La Fondazione Banconapoli taglia i fondi per San Carlo e Mercadante

La Fondazione Banconapoli taglia i fondi per San Carlo e Mercadante
di Francesco Pacifico
Domenica 13 Gennaio 2019, 08:00
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A Palazzo Ricca si profilano nuove svalutazioni del patrimonio, già ridotto di 9,3 milioni di euro nell'ultimo bilancio. Intanto, il 15 gennaio, la Fondazione Banco di Napoli, la più grande del Mezzogiorno, riapre i suoi rubinetti. Infatti riprende le erogazioni sul territorio, congelate nel 2018 nel periodo nero del commissariamento. Ma per dare una discontinuità rispetto al passato, i nuovi vertici dell'ente hanno deciso di finanziare soltanto quelle realtà che non sono già destinatarie di altri fondi. In quest'ottica, rischiano di restare fuori importanti istituzioni come il Teatro San Carlo (250mila euro ottenuti nel 2016), il Mercadante (40mila euro nel 2017), il Tigem di Pozzuoli (2mila euro nel 2017) e i dipartimenti delle università napoletane. Sempre nel 2017, soltanto il Coinor (il centro di Coordinamento di progetti speciali e l'innovazione organizzativa) della Federico II aveva ricevuto 50mila euro. Da Palazzo Ricca spiegano che sul primo fronte non sono esclusi gettoni simbolici legati a singole iniziative, per gli atenei si studiano invece delle forme di collaborazione più virtuose, anche per garantire maggiore trasparenza sui progetti.
 
Rispetto al passato la Fondazione non emetterà un vero e proprio bando, ma ci sarà un avviso per la concessione delle erogazioni. Dovrebbero essere stanziati - il quantum non è stato ancora ufficializzato - oltre 600mila euro, circa un quarto di quanto finanziato nel 2017. Di più forse non si poteva fare, anche perché la nuova gestione guidata dall'imprenditrice Rossella Paliotto è riuscita in extremis a recuperare questa cifra, dismettendo delle obbligazioni nel portafogli della Fondazione. Guardando al nuovo regolamento che si è dato Palazzo Ricca per evitare la frammentazione e i finanziamenti a pioggia del passato, si scopre che l'ente ha deciso di focalizzare gli obiettivi da sostenere verso due direttrici: da un lato, il recupero degli archivi storici - presso la Fondazione è ospitato quello più importante al mondo a livello economico e finanziario - e la tutela dei beni culturali, dall'altro la lotta al disagio sociale. Se rimaranno avanzi, si guarderà anche ai progetti in campo dell'istruzione, della formazione, della ricerca e dell'innovazione. Sempre stando alle nuove disposizioni, verranno premiate le realtà che non accedono ad altri fondi, che presentano - anche consorziandosi - progetti di ampio respiro in tutto il Mezzogiorno, che garantiscono trasparenza nella spesa dei soldi. In quest'ottica, le autorizzazioni avranno valore annuale e non pluriennale.

Lo scorso aprile il Mef, l'organismo che vigila sulle fondazioni di origine bancaria, decise di commissariare l'ente napoletano, mandando a Palazzo Ricca Giovanni Mottura, il presidente nazionale degli amministratori giudiziari. Alla base della decisione il muro contro muro - a colpi di ricorsi e altri atti giudiziari - tra i diversi membri del consiglio d'amministrazione, spaccati sulla guida dell'ex presidente Daniele Marrama. Il conflitto riguardava sia la strategia messa in atto dall'amministrativista sia gli alti costi di gestione. Da allora molte cose sono cambiate, infatti a Palazzo Ricca lavorano per chiudere entro la primavera il prossimo bilancio. Giovedì scorso la presidente Paliotto - entrata in carica lo scorso novembre - è stata al ministero dell'Economia, dove ha illustrato il lavoro fatto in questi mesi per chiudere con il passato. Ma da più parte si vociferano nuove svalutazioni del patrimonio, sceso già con l'ultimo bilancio intorno ai 120 milioni. Si parla di una cifra vicina ai 10 milioni di euro, anche tenendo conto che la metà degli asset sono partecipazioni in istituti di credito non sempre in salute come la Popolare di Bari, il Monte dei Paschi, la Banca regionale di Sviluppo e la Banca del Sud. Parallelamente la Paliotto sta portando avanti una profonda spending review, rinegoziando sia i costi delle forniture sia quelle delle consulenze, provando anche a dimezzarne le spese. La nuova consiliatura, poi, continua a studiare i termini di un'azione di rivalsa contro i vecchi amministratori e per le richieste d'indennizzo alla Sga, la band bank del Banco di Napoli a breve impegnata nel salvataggio di Carige.

L'amministrativista Orazio Abbamonte, alla guida della commissione Cultura, sta invece lavorando sia sull'attività di promozione e di rilancio dell'archivio storico, della biblioteca e del Museo Cartastoria, mentre sarà a breve presentato anche su un ciclo di conferenze sulle principali criticità meridionali.
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