Napoli, il patto di via Marina:
lavori scandalo, tutti gli indagati

Napoli, il patto di via Marina: lavori scandalo, tutti gli indagati
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 1 Febbraio 2019, 08:47
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Un «patto», tanto per usare un concetto agli atti, un accordo sotto banco per veicolare appalti e ottenere lo sblocco dei finanziamenti. È il punto cruciale delle indagini su via Marina, vicenda giunta a un approdo decisivo. Pochi giorni fa sono infatti scaduti i termini dell'ultima richiesta di proroga di indagine, si attende la svolta in un fascicolo scandito da blitz e sequestri, intercettazioni e analisi informatiche. Un piccolo passo indietro: è dello scorso giugno l'ultima richiesta di proroga delle indagini a carico di un gruppo di undici indagati, tra imprenditori, presunti facilitatori, qualche funzionario pubblico.

LE ACCUSE
Ora più che mai si battono ipotesi di alto profilo. Si punta a dimostrare l'esistenza di un'associazione per delinquere, una sorta di cricca degli affari, in grado di veicolare appalti e di condizionare gare pubbliche in alcuni lotti di lavoro di riqualificazione urbana. Tra questi anche il restyling di via Vespucci e di via Ponte dei francesi, un tratto di strada al centro dell'attenzione cittadina per contenziosi e intoppi burocratici che hanno rallentato i tempi di consegna dei lavori; ma anche altri capitoli di spesa, come alcuni interventi di riqualificazione in zona centro storico o la realizzazione di una piscina in via Nicolardi; oltre a lotti di lavoro nel porto di Napoli. Storie diverse che sarebbero riconducibili sempre e comunque alla stessa lobby, alla stessa presunta camera di compensazione. Undici nomi, inchiesta coordinata dai pm Ida Frongillo e Valeria Sico. Scaduti i sei mesi dell'ultima proroga di indagini, tocca alla Procura la nuova mossa, che dipende in gran parte dagli esiti di una maxiperizia informatica disposta mesi fa su decine di «obiettivi» acquisiti. Vari filoni di indagine, lo scenario in questi mesi si è ampliato. Si va da alcuni appalti all'interno del porto di Napoli, per toccare via Vespucci e centro storico (Unesco), seguendo la trama di intercettazioni telefoniche e ambientali. E, ovviamente, seguendo quanto verrà fuori dall'analisi di mail o conversazioni cancellate nei mesi decisivi dell'indagine. Undici indagati, che attendono le nuove mosse della Procura per replicare ad eventuali contestazioni. Ma entriamo nel merito delle indagini.

 

I NOMI
Stando agli atti calati in questi mesi nel corso di una udienza del Riesame, «esistono concreti elementi in ordine all'esistenza di un'associazione per delinquere operante nel settore dei lavori pubblici per l'esecuzione di opere edili e infrastrutturali», insomma una presunta associazione in grado di «esercitare una forte influenza sulle decisioni delle commissioni aggiudicatrici degli appalti, ma anche di ingerirsi nell'esecuzione dei lavori appaltati e di condizionare la formazione e la liquidazione degli stati di avanzamento dei lavori». Sono accusati di associazione per delinquere gli imprenditori Francesco Mattiello, a capo della Meridiana Costruzioni (difeso dall'avvocato Marco Bruttapasta), i costruttori Vincenzo e Umberto Ianniello, (che sono assistiti dall'avvocato Luigi Tuccillo), l'agente di polizia municipale Luca Sepe. Poi ci sono le accuse di corruzione e turbativa d'asta. Risulta coinvolto in questo scenario l'ex dirigente comunale Giuseppe Pulli (difeso dall'avvocato Claudio Botti e uscito assolto anche da altre inchieste, quasi sempre legate a ipotesi di reato colpose); due funzionari comunali, vale a dire Sandro Pietrafesa (difeso dall'avvocato Mario D'Alessandro) e Simona Fontana (assistita dall'avvocato Saverio Senese), il consulente del comune Antonio De Luca (assistito dal penalista napoletano Guido De Maio). E tornando in via Marina, c'è un filone di indagine che riguarda l'ipotesi di ricettazione, in relazione alla sparizione di una parte di basolato di proprietà del comune, un buco di 300mila euro: una vicenda che vede coinvolti il casertano Francesco Mattiello, Giuseppe Vergara, Alberto Limatola e Michele Grassia. Sei mesi dopo l'ultima proroga di indagini, si attendono le mosse della Procura sul presunto «patto» degli appalti napoletani.
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