Napoli, Sorbillo in piazza dopo la bomba in pizzeria: «È stato il racket»

Napoli, Sorbillo in piazza dopo la bomba in pizzeria: «È stato il racket»
di Paolo Barbuto
Domenica 20 Gennaio 2019, 09:00 - Ultimo agg. 19:01
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Il volto stanco, lo smartphone che vibra senza tregua. Gino Sorbillo raggiunge il Vomero nel pomeriggio per essere accolto nella sede di quartiere dei «Verdi» che l'aspettano con ansia, sulla soglia il consigliere comunale del Sole che Ride, Marco Gaudino. Strette di mano, pacche sulle spalle. Prima di farsi avvolgere dell'affetto, Sorbillo si ferma per raccontarsi, per raccontare questa settimana d'inferno, e una vita vissuta a costruire un sogno diventato realtà.
 

Sorbillo, alla manifestazione erano in pochini.
«Napoli è una città pigra - sorride - di sabato, con la pioggia, con tante cose da fare, non è facile pensare di arrivare a via Tribunali e partecipare a una manifestazione».

Deluso?
«Macché, conosco la mia città. E poi la forza mi arriva dai social. Vengo travolto dall'affetto dei napoletani e da tanta gente di ogni parte d'Italia e del mondo».

Insomma, le manifestazioni poco partecipate non la intristiscono.
«So che tanta gente mi vuole bene, me lo dimostrano quotidianamente. Se vuol saperlo no, non mi sento solo e abbandonato», sorride ancora.

I social che le danno forza sono anche pieni di parole dure nei suoi confronti, le critiche delle ultime ore sono riservate all'incontro con Salvini.
«Le critiche arrivano per ogni cosa che faccio. Ci sono abituato. E sulla questione dell'incontro con Salvini non ho nessun dubbio: ho ricevuto un invito dal Ministro dell'Interno che desiderava incontrarmi per darmi solidarietà. Accettarlo mi sembra il minimo».

Ma lei è la stessa persona che s'è fatta fotografare con il cartello «qui non diamo la pizza ai razzisti», ha cambiato idea?
«I messaggi dei social servono a scuotere le coscienze, l'incontro con il ministro Salvini è un'altra cosa».
 
Cosa ha detto a Salvini?
«Che via Tribunali ha bisogno di maggiore protezione, soprattutto nei vicoli laterali, dove regnano il buio e il degrado».

Significa che la sua strada non è sicura?
«Quel che accade è sotto gli occhi di tutti, non mi sembra che sia una strada totalmente sicura».

Sia onesto, la camorra è venuta a chiederle il pizzo.
«Mai, nemmeno una volta da quando ho aperto il mio locale. Altrimenti avrei denunciato».

E allora perché hanno piazzato una bomba davanti al suo locale?
«Io ritengo che sia un messaggio a tutti i commercianti della zona: guardate di cosa siamo capaci».

Gli altri commercianti sono impauriti? Si piegano alle richieste della malavita?
«Non ho certezze, ma ritengo che qualcuno paghi».

E perché i clan non vengono anche da Sorbillo a chiedere soldi?
«Perché sanno che li caccerei e andrei a denunciarli, come dovrebbe fare chiunque viene avvicinato dalla malavita».

Se non ha mai avuto richieste né minacce, perché c'è un vigilante di notte nel suo locale? Cosa c'è da proteggere in una pizzeria?
«Non è un vigilante, è una persona che presidia il locale e fa anche le pulizie. Ho deciso di tenere il locale presidiato di notte da quando, cinque anni fa, un incendio lo devastò».

Anche in quel caso nessuna minaccia e nessuna richiesta?
«Guardi che io sono stato nell'Arma. Non avrei avuto e non avrò nessuna paura a schierarmi contro la camorra».

E allora quell'incendio cos'è stato?
«Me lo chiedo ancora. Ma se vuol saperlo ho fatto causa a una persona che sui social aveva scritto che ero stato io stesso ad appiccare le fiamme nel mio locale. Ho vinto la causa e ottenuto un risarcimento».

Sui social scrivono pure che la bomba se l'è messa da solo...
«E anche in questo caso sono pronto a tutelarmi in ogni sede. Non ne posso più dell'odio e delle bugìe che gli invidiosi postano sul web pensando di rimanere impuniti».

Lei è certo che la bomba fosse destinata alla sua pizzeria? Dicono che potrebbe essere stato un «avvertimento» fra malavitosi, che Sorbillo non c'entra in questa storia.
«Io sinceramente vorrei tanto che fosse così. La questione assumerebbe contorni diversi, meno drammatici per me, ma comunque importanti per la zona. Non conosco gli sviluppi delle indagini però, purtroppo, non ho molti dubbi: ha visto i segni dell'esplosione sul selciato? Sono praticamente dentro la pizzeria. La bomba era diretta a me...».

E nemmeno dopo l'esplosione le si è avvicinato qualcuno.
«Forse non sono chiaro quando parlo. Lo ribadisco: se avessi ricevuto un segnale, una minaccia, un avvicinamento, avrei subito denunciato».

Se un giovane venisse da lei per chiedere consiglio sull'apertura di un locale a via Tribunali, cosa gli consiglierebbe?
«È già capitato con ragazzi che sognavano di aprire locali in altre zone, altrettanto delicate, della città. Ho detto loro che bisogna credere nei propri sogni e avere fiducia nelle forze dell'ordine e nelle istituzioni. Poi se si avvicina la malavita, l'unica cosa da fare è denunciare».

Lei posta sui social foto con cartelli in sostegno dei calciatori, con messaggi legati alla politica, al costume. Ma chi è veramente Sorbillo: una persona che sfrutta i social o un uomo pronto a lottare contro la camorra?
«Non scherziamo per piacere. Sui social mi metto in gioco per vicende che mi colpiscono. Ma qui parliamo della realtà, della vita: nella lotta alla malavita e alla camorra sarò sempre in prima fila, altro che social».
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