Reddito di cittadinanza, c'è il sito ma manca il resto: dai controlli ai centri impiego

Reddito di cittadinanza, c'è il sito ma manca il resto: dai controlli ai centri impiego
di Michele Di Branco
Martedì 5 Febbraio 2019, 07:30 - Ultimo agg. 15:41
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La macchina è pronta, garantisce il vicepremier Luigi Di Maio. Ma la strada appare zeppa di buche. La smania di far presto rischia di far sbandare il Reddito di Cittadinanza. A cominciare dai navigator. «Si crea un problema pregiudiziale sulle competenze e un importante profilo di costituzionalità, visto che c'è sovrapposizione nel profilo e nell'operato di queste figure assunte con contratti precari dall'Anpal» ha avvertito ieri, per conto delle Regioni, Cristina Grieco, coordinatore degli assessori al Lavoro, ricordando che «la responsabilità dei centri per l'impiego e la competenza nelle politiche attive e nella formazione è proprio delle Regioni, che chiedono invece di sbloccare 5.600 assunzioni strutturali che sono in attesa».
 
Nei circa 500 centri per l'impiego lavorano attualmente 8 mila persone, il governo punta ad una infornata di 10 mila persone, ma le formalità burocratiche da espletare non sono poche e le 4 mila assunzioni, da parte delle Regioni, dovrebbero arrivare solo a partire da agosto, mentre per i 6 mila navigator di Anpal, le procedure di ingresso e di formazione non si completeranno prima dell'autunno. Piuttosto critico anche il capitolo controlli. Palazzo Chigi promette il carcere per i furbetti del reddito, ma ci sono in ballo 1,7 milioni di famiglie da controllare e lo scorso anno l'Inps ha fatto appena 20 mila verifiche sull'Isee: una sproporzione enorme. Per questa ragione si punta a lanciare sul campo di battaglia la Guardia di finanza che però negli ultimi anni ha investigato solo sullo 0,5% dei potenziali beneficiari del sussidio.

Fonti alle prese con il dossier Reddito parlano dell'utilizzo di Isac, uno strumento di controllo che nasce da una convenzione tra Inps, Fiamme Gialle, Dogane ed Entrate. L'innovazione serve a contrastare il lavoro nero intensificando i controlli sull'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro. Ma serve un decreto per lanciare la novità ed al momento non è stato ancora firmato.

Un altro problema di non poco conto è quello dei controlli anagrafici necessari per dare l'ok a chi farà le domande, a partire dal 6 marzo prossimo. «Le verifiche in capo ai Comuni risultano, nelle more dell'attuazione dell'Anagrafe Nazionale della popolazione residente, eccessivamente onerosi e non sufficientemente disciplinati» hanno avvertito ieri i sindaci davanti alla commissione Lavoro del Senato durante l'audizione su reddito di cittadinanza e quota 100. «Il requisito dei dieci anni di residenza, di cui gli ultimi due continuativi spiega infatti l'Anci richiede tempi molto lunghi, l'impiego di risorse umane dedicate e grandi difficoltà di interlocuzione con gli uffici anagrafici di altri Comuni, in caso di spostamento di residenza».

Tra l'altro, proprio le limitazioni introdotte nel decretone nei confronti degli stranieri (occorre appunto una permanenza di 10 anni in Italia, di cui gli ultimi due consecutivi, per poter rientrare tra i potenziali beneficiari) sono a rischio di censura da parte della Consulta. «La giurisprudenza costituzionale hanno ammonito i tecnici di Camera e Senato nei giorni scorsi ha evidenziato come lo status di cittadino non sia di per sé sufficiente al legislatore per operare nei suoi confronti erogazioni privilegiate di servizi sociali rispetto allo straniero legalmente risiedente da lungo periodo».

Per dirla con le parole di Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi Itinerari previdenziali ed economista vicino alla Lega, per far quadrare il cerchio serve «un rifacimento delle procedure e dei software, il rilascio dei pareri dell'Autorità garante della privacy, circolari interpretative che richiedono l'ok della conferenza Stato-Regioni, bandi e concorsi per strutturare le piattaforme informatiche e per assumere il personale».

Adempimenti, sentenzia Brambilla, «che escludono la possibilità di avviare il Reddito nelle scadenze proclamate dal governo».

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