Caos movida a Napoli, cambiano le regole: sì alla musica più alta nei locali

Caos movida a Napoli, cambiano le regole: sì alla musica più alta nei locali
di Mariagiovanna Capone
Domenica 6 Gennaio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 13:49
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Nella nuova legge di Bilancio è stato cambiato il riferimento sulla tollerabilità del rumore. Per le attività produttive e commerciali nelle zone residenziali, non ci si appellerà più al Codice civile ma d'ora in avanti, si terrà conto della legge numero 447 del 26 ottobre 1995, e alle relative norme di attuazione, che applica parametri meno severi. L'articolo 746 1-bis impone quindi che le sorgenti di rumore non potranno superare i 55 Leq in decibel (A) dalle 6 alle 22, e i 45 dalle 22 alle 6 del mattino. Ma soprattutto si passa dal criterio della «tollerabilità» a quello della «accettabilità». Articoli, norme e numeri confondono i cittadini, ma una cosa è certa: la movida molesta prenderà piede.

A chiarire il tutto saranno i magistrati, che dovranno scegliere se basarsi sulle nuove norme in fatto di rumore causato dai locali, o con la Costituzione e la sacrosanta tutela della salute pubblica per i danni che il frastuono provoca, come appurato in migliaia di studi e ricerche di università di tutto il mondo.
 
Tra i comitati dei residenti c'è molta preoccupazione, ma altri, forse rassegnati dai decibel fuorilegge da anni cui nessuno pone rimedio, non credono che potrà peggiorare. Nulla da commentare ma problema da approfondire per Aldo Maccaroni che rappresenta sia i baretti di via Aniello Falcone che quelli di Chiaia. Norma da studiare a fondo anche per l'assessore Alessandra Clemente, che - dice - dovrà capire come indirizzare la polizia municipale nei controlli amministrativi.

«Sono preoccupato». Gennaro Esposito, presidente del Comitato per la Vivibilità cittadina e la Quiete pubblica non nasconde i timori per la nuova legge «che tutela i gestori dei locali. Questo cambiamento precisa - archivia un consolidato orientamento giurisprudenziale che ha avuto a oggetto la tutela della salute dei cittadini. In questo modo si crea un vulnus, perché i criteri di misurazione delle immissioni acustiche e i limiti di tollerabilità acustica saranno inevitabilmente innalzati». Esposito ricorda che «sono anni che hanno tentato di fare una cosa del genere e per fortuna abbiamo avuto sempre una giurisprudenza attenta nel dire che le norme pubblicistiche non possono in ogni caso inficiare il criterio imposto dall'articolo 844 del Codice civile e ancor di più dalla Costituzione che, come sappiamo tutela il diritto alla salute come un diritto inalineabile e incomprimibile». Tuttavia la preoccupazione è sedata in parte da «immissioni (rilevate) talmente invasive da superare sia i limiti imposti».

Caterina Rodinò del Comitato Chiaia Viva e Vivibile è meno catastrofista, forse perché rassegnata a «un livello elevato di decibel per la musica proveniente dai baretti e per il rumore antropico, che peggio di così non può andare». Per la rappresentante dei residenti del quartiere «ormai viviamo una realtà talmente anomala, che per noi l'unico concetto basilare è quello che le leggi vigenti siano rispettate. Perché la movida molesta si basa sull'assenza di un senso civico, di impegno a seguire le regole, ora con la musica a tutto spiano con porte aperte, in barba all'ordinanza sindacale, ora con i teli in pvc per i gazebi. Gli agenti della polizia municipale prosegue - fanno tanto, sanzionano i gestori continuamente, ma quelli proseguono indifferenti. Il che mi fa sorgere il dubbio che le multe non le pagano affatto. La legge alla base non è rispettata».

Mauro Boccassini del coordinamento Vomero in rete, è turbato soprattutto dai soggetti che rientrano nella disciplina amministrativa dell'inquinamento acustico. «Prima anche un rumore di fondo, basso o alto che fosse, era irrilevante ai fini della intollerabilità se si superava il limite di 3Db. Si badava cioè al caso concreto. Invece adesso ci sono parametri predeterminati, peraltro molto alti, e addirittura casi predeterminati di esclusione della tutela se comunque i limiti sopra citati non vengono superati. Avremo cioè il paradosso che sarà più facile far dichiarare l'intollerabilità del rumore di un cane che abbaia, che uno stereo da 3.000 watt del bar sotto casa. E ciò paradossalmente anche se, magari, il cane fa meno rumore in termini di Db e LeQ rispetto allo stereo del bar».
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