Lino Banfi: «Un napoletano mi ha sfamato quando non avevo una lira»

Lino Banfi voleva farsi prete: «Mi hanno cacciato perché spiavo le suore, poi ho incontrato un angelo»
Lino Banfi voleva farsi prete: «Mi hanno cacciato perché spiavo le suore, poi ho incontrato un angelo»
di Silvia Natella
Giovedì 27 Dicembre 2018, 21:37 - Ultimo agg. 28 Dicembre, 10:30
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Ha alle spalle una lunga carriera e ruoli in film, commedie all'italiana e fiction, ma Lino Banfi era entrato in seminario per prendere i voti e diventare prete. Lo ha raccontato intervenendo nel corso della trasmissione I lunatici su Rai Radio 2, insieme a tante altri aneddoti della sua infanzia. L'attore ha vissuto momenti difficili, ma conserva anche tanti bei ricordi.

«Parlo sempre poco dell'infanzia e dell'adolescenza perché non le ho avute. Nell'infanzia c'era la guerra, ero con i miei genitori in campagna per paura delle bombe. Poi appena finita la guerra sono andato in seminario, a fare il prete», ha detto Banfi sottolineando poi il motivo per cui ha abbandonato il seminario e cambiato idea. 

«Sono uscito a 14 anni, non ho avuto modo di imparare a nuotare, di fare sport. Sarei dovuto diventare prete per nobilitare la razza Zagaria, così pensavano in qualche modo i miei genitori. A un certo punto mi hanno cacciato via. A me e a un altro che ora fa il chirurgo. Ci hanno cacciato via perché eravamo impertinenti, ci arrampicavamo sul cornicione per spiare le suore di clausura che alloggiavano nel convento vicino. Mi hanno mandato via in V ginnasio», ha spiegato. 

L'interprete pugliese ha anche dichiarato di aver fatto un incontro speciale quando era molto giovane. «Era il 24 dicembre del 1954 e stavo senza una lira. Ad un certo punto passò un signore, Ciro, che faceva il posteggiatore abusivo. Mi invitò a casa sua, mi disse che dove mangiano in nove mangiano anche in dieci. Aveva otto figli. Mangiammo e bevemmo tantissimo. Mi fece dormire a casa sua. La mattina mi diede anche mille lire per prendere il treno. Sono tornato qualche anno dopo a Napoli per cercarlo, ringraziarlo e dargli un regalo. Però, non l’ho più trovato. Nessuno sembrava conoscerlo e averlo mai visto. Un giorno, un mio amico cardinale mi chiese come mai continuassi a cercare questo Ciro a Napoli. Mi disse che non l’avrei trovato mai, perché quel Ciro era un angelo che scelse di salvarmi quella notte». 
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