Napoli, sfregio a Riva Fiorita: distrutta la passerella sul mare

Napoli, sfregio a Riva Fiorita: distrutta la passerella sul mare
di Gennaro Di Biase
Domenica 3 Febbraio 2019, 09:30
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Il mare bagna Napoli ma Napoli non se ne cura: i paradisi da cartolina, Riva Fiorita e Marechiaro, piangono devastati dal maltempo e dall'abbandono. La prima distrutta dalle bufere, con la «passeggiata» panoramica crollata e sbarrata da mesi. Il secondo trasformato dalle onde violente in una discarica di lamiere, frigoriferi, batterie d'auto e tubi portati in dono dai fondali più che inquinati. Dalla «fenestella» di Di Giacomo, al momento, non si vedono pesci innamorati ma reti distrutte e relitti di barche spezzate che galleggiano senza pace. Riva Fiorita e Marechiaro, più che paradisi da cartolina, sono oggi paradisi sulla carta.
 
Fiori zero. In compenso, sulla soglia della discesa si innalzano le impalcature di un palazzo. E poi, ai piedi del castelletto rosso a strapiombo sul Golfo - il «Palazzo Palladini» di «Un Posto al Sole» - si viene salutati dal relitto di una barca sfondata con dentro tubi e immondizia varia. Nessuna fiction: solo una «zella» di varietà. Di fianco, materiali edili, tubi e pannelli di impalcature appoggiati alla torre del castello. Segni di un cantiere approntato e non iniziato. Il peggio, però, è ciò che non si è ancora mai visto: il cancello della passeggiata panoramica è sbarrato. «Sta così da molto - spiega Vincenzo Corsica, un residente - Dalle grosse mareggiate tra ottobre e novembre. Qualche tempo fa a Riva Fiorita sono arrivati dei tecnici di Risorsa Mare e hanno deciso di chiudere per paura che qualcuno inciampi e si faccia male». La passerella, infatti, è un panorama di guerra e mattoni ridotti in frantumi. Il pavimento, al di qua della balaustra affacciata sul Vesuvio e su Mergellina, è un percorso da montagne russe. Le pietre divelte e spaccate sono sparpagliate ovunque. La «passeggiata», in pratica, non esiste più.

Marechiaro è un po' Cenerentola: una creatura bellissima e trasandata, sporca e angelica, malvestita e piena di grazia nei lineamenti. La sua bellezza innata è così intensa che in parte rattoppa lo spettacolo al rovescio dei vetri rotti del palazzo fatiscente della piazzetta, i rovi di erbacce e le transenne disseminati lungo la discesa - gli operai stanno sostituendo i pali d'illuminazione -, le buche stradali, i tubolari sui palazzi del borgo, le preoccupate reti verdastre di protezione dai calcinacci che avvolgono i comignoli vista mare, le scritte incivili sui muri di tufo delle scale adiacenti alla «fenestella». Certo, la salsedine e il vento che derivano dalla vicinanza del mare non rendono facilissima la gestione dei palazzi del borgo. Ma probabilmente si potrebbe fare di più. In acqua galleggiano tre relitti di barche distrutte sugli scogli o ancorate in qualche modo in mezzo al mare. Sembrano piccole balene morte. «Sono lì da mesi - spiega Antonio D'Alessio, uno dei residenti appassionati di pesca - Le reti sono tagliate dalle lamiere che il maltempo porta a riva. Qui in mare c'è di tutto. Nei prossimi giorni in zona si proverà a raccogliere dai fondali le batterie delle auto usate: il mercato del riciclaggio le valuta 40 centesimi l'una. Dare un prezzo' ai rifiuti in mare potrebbe aiutare a ripulire le acque». Senza smettere di parlare, D'Alessio arriva sul porticciolo e indica un colle di rifiuti: plastica, frigoriferi, rifiuti speciali non facilmente identificabili. «Vengono dal mare. Li abbiamo accatastati qui e non sappiamo come smaltirli. Il camion Asia non li può prendere. Il Comune ci ha rassicurato dicendo che risolveranno». Eppure, il colle di immondizia è sempre lì, ed è sempre più alto. «Siamo disposti a pagare un furgone per portare su quest'immondizia - aggiunge Ciro De Pasquale - ma c'è bisogno che poi qualcuno li smaltisca». Incrociamo le dita e speriamo che Napoli si faccia bagnare dal mare.

«Bisogna avere più cura della costa - si sfoga Francesco De Giovanni, presidente della I Municipalità - fa la metà della bellezza di Napoli. Chiederemo un intervento immediato sia sulla discarica di Marechiaro sia sul crollo di Riva Fiorita. Più tempo passa in queste condizioni, più difficili risulteranno il ripristino e la riqualificazione. Contro la sporcizia esistono i Sea Bins, per esempio: grosse ceste posizionate 20 cm al di sotto del livello dell'acqua e dotate di filtri a pompa in grado di aspirare plastiche e detriti circostanti. Al porticciolo di Marechiaro servirebbe un intervento di Asìa, l'ho sollecitato ma ancora nulla».
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