Napoli, da avvocato a clochard:
chiuso lo studio, ora vive in strada

Napoli, da avvocato a clochard: chiuso lo studio, ora vive in strada
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 8 Febbraio 2019, 23:00 - Ultimo agg. 9 Febbraio, 14:42
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Laureato in giurisprudenza, avvocato e senzatetto. Dalle aule di giustizia alla strada. Lo chiameremo Ludovico, con nome di fantasia, per il rispetto che si deve al caso. Otto mesi senza mai dormire in un letto: Ludovico è uno dei tanti dimenticati, ombra nelle ombre della notte. E la sua è una storia che deve essere raccontata.

Quartiere Vomero, giovedì sera, ore 22,40. Seduto su una panchina di piazza Vanvitelli, Ludovico tira fuori da un bustone alcune coperte. Poco più in là, tra le colonne del palazzo a due passi dall’uscita della metropolitana, ha sistemato - come fa ogni sera - cartoni e un lenzuolino per passare la notte. È scena che si ripete da otto mesi: da quando è stato costretto a lasciare un letto vero, quello offertogli dal fratello, che vive in provincia di Caserta.
 
«La mia - spiega - è una storia complicata. Ho 55 anni, sono un avvocato civilista; lavoravo fino a un anno e mezzo fa in uno studio legale qui vicino». Ma lungo i passi che si percorrono nella vita talvolta si presentano trappole imprevedibili e inattese. E quest’uomo dallo sguardo buono, amato da tutti i residenti della zona, ha avuto la sfortuna di incapparne in più d’una. «Per una serie di disavventure - prosegue - lo studio, che era di mio cugino, fu costretto a chiudere. Provai a guardarmi intorno, mi rimisi su piazza a cercare lavoro altrove, ma fu dura. Niente».

I mesi trascorrono e Ludovico alla fine resta disoccupato. A quel punto non gli resta che la famiglia. Ma la famiglia - o almeno quel che di essa rimane - gli viene meno. In buona sostanza l’avvocato (che è celibe) si accorge che la seconda moglie del padre defunto da poco, di lui non vuole saperne. Ma la porta che fu della casa in cui è cresciuto non sarà l’unica a chiuderglisi bruscamente in faccia. Perché suo fratello minore, dopo averlo tenuto con sé per alcuni mesi, un bel giorno gli fa capire che il tempo è scaduto. «Ecco come mi ritrovo a dormire in strada - conclude - A mio nome non ho più intestato nulla, nemmeno la casa paterna. Qui vicino abitano alcune mie zie: e quando passano di qua e mi vedono girano la faccia dall’altra parte».

In questa storia di solitudine ed emarginazione c’è però anche il lato buono. Molti abitanti di piazza Vanvitelli aiutano ogni giorno Ludovico. Intorno a lui si è stretta anche la rete dell’associazionismo: nei loro giri notturni i volontari della «Ronda del Cuore» provvedono ogni sera a portargli un pasto caldo; di giorno si aprono le porte della parrocchia di San Gennaro ad Antignano, ed è lì che l’uomo riesce a fare una doccia e a radersi. 
Giorni fa un post di un collega di Ludovico - il penalista Gennaro De Falco - ha smosso anche le acque della categoria: «So di un avvocato napoletano della mia età che dorme per strada e che viene assistito dalla parrocchia di piazza vanvitelli, mi hanno detto dove di accuccia di notte ma ho paura di cercarlo e si scoprire di conoscerlo. Vorrei solo che i colleghi si unissero a me nel dargli una mano».

Il caso di Ludovico sta per giungere anche all’attenzione del Consiglio dell’Ordine, e più di un avvocato - a cominciare dal consigliere decano Roberto Fiore - si è detto disponibile anche ad aiutare a trovargli una sistemazione dignitosa per sottrarlo al freddo e alle notti in strada: «È un caso che conosco - dichiara al «Mattino» - a breve lo affronteremo in Consiglio». Di fronte a questo dramma per Ludovico ci sono poche speranze anche di accedere al reddito di cittadinanza. Non avendo più casa l’uomo è anche senza più un domicilio, requisito richiesto dalla legge per usufruire del bonus economico.
 

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