Trivelle, intesa tra Cinquestelle e Lega, ma la tensione resta alta. Salvini: imporremo dei sì

Trivelle, intesa tra Cinquestelle e Lega, ma la tensione resta alta. Salvini: imporremo dei sì
Giovedì 24 Gennaio 2019, 09:39 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 14:26
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Dopo lo scontro di ieri sulle trivelle arriva l'intesa di maggioranza. L'accordo prevede un aumento di 25 volte i canoni per le concessioni (la proposta 5 stelle iniziale diceva 35 volte) ma anche la sospensione di 18 mesi delle ricerche di idrocarburi in attesa dell'adozione di un piano nazionale. La conferma dell'intesa tra Lega e M5s sul tema delle trivelle inserito nel decreto semplificazioni in esame a palazzo Madama arriva dal presidente della commissione Lavori pubblici Mauro Coltorti a margine della riunione della commissione di questa mattina. Coltorti ha detto che l'obiettivo è arrivare in Aula oggi per approvare domani. 

Resta la tensione. La Lega conferma l'accordo ma sottolinea che cresce l'irritazione per il «partito del no». Immediata la replica dei 5 stelle: «Noi siamo quelli del sì, del sì alle fonti rinnovabili, sì al turismo e allo sviluppo economico sano di questo paese, non siamo certamente quelli del no», afferma il presidente dei senatori M5S Stefano Patuanelli rispondendo a chi gli chiede dell'irritazione filtrata dalla Lega per il «partito del no». «No solo agli sbarchi. Da oggi cominceremo a imporre dei sì», insiste però il vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, ai cronisti che gli chiedevano se all'interno dell'esecutivo esista un problema nei confronti del cosiddetto partito dei no. 

Ieri c'era stata l'ennesima fibrillazione del governo giallo-verde sul caso trivelle. Con il ministro dell'Ambiente Sergio Costa che ha minacciato le dimissioni e un viceministro leghista che lo ha richiamato ai suoi doveri. Le autorizzazioni alla ricerca e all'estrazione di gas nel mare Adriatico tenevano da giorni in ostaggio il decreto sulle semplificazioni, che ormai è diventato quasi una finanziaria per la quantità di norme inserite nel provvedimento.

 




L'intesa. Aumentano di 25 volte i canoni per le concessioni delle trivelle ma l'incremento è comunque ridotto rispetto alla proposta iniziale M5S di un incremento di 35 volte. Sarebbe questo il punti su cui è stata raggiunta un'intesa nella maggioranza sulle trivelle. Lo affermano fonti parlamentari di Lega e M5S. L'accordo prevede anche che vengano sospese per 18 mesi, nelle more dell'adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi.

Conte. «Nell'attesa dell'adozione del "Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee" (Pitesai), si è convenuto di sospendere i procedimenti amministrativi relativi al conferimento di nuovi permessi di prospezione, di ricerca o di concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi, di prospezione e di ricerca in essere, mentre non vengono sospese le istanze di proroga delle concessioni di coltivazione in essere». Lo afferma il premier Giuseppe Conte riferendo l'esito del vertice ieri sera. «Il Governo al fine di assicurare una puntuale ed efficace adozione del Pitesai e di confrontarsi in modo trasparente con tutti gli operatori del settore, garantisce l'istituzione di un Tavolo permanente presso il Ministero delle Sviluppo Economico, che avrà anche il compito di concordare le misure definitive, in coerenza con il Piano delle aree», prosegue il premier. «La sospensione non si applica, inoltre, ai procedimenti relativi al conferimento di concessione di coltivazione pendenti. Si è anche deciso di aumentare l'ammontare dei canoni dovuti dai singoli operatori a titolo di corrispettivo sino a 25 volte il valore attualmente previsto», aggiunge Conte.

Costa. «Io sono uomo semplice, step by step. L'importante è che abbiamo iniziato un percorso con lo stile rigoroso di tutelare l'ambiente, la moratoria è già un bel passaggio», afferma il ministro dell'Ambiente Sergio Costa lasciando Palazzo Chigi a chi gli chiede dell'intesa sulle trivelle. Anche l'aumento dei canoni «di 25 volte non è poco, considerate - sottolinea - che le royalties per le estrazioni in Italia» attualmente «sono le più basse d'Europa, quindi ritorno nostor particolarmente basso, elemento molto significativa».

 


Il Movimento Cinque Stelle voleva a tutti i costi una moratoria sulle ricerche dopo che, alla fine dello scorso anno, i dirigenti del ministero dello Sviluppo guidato da Luigi Di Maio hanno autorizzato delle prospezioni al largo della Puglia. Ieri in un post su Facebook, il ministro dell'Ambiente ha scritto: «Non firmo e non firmerò autorizzazioni a trivellare il Paese anche se dovesse esserci il parere positivo della Commissione Via-Vas. Le alternative ci sono. Si chiamano energie rinnovabili, se bisogna investire è quella la direzione». Costa è arrivato a paventare persino le sue dimissioni. Parlando a Pescara in un incontro a sostegno del candidato alle regionali Sara Marcozzi ha aggiunto: «Mi sfiduciano come ministro? Torno a fare il generale dei Carabinieri».

A stretto giro era intervenuto il vice ministro dell'Economia, il leghista Massimo Garavaglia, che ha risposto a brutto muso a Costa. «C'è un iter in corso, non può fare quello che vuole», ha detto il vice ministro. Che poi ha ricordato come i nodi siano due, uno politico e uno tecnico. Quest'ultimo riguarda l'aumento esponenziale dei canoni di concessione, che di fatto finirebbe per trasformarsi in uno stop alle ricerche per altra via. «L'aumento sproporzionato dei canoni», ha spiegato, «può portare all'abbandono delle attività da parte delle aziende con conseguenze occupazionali importanti».

«Sulle trivelle in mare, il no alla firma delle valutazioni di impatto ambientale annunciato dal ministro dell'Ambiente Sergio Costa è una presa di posizione politica, perfettamente in linea con gli obiettivi che sono nel contratto di Governo, cioè decarbonizzare, defossilizzare e investire sulle energie rinnovabili, coerentemente con i principi di un'economia verde», ha dichiarato stamani il sottosegretario all'Ambiente, Salvatore Micillo, del Movimento 5 stelle. «In questi mesi al ministero dell'Ambiente abbiamo cercato di dare un impronta chiara, che guarda a un futuro sostenibile e a un benessere inclusivo - ha aggiunto -. La transizione energetica è in atto e considerare ancora le fonti fossili una possibilità è anacronistico, senza pensare ai risvolti economicì prosegue. Non solo, il no del ministro Costa alle trivellazioni in mare è un no politico, garantito da una sentenza della Corte Costituzionale del 2013, secondo cui la Via è un atto certamente amministrativo e tecnico, ma che si intreccia inevitabilmente con aspetti di natura di indirizzo politico, proprio per la sua complessità. Va bene quindi il parere positivo della valutazione, ma non possiamo ignorare o addirittura ledere interessi pubblici come la tutela dell'ambiente o della salute dei cittadini», ha concluso il sottosegretario Micillo.

 

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