Napoli, il business dei farmaci: nel covo dei clan un arsenale e ricettari in bianco

Napoli, il business dei farmaci: nel covo dei clan un arsenale e ricettari in bianco
di Valentino Di Giacomo
Sabato 2 Febbraio 2019, 08:30 - Ultimo agg. 11:53
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Un arsenale di armi, ma soprattutto alcuni blocchetti di ricettari in bianco che confermano ancora una volta come la criminalità organizzata sia ormai sempre più proiettata a sfruttare il business dei medicinali, assai meno rischioso del commercio di droga.

La scoperta del materiale è avvenuta all'alba di ieri grazie a un blitz dei carabinieri e del nucleo operativo dei Nas in un un box sotterraneo nei pressi di piazza Mercato. La zona è da qualche tempo nuovamente sotto il controllo del clan Contini, ma sono ancora in corso le indagini dei militari per risalire al proprietario del garage dove era stipato il materiale sequestrato. Ritrovate tre pistole semiautomatiche con matricola abrasa, un silenziatore, ottanta cartucce di vari calibri e una vecchia doppietta, anche questa con codice identificativo cancellato.

Ma la scoperta più allarmante per i carabinieri è stata certamente quella dei cinque ricettari in bianco, ognuno composto da cento ricette soltanto da compilare. È da tempo che le bande criminali hanno fiutato l'enorme business dei medicinali, un mercato illecito che grava sulle casse del Sistema sanitario nazionale e che le forze dell'ordine hanno messo nel mirino già da alcuni anni.
 
Lo schema è semplice: un medico di base, in accordo con le bande, prescrive i farmaci, solitamente quelli con i costi più alti. Le ricette sono poi presentate per il relativo pagamento a titolo di rimborso in farmacia e, una volta acquisiti considerevoli quantitativi di medicinali, la fase ultima della truffa consiste nella commercializzazione dei farmaci che il più delle volte sono smistati nei Paesi dell'Est Europa. In alcuni casi recenti, anche in Campania, questo genere di truffe è avvenuto con la complicità di farmacie vicine ai clan. Diversi i blitz delle forze dell'ordine nei confronti di farmacisti che grazie alle false ricette chiedevano il rimborso allo Stato di medicinali non venduti oppure i farmaci erano consegnati direttamente ai complici per alimentare il mercato illegale parallelo.

Si stima che questo genere di business, cresciuto a dismisura negli ultimi tempi, frutti alle organizzazioni criminali almeno 5 milioni ogni anno, fondi sottratti al Sistema sanitario nazionale e a quei malati che realmente hanno necessità di cure.

L'altra pista battuta in queste ore dai carabinieri è pure la vendita dei medicinali agli immigrati irregolari. Da diversi mesi, proprio nella zona di piazza Mercato e del centro storico, il clan Contini ha iniziato ad affittare box e cantine agli immigrati, soprattutto a quelli clandestini. Nella maggior parte dei casi chi è migrante irregolare nel Paese ha la possibilità di farsi curare in ospedale, ma è più complesso invece procurarsi farmaci in caso di malattia. Spesso è lo stesso clan che procura le medicine agli immigrati, anche un semplice antibiotico gratuito per i cittadini italiani viene fatto pagare anche il triplo del suo prezzo originario. Ciò avviene anche per quegli immigrati irregolari a cui il clan fornisce documenti falsi: per lasciare meno tracce possibili è sconsigliato infatti di farsi prescrivere farmaci con il nominativo del documento contraffatto in modo da non far incrociare la richiesta con i registri presenti nelle banche-dati dello Stato.

Tra le ipotesi investigative i carabinieri non escludono che il box dove sono state ritrovate le armi e i ricettari possa appartenere a bande straniere, manovalanza della criminalità organizzata: nordafricani, ma anche gruppi dell'Europa dell'Est insediatisi nel capoluogo partenopeo. A supporto di questa pista c'è il ritrovamento della doppietta, il fucile a canna liscia che i sicari difficilmente utilizzano per le loro operazioni criminali, un tipo di arma desueto che ha però il vantaggio di non espellere le cartucce dopo lo sparo e di lasciare meno tracce. Se i ricettari creano allarme dal punto di vista economico, non da meno lo sono le armi, soprattutto in una zona ritenuta sensibile anche per l'Antiterrorismo vista l'insistenza sul posto di alcuni soggetti monitorati e ritenuti vicini alle cellule del fondamentalismo islamico. Il fenomeno dell'approvvigionamento di armi da parte degli jihadisti a Napoli è da tempo sotto controllo.
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