Tensioni con la Francia, Conte giustifica Di Maio ma è pronto a trattare con Macron

Tensioni con la Francia, Conte giustifica Di Maio ma è pronto a trattare con Macron
di Marco Conti
Lunedì 11 Febbraio 2019, 10:30 - Ultimo agg. 18:05
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Minimizza e giustifica, Giuseppe Conte, l'incontro a Parigi del vicepremier Luigi Di Maio con uno dei leader del gilet gialli. Il racconto di un faccia a faccia avvenuto tra leader di movimenti - e non in rappresentanza del governo - è la chiave che la nostra diplomazia sta cercando di usare per ricucire lo strappo con la Francia. Prima di arrivare alla inevitabile telefonata al presidente Macron, a palazzo Chigi e alla Farnesina si lavora per rimettere insieme i fili di una collaborazione Roma-Parigi che, al di là degli scontri degli ultimi giorni, da sette mesi fatica come non mai a decollare.
 
Tutti i dossier aperti, da Alitalia alla Tav passando per la Libia, vengono infatti presi dalla parte più spigolosa e l'intreccio tra la campagna elettorale europea e i ruoli di governo finiscono con l'investire direttamente il rapporto tra i due Paesi. L'incontro di venerdì scorso tra l'ambasciatrice italiana Teresa Castaldo e un gruppo di parlamentari francesi, potressere essere domani ripetuto, con altre modalità, dal presidente del Consiglio Conte che sarà a Strasburgo per parlare all'europarlamento. L'ambasciatore francese a Roma, Christian Masset, è ancora a Parigi e difficilmente rientrerà questa settimana. Conte ha quindi ancora qualche giorno di tempo per far decantare la tensione. La copertura politica che ieri ha dato a Di Maio («dialogo legittimo» con i gilet gialli), serve al premier per preparare il gesto distensivo nei confronti di Parigi. D'altra parte una precipitosa telefonata palazzo Chigi-Eliseo sarebbe suonata come una sconfessione di Di Maio e in questo momento di sondaggi calanti, il leader grillino non se lo può permettere. Anche perché Matteo Salvini, seppur polemico con Macron su immigrati e Libia, non ha mai attaccato la Francia apertamente come invece hanno fatto Di Maio e Di Battista tirando fuori il passato coloniale francese e strampalate tesi sul franco Cfa.

D'intesa con il Quirinale è al lavoro il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi che ormai funge da fusibile in molti capitoli dove la foga dichiaratoria dei due vice intreccia le linee di politica estera del Paese. Lavoro non facile, quello di Moavero, in un esecutivo dove pretendono in cinque di fare politica estera. Il titolare della Farnesina si muove sulla linea tracciata con Conte. Ovvero distinguere le dichiarazioni e le iniziative da campagna elettorale, dall'amicizia «fuori discussione» con la Francia. Gettare acqua sulle polemiche con la Francia significa anche respingere l'idea di un'Italia isolata in Europa. Argomento questo che sui giornali francesi, tedeschi e inglesi del weekend è stato molto usato, ma che non aiuta neppure la nostra economia alle prese con uno spread altissimo che rende sempre più costosi i nostri titoli di Stato.

Domani, mentre Conte sarà a Strasburgo, Moavero interverrà in Senato per informare il Parlamento sulla situazione in Venezuela. La seduta si concluderà con il voto di una mozione di maggioranza - alla quale stanno lavorando i due capigruppo Stefano Patuanelli (M5S) e Massimiliano Romeo (Lega) - che dovrà mettere insieme la linea filo Maduro dei grillini con quella filo Guaidò del Carroccio. E' però altamente probabile che negli interventi dei leader di opposizione non si parli solo di Venezuela, ma di tutta la politica estera italiana - Francia in testa - e che Moavero nella replica sia costretto a fare anche il punto sul rapporto con Parigi. Resta il fatto che ora a Parigi c'è solo Di Battista a cercare di stringere intese in vista delle elezioni europee. Di Maio riceverà a fine mese, e a Roma, il leader dell'ala dura dei gilet gialli Christophe Chalencon che nel frattempo deve vedersela con le contestazioni interne.
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