Il caso Normale e il disprezzo dell'idea di Scienza

di Eugenio Mazzarella
Domenica 16 Dicembre 2018, 13:24
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Quel che è successo a Pisa per il progetto della Scuola Normale per una sinergia con la Federico II per implementare al Sud, presso l’Ateneo napoletano, una Scuola d’eccellenza sul modello della scuola pisana, è di una gravità che è difficile sottovalutare. E non solo per l’evidente lesione dell’autonomia universitaria, stigmatizzato dal direttore Barone, costituzionalmente tutelata, ad opera del sindaco leghista di Pisa che si vanta in modo degno di miglior causa di un provvedimento che ha pochi precedenti in termini di tutela del suo “territorio”, senza neanche rendersi conto di quel che dice con questa autorapprentazione della sua presa di posizione contro il progetto fin qui voluto dalla Normale. Ma l’episodio è grave anche per il sostegno che ha ricevuto dai rappresentanti degli studenti nel senato accademico della Scuola. E spero davvero che non ci siano sostegni a questa posizione nel corpo docente della Scuola, per altro “infarcito”, per dirla alla leghista, storicamente e tutt’ora, di meridionali. 

Perché sorge spontanea una domanda: che studenti e studiosi forma la Normale? Nata per altro per dare all’Italia sotto l’influenza napoleonica una classe dirigente “nazionale”. Evidentemente a Pisa e anche in Normale si pensa in termini di tutela provinciale al proprio “particolare”, in spregio all’idea stessa universale di scienza, che più banalmente significa oggi la sua implementazione operativa in reti internazionali ben più larghe persino di quelle nazionali, e che però ne sono ovviamente una strategia di efficientamento. In effetti quello che volevano fare il direttore Barone e il rettore Manfredi, in qualità di presidente della Crui più che di rettore federiciano, perché più consapevoli della politica pisana dello stato dell’arte della ricerca di eccellenza oggi. Tutta questa vicenda lascia l’amaro in bocca per lo stato del paese che sta introiettando pericolose pulsioni disgregatrici dell’unità nazionale, a prescindere dall’annosità dei pregiudizi contro il Sud. Per quanto mi riguarda la Normale rischia, se condividerà la posizione del sindaco di Pisa, di uscire dal quadro delle eccellenze morali del Paese. 

Quanto all’eccellenza scientifica non la discute nessuno nel suo complesso, però sarebbe interessante far valutare da esperti se, disciplina per disciplina, il miglior studioso italiano sia a Pisa o altrove nel deprecato sistema a statuto ordinario delle università italiane. Forse ci sarebbe da sorridere. Intelligenti pauca. Per il resto si proceda all’istituzione di alcune Scuole di eccellenza con le stesse caratteristiche della Normale, a cominciare da Napoli. Il che vuol dire con gli stessi fondi e le stesse normative. Vedremo tra vent’anni come sarà distribuita normalmente l’eccellenza scientifica in Italia.
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