Trivelle, caos nel governo. Costa: pronto a dimettermi. Dl semplificazioni in bilico

Trivelle, caos nel governo. Costa: pronto a dimettermi. Dl semplificazioni in bilico
di Andrea Bassi
Giovedì 24 Gennaio 2019, 07:58 - Ultimo agg. 09:39
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Un ministro che minaccia le dimissioni. Un viceministro che lo richiama ai suoi doveri. Un decreto che è quasi una finanziaria, e che all'improvviso rischia di saltare. L'ennesima fibrillazione del governo giallo-verde arriva sul caso Trivelle. Le autorizzazioni alla ricerca e all'estrazione di gas nel mare Adriatico tengono da giorni in ostaggio il decreto sulle semplificazioni. il Movimento Cinque Stelle vuole a tutti i costi una moratoria sulle ricerche dopo che, alla fine dello scorso anno, i dirigenti del ministero dello Sviluppo guidato da Luigi Di Maio hanno autorizzato delle prospezioni al largo della Puglia. Ieri in un post su Facebook, il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, ha scritto: «Non firmo e non firmerò autorizzazioni a trivellare il Paese anche se dovesse esserci il parere positivo della Commissione Via-Vas. Le alternative ci sono. Si chiamano energie rinnovabili, se bisogna investire è quella la direzione». Costa è arrivato a paventare persino le sue dimissioni. Parlando a Pescara in un incontro a sostegno del candidato alle regionali Sara Marcozzi ha aggiunto: «Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri».

L'INTERVENTO
A stretto giro è intervenuto il vice ministro dell'Economia, il leghista Massimo Garavaglia, che ha risposto a brutto muso a Costa. «C'è un iter in corso, non può fare quello che vuole», ha detto il vice ministro. Che poi ha ricordato come i nodi siano due, uno politico e uno tecnico. Quest'ultimo riguarda l'aumento esponenziale dei canoni di concessione, che di fatto finirebbe per trasformarsi in uno stop alle ricerche per altra via. «L'aumento sproporzionato dei canoni», ha spiegato, «può portare all'abbandono delle attività da parte delle aziende con conseguenze occupazionali importanti». L'emendamento presentato dai Cinque Stelle, che oltre ad aumentare i canoni introduce una moratoria di diciotto mesi in attesa del Piano delle aree idonee, è stato bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato. Ma i tecnici dell'economia, nella loro relazione, hanno sottolineato il rischio di richieste di risarcimento o indennizzo per gli operatori colpiti dagli effetti della moratoria che potrebbero arrivare a 470 milioni di euro. Questo a fronte di un incasso di 36 milioni dovuto all'aumento dei canoni. La tensione nel governo si è rovesciata sui lavori del Senato. L'arrivo in aula del decreto semplificazioni è slittato ancora, con la conseguenza anche di un richiamo del presidente del Senato Elisabetta Casellati.

I lavori della Commissione affari costituzionali si sono bloccati nell'attesa che Lega e Cinque Stelle trovassero un accordo. Di fronte alle richieste leghiste di lasciar fuori dal provvedimento sulle semplificazioni la questione delle trivelle per rimandarla ad un testo ad hoc, fonti grilline hanno paventato la possibilità che il decreto saltasse completamente. I pompieri si sono subito messi all'opera alla ricerca di un compromesso nella notte.Lo stralcio potrebbe essere la via d'uscita dall'impasse. Attorno alle piattaforme in Adriatico c'è una filiera industriale che coinvolge numerose aziende che operano in territori vicini alla Lega. I timori per l'occupazione hanno cementato un'alleanza tra sindacati e industriali. E il 9 febbraio sfileranno anche i lavoratori con i caschi gialli di chi lavora in piattaforma.

 

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