La fatica di Sisifo dei navigator: trovare lavoro a mille disoccupati

La fatica di Sisifo dei navigator: trovare lavoro a mille disoccupati
di Francesco Lo Dico
Domenica 20 Gennaio 2019, 08:30
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Paese di santi, eroi e navigator. È proprio alla figura dei tutor che il vicepremier Luigi Di Maio ha affidato le chiavi del reddito di cittadinanza. Ma al di là della suggestiva metafora marinaresca prescelta dal Mise, i 4mila navigator che dovranno traghettare i 5 milioni di disoccupati percettori del sussidio nel mondo del lavoro, viaggiano ancora a vista in una nebbia molto fitta. Partiamo dai tempi. I navigator saranno davvero abili e arruolati entro aprile, quando sarà pagata la prima tranche del reddito? Per aggirare il blocco del turnover deciso in manovra fino a novembre ed evitare le lungaggini di un concorso pubblico, il governo ha deciso di assumere i 4mila tutor in Anpal Servizi spa, controllata dell'omonima Agenzia per le politiche attive estranea ai paletti di bilancio.
 
Ma il problema è che nel 2019 sono stati resi disponibili per l'operazione soltanto 120 milioni. Così che i tutor saranno inquadrati a tempo determinato: parte fissa più una provvigione che sarà pagata ha spiegato Di Maio, «in base al numero delle persone orientate». Il paradosso insito nel sistema è evidente: a guidare i disoccupati nel mondo del lavoro, saranno dei precari del tutto incerti sul loro futuro, al servizio di un'agenzia come l'Anpal, che di suo ha ancora da stabilizzare 630 lavoratori a termine. Ad ogni modo, da qui a marzo i disorientati orientatori dovranno essere già in condizione di incrociare le posizioni dei loro assistiti in cerca di lavoro, con quelle aperte dalle aziende che operano nella zona di loro pertinenza. Un'impresa ai limiti dell'impossibile. Data per scontata una partenza a rilento, si pone un'altra questione basilare. Riusciranno 4mila tutor a creare 5 milioni di posti di lavoro, o quanto meno a creare 15 milioni di offerte di lavoro entro diciotto mesi? Per dirla con Carlo Cottarelli, «i navigator potrebbero essere gli unici a trovare rapidamente lavoro». In origine, i tutor avrebbero dovuto essere infatti 30mila. Poi il conteggio era sceso a 10mila. Ma dopo la cura dimagrante della manovra, ne sono rimasti disponibili soltanto un ottavo di quelli stimati come sufficienti.

Facciamo un po' di conti. Se dividiamo i 4mila navigator per il numero dei 501 cpi italiani, scopriamo che in media finiranno in ogni centro otto navigator. Che tipo di mole di lavoro saranno chiamati a gestire? Per quantificarla, prendiamo a riferimento la Campania, dove ci sono 46 centri per l'impiego e il 23 per cento di tutti i nuclei familiari italiani in attesa del reddito. In totale saranno 368, i tutor chiamati a gestire l'inserimento lavorativo dei 391mila beneficiari del sussidio stimati nella regione. In media ciascun tutor dovrà prendersi cura del percorso formativo di 1062 persone. Ma questa è la media del pollo. Se si pensa che solo a Napoli e provincia aspettano il reddito di cittadinanza 230mila persone a reddito zero, i 136 tutor assegnati ai 17 centri per l'impiego che gravitano intorno al Vesuvio dovranno occuparsi di ben 1691 aspiranti lavoratori a testa. Non si tratterebbe però soltanto di procacciare agli assistiti 5mila potenziali offerte di impiego in diciotto mesi. Secondo quanto chiarito da Di Maio ogni tutor «deve essere in grado di seguire un ragazzo o un meno giovane che ha perso il posto di lavoro, poterlo riorientare, farlo formare e poi fornirlo alle aziende senza che le aziende lo debbano riformare da zero». Una fatica di Sisifo.

A dar loro una grossa mano, ha spiegato Mimmo Parisi, ossia il nuovo presidente dell'Anpal scelto dal vicepremier del M5s per rivoluzionare i centri per l'impiego, sarà «la creazione di un cybernetic state: un ecosistema di dati focalizzato sull'utilizzo di tecnologie come l'intelligenza artificiale, il machine learning e il cloud». In buona sostanza, sulle orme dell'esperienza maturata in Mississippi, Parisi punterà sui big data per facilitare il lavoro dei tutor. Ma l'Italia non è ancora l'America. A oggi c'è infatti al servizio dell'Anpal un sistema informativo unitario composto da un livello nazionale gestito dall'Agenzia nazionale e da 21 sistemi locali che non comunicano tra loro. E se anche ne venisse un software straordinario e all'avanguardia, bisognerebbe fare i conti con i deficit dei centri per l'impiego. Dove oltre ai personal computer, mancano spesso anche le sedie. Chi e quanto investirà per colmare un gap tecnologico tanto inquietante? Non si sa, non esistono dettagli in merito.

Veniamo infine al terzo punto di domanda. Al netto di tutor preparati, ingegnosi ed incisivi, esiste in Italia un mercato del lavoro capace di assorbire in tempi brevi i 5 milioni di disoccupati che avranno accesso al reddito? La risposta è nei numeri. Dal Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie 2018 elaborato dal ministero del Lavoro, si apprende che nel 2017 sono state 12,8 milioni le attivazioni di rapporti di lavoro, delle quali 2,2 in somministrazione, ossia tramite agenzie interinali. Ma i posti creati dai centri per l'impiego sono stati decisamente minoritari: parliamo di soli 435mila impieghi su quasi 13 milioni, il 3,4 per cento del totale. Se si va più a fondo, scopriamo inoltre che dei 2,2 milioni di posti di lavoro intercettati dalle agenzie interinali nel 2017, il 71,6% aveva una durata contenuta fino ai 30 giorni di lavoro; solo il 16,1% va dai 31 ai 90 giorni; solo l'8,3% va dai 91 ai 365 giorni. Parliamo per lo più di lavoretti ben diversi da quelli che è chiamato a trovare il tutor sul mercato. Le aziende che aspirano a intascare il reddito di cittadinanza residuo del beneficiario, dovranno infatti contrattualizzare il neo assunto a tempo indeterminato e impegnarsi a non licenziarlo per almeno due anni. Riusciranno i 4mila navigator a trovare 15 milioni di proposte di lavoro per 5 milioni di disoccupati in 18 mesi in un mercato di questo genere, con la recessione alle porte? La risposta, più del raziocinio, richiede un atto di fede.
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