Salvini: rivedere il Contratto, cambiati i rapporti di forza

Salvini: rivedere il Contratto, cambiati i rapporti di forza
di Alberto Gentili
Venerdì 7 Dicembre 2018, 07:30
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Per capire l'aria che tira, nelle ore in cui esplode l'eco-rissa, basta leggere la smentita che a metà pomeriggio diffonde l'entourage di Matteo Salvini: «Non è vero che i parlamentari leghisti abbiano chiesto al ministro di rompere con i 5Stelle. E non è vero che Salvini abbia risposto: ancora un po' di pazienza». Insomma, monta la precarietà giallo-verde. Si fa più doloroso il maldipancia dei leghisti. Salvini, per calmarli, fa sapere che la tassa sulle nuove auto diesel o a benzina «non passerà mai». E, soprattutto, intende rivedere il contratto di governo.

Il capo della Lega è, a dir poco, irritato. Ha saputo del blitz dei 5Stelle, coordinato dal sottosegretario allo Sviluppo Davide Crippa e benedetto da Luigi Di Maio in persona, mercoledì notte. In commissione Bilancio della Camera i membri del Carroccio hanno subìto un vero e proprio agguato. In un emendamento sulla pesca, firmato anche dagli esponenti lumbard, Crippa insieme al sottosegretario Michele Dell'Orco e con la sponda del viceministro all'Economia Laura Castelli, ha fatto scivolare la tassa su chi acquista auto a benzina e diesel. E tra confusione e stanchezza, la norma è passata anche con i voti della Lega. Una mossa che Dell'Orco ha rivendicato su Fb per scaldare i cuori e innescare l'entusiasmo dei militanti grillini.
 
Salvini invece ringhia. Di buon mattino Giancarlo Giorgetti viene svegliato da diversi imprenditori del Nord che posseggono reti di concessionarie auto. Sono furiosi. Protestano: «Così uccidete un mercato già in crisi». Il sottosegretario avvisa il grande capo che, mentre Fca comincia a crollare in Borsa, prima chiede chiarimenti al suo viceministro Massimo Garavaglia e poi in tv lancia il primo altolà: «Sono assolutamente contrario a nuove tasse. Cambieremo in Senato».

Il problema è che i 5Stelle non arretrano. Si racconta che Di Maio abbia ricevuto una telefonataccia di Salvini, oltre a quelle «di numerosi costruttori e consumatori». Tant'è che il capo grillino prova a metterci una pezza, convocando il solito tavolo: «Parlerò con costruttori e venditori, miglioreremo il sistema di incentivi, non colpiremo chi ha pochi soldi e compra la pandarella» (temine coniato dal ministro grillino all'Ambiente, Sergio Costa). Diplomazia. La Castelli, viceministro e pasdaran cinquestelle, punta i piedi: «La norma resta». Sostiene che «è nel contratto di governo». Crippa aggiunge: «La visione va mantenuta. Colpiremo le auto superlusso». «Sì, colpiamo i Suv! La salute va tutelata», si esaltano i portavoce della commissione Ambiente. E quelli di Di Maio attaccano frontalmente la Lega: «E' un partito vecchio, da trent'anni in Parlamento. Per questo fatica ad accettare il cambiamento».

Troppo per i leghisti. «Questi sono pazzi», si scalda un viceministro lumbard dietro promessa dell'anonimato, «fanno la guerra ai ricchi, come la fanno alle grandi opere, ai giornali, a chi ha una pensione alta, alla Coca-Cola. Ma dovrebbero aver capito che ormai non c'è più Robin Hood e che il Paese deve crescere, guardare al futuro, non morire soffocato dal vetero socialismo ambientalista in salsa grillina».

Pensieri e concetti che Salvini - costretto però a dare il via libera nel vertice di palazzo Chigi alla tassazione per le auto di grossa cilindrata - sembra condividere. Il leader della Lega, che domani cerca in piazza una dimostrazione della sua forza già certificata dai sondaggi, è stufo dei continui richiami pentastellati al contratto di governo. E vuole cambiarlo. Ufficialmente parla di «settembre 2020». In realtà intende farlo a gennaio, forse insieme a un rimpasto di governo, tenendo conto dei «nuovi equilibri». «Il contratto è stato stipulato quando la Lega valeva il 17% e i 5Stelle il 32%», dicono nell'entourage di Salvini, «ora noi siamo al 32-34 e loro al 27-28. Ebbene, il contratto va riparametrato ai nuovi rapporti di forza». Lo stesso potrebbe valere per la compagine di governo.

La sostanza è che Salvini si sta preparando alla resa dei conti con i 5Stelle. Nel frattempo continua la sua Opa sui voti meridionali che hanno fatto la fortuna di Di Maio: «Convincerò i cittadini del Sud con i fatti, lì la politica ha preso in giro e in ostaggio milioni di persone. Nella Lega gli italiani vedono la concretezza, soprattutto sul fronte del lavoro». Un vero e proprio dito negli occhi dei grillini e del loro reddito di cittadinanza.
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