Fincantieri, Castellammare in trincea: oggi il vertice, i sindacati chiedono rassicurazioni

Fincantieri, Castellammare in trincea: oggi il vertice, i sindacati chiedono rassicurazioni
di Gigi Di Fiore
Venerdì 7 Dicembre 2018, 07:00
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Inviato a Castellammare 

L'orgoglio antico, tutto stabiese, si riflette nella sagoma dell'enorme nave che uscirà ad aprile proprio da questi cantieri. È a Castellammare che sarà varata la «Trieste», 220 metri di lunghezza, nave ammiraglia della Marina militare italiana che farà concorrenza alla «Cavour». Sarà un avvenimento, con la sirena, la gente a guardare, i brindisi, i discorsi. Eredità di una lunga tradizione, che ha origine nel 1780, quando Ferdinando IV di Borbone volle Castellammare per il suo più importante e moderno cantiere navale.

I cantieri navali di piazza Amendola, la storia di Castellammare che fu la «Stalingrado del sud». Qui si formava il gruppo dirigente comunista; qui lavorò Saul Cosenza, operaio figlio di operai che fu mitico segretario della federazione del Pci; qui si progettavano certezze di futuro con il «mastro cantiere» ai vertici della scala sociale cittadina. L'annuncio dell'amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, è un nuovo brivido su una realtà che esce da anni difficili, messi alle spalle, almeno sembrava, a gennaio del 2017: addio al sistema di scalo nella produzione delle navi, via ad una piattaforma semisommergibile con carrelli mobili.

«L'abbiamo appreso da notizie di stampa e indiscrezioni - dice Francesco D'Auria, delegato Rsu della Fiom Cgil - Temiamo che il ridimensionamento del bacino, che ha la produzione basata sullo scalo, impedisca commesse di navi di un certo peso e valore. Vogliamo capirci di più».
 
Per spiegare le intenzioni dell'Azienda, stamattina scenderà a Castellammare il responsabile Risorse umane della Fincantieri, Marco Grillo. Incontrerà i sei delegati della Rsu. Lunedì è fissata l'assemblea dei lavoratori. Spiega Giovanni, operaio del settore Navale, all'uscita del secondo turno: «Siamo reduci da un lungo periodo di cassa integrazione a rotazione, iniziato nel 2009 e terminato l'anno scorso. I cantieri, il nostro e quelli di Genova, hanno rischiato la chiusura nel 2010. Poi le proteste, la nostra occupazione del Comune e lo scongiuramento della chiusura con l'ossigeno della commessa statale per due pattugliatori».

Ai cantieri di Castellammare lavorano 565 addetti, ma l'indotto occupa altre 935 persone. Una realtà occupazionale, che è vanto per il pedigree illustre delle navi costruite in questi luoghi. Ne fa parte anche la nave scuola «Amerigo Vespucci», che prese il mare dai cantieri stabiesi il 22 febbraio del 1931. Lo ricorda anche la lapide in marmo scoperta dall'amministrazione comunale nel 2006, che parla di «superba realizzazione progettata dall'ingegnere Francesco Rotundi a riprova delle capacità e dell'ingegno dei figli di Stabia».

«Vogliamo indicazioni precise, che non ci facciano sospettare una perdita di commesse - dice Vincenzo Vicedomini della Fim Cisl - Si era sempre parlato di investimenti per allargare il bacino di scalo, in modo da consentire la produzione di navi di stazza ancora maggiore. Le commesse più importanti sono quelle delle navi da crociera. Non si capisce cosa sia il sistema dello scivolo con carrelli mobili e se consenta commesse di rilievo».

Gli operai hanno coniato la parola «tronconificio», ironizzando sulla produzione di parti di nave poi ultimate in altri cantieri. Come è accaduto a febbraio, con il varo di un troncone di prua della «Carnival Princess» poi ultimata a Monfalcone. A ottobre, è arrivata anche la notizia di un accordo con la società «Naval group» per realizzare quattro tronconi di navi militari francesi.

«I cantieri navali e la Fincantieri sono una realtà occupazionale importantissima per noi - dice il sindaco di Castellammare, Gaetano Cimmino, eletto a giugno - In piena estate, ho incontrato esponenti aziendali che mi hanno rassicurato sulle loro intenzioni di investire. Il 12 novembre, sono stato nei cantieri e mercoledì ho chiesto un incontro alla Rsu fissato al Comune, per sostenere questa realtà occupazionale. L'80 per cento dei lavoratori sono del circondario stabiese ed è molto importante. Uniamo la storia, le capacità alla necessità occupazionale. Tutti vogliamo capirne di più, sul nuovo sistema di produzione annunciato dalla Fincantieri. È una realtà economico-sociale di cui Castellammare non può fare a meno».

A maggio, tra gli appuntamenti delle buone intenzioni, c'è stato un protocollo firmato tra la Regione Campania e la Fincantieri. L'obiettivo era mettere le basi per la produzione di traghetti necessari ai collegamenti nel golfo di Napoli. Spiega Enzo un altro operaio, sempre del settore Navale: «Non siamo arroccati al passato, con la tradizione del varo, ma sentiamo puzza di bruciato negli annunci aziendali». Il varo dal bacino di scalo, una festa con le famiglie degli operai invitate. Come quello dell'«Amerigo Vespucci» 87 anni fa, con cerimonia religiosa, discorsi, la bottiglia di spumante lanciata contro la chiglia della nave a la solenne frase di rito: «In nome di Dio, taglia!». Il miracolo si ripeteva: la scure tagliò le trinche e la nave scivolò in mare, in un silenzio ammirato. Un rito, una festa. Diventerà tutto passato?
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