Parcheggiatori abusivi, salta la linea dura: il Riesame cancella l'obbligo di dimora

Parcheggiatori abusivi, salta la linea dura: il Riesame cancella l'obbligo di dimora
di Leandro Del Gaudio
Martedì 8 Gennaio 2019, 07:00
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È durato poco l'esilio degli otto parcheggiatori abusivi napoletani. Appena un paio di settimane, lo stretto necessario per sostenere gli interrogatori dinanzi al gip e per presentarsi dinanzi al Tribunale del Riesame per ottenere ascolto: cade il divieto di dimora fuori dalla regione Campania per gli otto parcheggiatori di via Sedile di Porto, quelli - per intenderci - accusati di aver taglieggiato centinaia di «clienti» tra professionisti, turisti e autisti di passaggio. In sintesi, il Riesame ha riveduto le conclusioni del gip, revocando l'obbligo di dimora all'esterno della regione e disponendo una misura più blanda: l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria due volte al giorno, vale a dire alle nove e alle diciotto, per ogni giorno della settimana. Una misura che difficilmente potrà impedire agli otto indagati di rimettersi all'angolo di una strada o ai bordi di un marciapiede, a guardia della sosta abusiva o a capo di un pedaggio illegale. Ma andiamo con ordine, a partire dalle accuse: associazione per delinquere ed estorsione sono le ipotesi battute dalla Procura di Napoli, nel corso di una inchiesta fondata sulle immagini ricavate dai carabinieri, ma anche sulla testimonianza di alcune parti offese. Otto nomi che vengono indicati come i signori della sosta, che avrebbero fatto il bello e il cattivo tempo a danno di decine di autisti al giorno. Ore di appostamento, costose attività di indagine (anche grazie a microcamere sul posto), denunce circoscritte da parte di alcuni cittadini di volta in volta identificati grazie al numero di targa, per poi essere convocati dinanzi alla tenenza dei carabinieri. Inchiesta durata mesi, culminata in un provvedimento destinato a liberare per mesi l'intera zona a ridosso di via Mezzocannone e del Rettifilo.
 
Via dalla Campania, divieto di dimora a Napoli e sull'intero territorio regionale, secondo quanto disposto lo scorso venti dicembre dal gip Rosa De Ruggiero. Misura che resta però in vita fino allo scorso quattro gennaio, con il provvedimento firmato dal Riesame (presidente Paola Faillace, a latere Elena Valente, Elisabetta Catalanotti), che attenua le esigenze cautelari. Difesi dai penalisti Francesco Armentano e Gaetano Inserra, gli otto abusivi di via Sedile di Porto hanno già fatto ritorno a casa, limitandosi a presentarsi mattina e sera dinanzi agli uffici delle forze dell'ordine più vicini. Una volta dinanzi ai giudici, c'è chi ha ammesso alcune delle accuse che gli sono state mosse in questi giorni dalla Procura. In sintesi, hanno negato di aver taglieggiato i clienti, ribadendo di non aver mai usato violenza nei confronti degli autisti, ma hanno anche ricordato le proprie condizioni di indigenza. Ha spiegato uno degli indagati: «Se non facessi l'abusivo della sosta, morirei di fame. È un modo grazie al quale riusciamo a vivere in modo più o meno decoroso, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo andare a rubare?».

Versioni difensive a parte, c'è una evidente difformità di vedute tra il gip e il collegio di giudici del Riesame, specie in materia di esigenze cautelari e dei tentativi di contrasto di un fenomeno criminale come quello dei parcheggiatori abusivi.

Non passa la linea dura, non regge il divieto di dimora. Massima attenzione da parte dei carabinieri del comando provinciale di Napoli, che stanno vigilando nella zona di via Sedile di Porto per evitare che si ripropongano le stesse dinamiche finite al centro delle indagini, mentre la sagoma degli otto parcheggiatori abusivi non è passata inosservata nella zona. Tornati a casa - unica grana la firma due volte al giorno - in uno scenario che ora fa i conti con una probabile conclusione delle indagini (indaga il pool coordinato dall'aggiunto Raffaello Falcone), in vista di una probabile richiesta di rinvio a giudizio. Doppio binario per i parcheggiatori napoletani, fuoriusciti e rientrati in due settimane, almeno in attesa delle mosse dei pm napoletani.
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