Caso Sea Watch, l'Unicef: «Fate sbarcare i minori, non sono ostaggi»

Caso Sea Watch, l'Unicef: «Fate sbarcare i minori, non sono ostaggi»
Sabato 26 Gennaio 2019, 11:01 - Ultimo agg. 11:13
2 Minuti di Lettura
«I bambini devono scendere subito da queste navi, non possono essere ostaggi in mare della nostra indifferenza, ostaggi dei governi europei che non riescono a mettersi d'accordo». Lo dice all'Adnkronos Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, in merito alla situazione dei migranti che si trovano a bordo della nave Sea Watch, tra cui ci sono anche molti minori non accompagnati. «Ci troviamo di fronte a un problema di paralisi umanitaria dell'Europa: ogni tre giorni ci sono queste navi, su cui ci sono anche bambini, minori non accompagnati - sottolinea il portavoce dell'Unicef - Quello che colpisce è che la procura lancia l'appello ma che poi manca la risposta strutturale a questo fenomeno».

«Non è nemmeno più un problema di governi - spiega Iacomini - Juncker nell'ultimo incontro alla Commissione non ha fatto nessun riferimento a questo problema.
I minori sono bambini da 0 a 18 anni perché tutti i paesi hanno ratificato la convenzione del 1989 dei Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, la convezione più ratificata al mondo e allo stesso tempo più violata». «Questi bambini hanno un diritto alla protezione che viene violato da tutti, da Salvini a Juncker - dice ancora il portavoce dell'Unicef - Questo per noi è inaccettabile, come è inaccettabile che vengano rimandati in Libia, un paese dove c'è un problema di diritti umani violati, abusi su donne e bambini in centri disumani». «Nessun essere umano ma soprattutto nessun bambino deve essere riportato in Libia - sottolinea - Non possiamo giraci dall'altra parte, nell'ultimo anno sono morte oltre 2.300 persone in mare, inclusi bambini, nonostante siano diminuiti gli sbarchi. Ci siamo assuefatti al concetto che questo possa accadere».
© RIPRODUZIONE RISERVATA