treves resta a stento l'insegna. L'affitto dei locali (gestiti dalla Prefettura e di proprietà del Fec) è di 900 euro per 25 metri quadri circa: «Ci sentiamo soli dice Simona Iovine delL'Archivio Parisio Tempo fa è venuta una imprenditrice interessata ad aprire un take away di cibo napoletano. Voleva iniziare prima di Natale, ma aveva i soliti intoppi burocratici. Il cantiere, poi ci crea problemi. Temiamo di rimanere così per anni. Speriamo ne esca qualcosa di buono». «Anni fa c'era una fontana rimpiange Arturo Sergio Sarebbe bello rimetterla. Invece è tutto vuoto e immobile. E sarebbe utile un garage sotterrano nei pressi della piazza, così da movimentare un po' questo deserto».

Qualcosa si sta muovendo all'orizzonte, secondo la Giunta, ma va tutto molto a rilento bloccato nei meandri della burocrazia. «La Prefettura sta lavorando sulle assegnazioni dei locali, che sono quasi tutte completate spiega l'assessore comunale all'Urbanistica Carmine Piscopo Sotto il colonnato apriranno botteghe artigianali e di prodotti made in Naples». Difficile, però, fare previsioni sulle tempistiche: «Il progetto di ogni attività dovrà essere valutato e approvato dalla Sovrintendenza.

Stiamo lavorando per il rilancio del Plebiscito: a breve partiranno il bando di gara per la conclusione dei lavori dell'ipogeo e i lavori del San Carlo».

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