La denuncia della sorella: «Anna e il suo bimbo, un doppio omicidio»

La denuncia della sorella: «Anna e il suo bimbo, un doppio omicidio»
di Melina Chiapparino
Domenica 3 Febbraio 2019, 09:00 - Ultimo agg. 13:14
3 Minuti di Lettura
Il dolore è ancora troppo forte per Rosa e Angelo, genitori di Anna Siena, la 36enne napoletana morta dopo essere stata dimessa dall'ospedale Vecchio Pellegrini per una «lombosciatalgia». E invece era incinta e con il feto in necrosi. I familiari sono chiusi nella loro sofferenza e a dare loro voce è Angelo Pisani, il legale che ha puntato il dito sul fatto che la giovane sia stata «solo guardata e non visitata su una sedia, senza neanche palpare l'utero cresciuto o fare almeno un esame ecografico». «Può capitare una gravidanza criptica - aggiunge l'avvocato dei Siena - ma compito del medico è fare tutte le dovute indagini, condizione disattesa nel caso di Anna». A raccogliere forza e coraggio per non far calare l'attenzione sulla vicenda è Olga, sorella minore della 36enne, che racconta la tragedia vissuta e le difficoltà di questi giorni trascorsi in apprensione per i risultati degli esami autoptici.

Come avete reagito alla notizia della gravidanza di Anna?
«Per tutti noi familiari, la sofferenza si è raddoppiata. Non solo abbiamo perso Anna, una ragazza che aveva tutta la vita davanti, ma abbiamo perso anche suo figlio, nostro nipote. Si tratta di doppio omicidio. Chiunque abbia commesso errori nell'assistenza sanitaria a mia sorella, li ha commessi anche nei confronti del bambino che portava in grembo e questo rende la vicenda ancora più grave e dolorosa di quanto non lo fosse già. Siamo distrutti, i miei genitori hanno subito un trauma profondo e tutti noi stiamo cercando di andare avanti soprattutto per dare giustizia a mia sorella».
 
Cosa dire sull'assistenza sanitaria alla luce di questa evidenza?
«Bisogna fare la massima chiarezza su come e perché Anna non ha ricevuto le giuste cure mediche. Sarebbe bastata un'ecografia e un po' più di attenzione per salvare due vite. Ricordo bene che durante le visite iniziali ad Anna non hanno toccato neanche la pancia, né eseguito alcuna palpazione mentre se un medico lo avesse fatto, probabilmente si sarebbe accorto che c'era qualcosa di anomalo. Siamo convinti che il bambino fosse vivo e, a questo punto, posso dedurre che mia sorella stava subendo le conseguenze del travaglio».

Cosa le fa pensare che Anna fosse in travaglio?
«Anna aveva dolori alla pancia e alla schiena ed un feto di 6 mesi in pancia. Mi baso sulla mia esperienza personale e sul fatto che, essendo noi sorelle, potrebbero esserci delle similitudini sotto questo aspetto. Io che ho avuto 3 figli, tutti partoriti naturalmente, ho avvertito proprio quei dolori in quelle zone del corpo tutte le volte che ho dato alla luce un figlio. Ovviamente non ci avevo mai pensato ma adesso che abbiamo saputo della sua gravidanza, ho ripercorso tutto l'accaduto e sono sempre più convinta che mia sorella fosse in travaglio quando è stata soccorsa in ospedale».

Anna, quindi, non sapeva di essere incinta?
«Anna non sapeva assolutamente di essere incinta così come nessuno di noi lo credeva. Non era ingrassata e non aveva dato alcun tipo di segnale che potesse far immaginare una condizione simile. Se lo avesse saputo non si sarebbe mai sottoposta a iniezioni così potenti di antidolorifici ma questa è una riflessione da escludere perché è sicuro che mia sorella non fosse a conoscenza della sua gravidanza. Ripeto, lo voglio sottolineare con forza, non c è nessuna possibilità che mia sorella potesse sapere o credere di avere un bambino dentro di sé».

Cosa vi aspetta ora?
«Stiamo organizzando orario e luogo dei funerali ed è questa ora la priorità ma tutti noi invochiamo giustizia e l'individuazione delle responsabilità perché nessuno potrà ridarci indietro Anna ma a nessun altro deve accadere una tragedia simile a quella che abbiamo vissuto e che ci condizionerà per tutta la vita».
© RIPRODUZIONE RISERVATA