Matera simbolo del riscatto: ecco il piano per il rilancio del Mezzogiorno

Matera simbolo del riscatto: ecco il piano per il rilancio del Mezzogiorno
di Nando Santonastaso
Lunedì 21 Gennaio 2019, 11:30 - Ultimo agg. 14:58
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Matera rampa di lancio per il riscatto del Sud, dalla capitale europea 2019 della cultura la spinta per scoprire e ricostruire un Mezzogiorno diverso almeno rispetto alla narrazione abituale. Chiaro il messaggio del presidente del Repubblica e del premer, più complicata e ancora in gran parte difficile da intravedere la strada per arrivarci e soprattutto la visione che dovrà accompagnarla. Partiamo dai fatti: il via libera alla riserva al Sud del 34% della spesa ordinaria di ministeri, Anas e Fs, ancora non c'è e il rischio che possa finire nella pericolosa partita delle nuove autonomie rafforzate delle Regioni del Nord è tutt'altro che remoto; della sburocratizzazione degli investimenti per le Zes, che dovrebbe avvenire attraverso il Dl semplificazioni, c'è al momento solo l'emendamento presentato dal ministro per il Sud Barbara Lezzi; e soprattutto non si capisce ancora quando e su cosa dovrà lavorare la cabina di regia interministeriale, prevista dalla manovra, cui dovrebbe spettare .- in sinergia con Invitalia ed altre società pubbliche - l'aiuto agli enti locali in difficoltà nella progettazione di opere (soprattutto per mancanza di uffici adeguati) e che il premier Conte ha concentrato a Palazzo Chigi per evitare conflitti di competenze tra Tesoro e Infrastrutture. Insomma, Reddito di cittadinanza a parte (e i dubbi sul suo effettivo impatto non sono pochi), il cantiere Sud sembra ancora in divenire.
 
A conti fatti perciò, un primo, concreto sostegno al Mezzogiorno sembra quello del pagamento dei crediti maturati dalle imprese nei confronti della Pubblica amministrazione, un bubbone da almeno 50 miliardi di euro secondo Bankitalia che continua a pesare sulle sorti di parecchie piccole e medie aziende, soprattutto nel settore dell'edilizia, concentrate in particolare al Sud. Per molte di esse la vana attesa di quei soldi ha portato alla paradossale chiusura dell'attività o al fallimento. Proprio in questi giorni è partita infatti l'anticipazione di liquidità garantita da Cassa depositi e prestiti agli enti locali in debito con i loro fornitori in temporanea carenza di risorse, la cui rimborsabilità è prevista entro dicembre. L'obiettivo dell'intervento è dare immediato respiro alle imprese creditrici nei confronti delle PA senza tuttavia avere effetti sui saldi di finanza pubblica, visto che l'anticipazione sarà concessa e restituita, come detto, nell'arco del 2019.

La macchina operativa dello sblocca-debiti, valutato in questa fase in circa 22 miliardi (è quanto ha previsto la manovra, 7 miliardi per le Regioni e 15 miliardi per gli enti locali) è partita venerdì scorso. Comuni, Città metropolitane, Province e Regioni possono già presentare le richieste e avranno tempo fino al 28 febbraio. Tempi serrati anche per istruttoria, verifiche e contratto: una volta ottenuti i fondi, le amministrazioni avranno 15 giorni per trasformarli in pagamenti alle imprese, e il tutto dovrà chiudersi a dicembre, come etto, con la restituzione del prestito a Cdp. Il piano si allarga anche ad amministrazioni in pre-dissesto o in default purché con i piani di bilancio approvati dalla Corte dei Conti (e anche in questo caso l'incidenza del Sud è altissima). Della montagna di debiti commerciali che non hanno ancora trovato la strada verso l'azienda creditrice, soprattutto al Sud, sono gli enti locali e le Regioni (sanità compresa) a totalizzarne quasi il 90%, come emerge dal panorama a dir poco diversificato sulle abitudini di pagamento. I dati aggiornati ai primi nove mesi del 2018, elaborati dal ministero dell'Economia, lo dicono chiaramente: nelle Regioni si va dai 17 giorni medi impiegati dalla Lombardia, che rimane in cima alla classifica dei pagatori più veloci (tallonata da Toscana con 18 giorni e Friuli Venezia -Giulia con 19), ai 69 dell'Abruzzo, che guida il quartetto dei peggiori con la Sicilia a 61 giorni e la Campania a 53. Ancora più ampia la forbice fra i grandi Comuni: chi fornisce beni e servizi a Sassari attende in media 13 giorni per vedersi liquidata la fattura, a Verona e Bolzano ce ne vogliono 15 mentre ad Andria e Alessandria si arriva a 96 (sempre di media). Ma per l'Ance la situazione è peggiore: nel 2018 (almeno per i primi sei mesi) la media complessiva dei tempi dei pagamenti è salita da 84 a 86 giorni, con punte pesanti soprattutto per le Asl calabresi.
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