Sprar, girandola dei fondi migranti:
«Contro di noi una vendetta»

Sprar, girandola dei fondi migranti: «Contro di noi una vendetta»
di Mary Liguori
Venerdì 8 Febbraio 2019, 09:40 - Ultimo agg. 09:56
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Sono al vaglio dei consulenti della Procura i documenti acquisiti due giorni fa in Comune, a Caserta, e nel Centro sociale «ex Canapificio» in viale Ellittico. Gli atti sono stati prelevati dai carabinieri perché è in corso un'inchiesta sull'ipotesi di una truffa aggravata che si starebbe consumando sulla gestione dei migranti. Rispondono di associazione per delinquere finalizzata alla truffa Fabio Basile, Giovanni Paolo Mosca, Massimo Cocciardo, Vincenzo Fiano, Virginia Anna Crovella, Immacolata D'Amico, Federica Maria Crovella. Sono soci volontari e operatori del Centro Sociale ex Canapificio. Due giorni fa, l'accesso dei carabinieri nei locali in cui si svolgono le attività del progetto Sprar che si occupa, a Caserta, di 200 migranti per un costo triennale di 7 milioni e mezzo di euro. Denaro erogato dal Ministero che transita per il Comune e finisce all'associazione che si è accaparrata il bando per la gestione dei progetti di integrazione oltre che del vitto e dell'alloggio degli ospiti. Per i sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Anna Ida Capone esiste un gap tra quanto l'associazione dichiara di fare per i rifugiati e quanto effettivamente viene messo in pratica. Sospetti in cerca di riscontri dal momento che saranno solo le verifiche avviate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, diretta da Maria Antonietta Troncone, a stabilire se c'è stata una condotta truffaldina da parte del Comitato. I documenti acquisiti sia all'ex Canapificio che negli uffici del Comune di Caserta saranno confrontati e anche sulla scorta dei pagamenti alle scuole di lingua, delle associazioni di indirizzo professionale e di tutte le entità che si occupano dei progetti di integrazione in cui sono inseriti gli stranieri che beneficiano dello Sprar.
 
Ci sarebbe un testimone che sta colloquiando con la Procura e che sta mettendo a disposizione degli inquirenti elementi tali da indurre i pm a fare chiarezza. Un ex operatore che sarebbe stato denunciato per appropriazione indebita e che ora sta raccontando, dall'interno, le dinamiche di gestione delle consistenti risorse affidate al Comitato Centro Sociale che si è accaparrato, nel 2017, il bando Sprar per due milioni e mezzo di euro l'anno. Una somma complessiva di sette milioni e 500mila euro che servono a coprire i costi dell'alloggio (venti appartamenti), del vitto e dei progetti di istruzione, formazione e integrazione. Soldi che, secondo la Procura, non sono stati usati nel modo opportuno.

La linea difensiva scelta dal Centro sociale è quella dell'attacco. Ritengono di essere stati «colpiti per vendetta» da un ex operato finito sotto processo. Lo si deduce dal lungo e articolato comunicato stampa divulgato ieri. La nota, che reca la firma di Fabio Basile e Giampaolo Mosca, entrambi nell'elenco degli indagati, fa riferimento a quella che secondo gli esponenti dell'Ex Canapificio sarebbe la matrice dell'inchiesta in corso. Secondo i due esponenti del Centro sociale, infatti, lo svolgimento dei controlli «è stato ritenuto utile dall'autorità giudiziaria a seguito di calunniose accuse rivolte nei confronti di alcuni operatori del progetto. Si tratta di circostanze del tutto infondate che provengono da un soggetto che era inserito nel progetto Sprar ma è stato estromesso dopo essere stato denunciato per appropriazione indebita». Secondo i firmatari della nota, «l'ex volontario si è appropriato di beni destinati allo svolgimento del progetto e che per questa ragione è stato rinviato a giudizio il prossimo 3 luglio». Secondo il contenuto della nota, le accuse dell'ex operatore sono la risposta «all'opera di pulizia avviata per impedire che fosse inquinata la correttezza nella gestione delle risorse. Confidiamo che l'autorità giudiziaria chiarisca ogni cosa in tempi brevi».
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