Universiadi a Napoli, queste sconosciute

di Francesco De Luca
Martedì 12 Febbraio 2019, 08:00
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Tra 140 giorni - poco più di quattro mesi - si inaugurano a Napoli le Universiadi, un evento che porterà nel capoluogo e nelle altre province ottomila atleti provenienti da 170 Paesi, oltre ad accompagnatori, familiari e turisti (e quello del turismo sportivo è uno dei maggiori business mondiali). Di tutto ciò vi è traccia nei cantieri allestiti da molti mesi, o poche settimane, negli impianti sportivi ma non a Napoli, dove è il cuore della manifestazione. Universiadi perfette sconosciute. Su pochi muri della città vi sono manifesti che annunciano i giochi universitari che dureranno undici giorni: non vi è il coinvolgimento di quella che sarà capitale dello sport internazionale nelle due settimane di luglio. La questione non è lo stile della campagna pubblicitaria, piuttosto l'abbraccio che deve esservi tra questo evento e la città, che sembra ancora tenuta in disparte, quasi non «invitata» a partecipare. E la cosa più bella di Napoli è la gioia, il calore, con cui vive questi momenti, fin dai Giochi del Mediterraneo del 1963.

È alacremente al lavoro la struttura organizzativa coordinata dal commissario Gianluca Basile, che sta cercando con fatica di superare i problemi provocati anche da estenuanti rimpalli burocratici e nomine rivelatesi sbagliate. Questo lavoro è stato apprezzato dalla delegazione della Federazione mondiale degli sport universitari: si sta evidenziando un forte impegno per superare il tempo perduto dopo aver scongiurato il pericolo di vedere annullata la manifestazione. Il prezzo pagato dallo sport napoletano - non dalla squadra di Ancelotti, che usufruisce del San Paolo anche se sono in corso i lavori di restyling - è stato alto perché sono stati chiusi il PalaBarbuto, la piscina Scandone e il PalaVesuvio. Ma in questa città in cui il Palazzo dello Sport Mario Argento è stato chiuso ventun anni fa, demolito e mai ricostruito non vi erano soluzioni alternative, quindi le squadre di basket, pallanuoto e volley sono state costrette ad emigrare.

Disagi per assicurarsi - si spera - impianti migliori in futuro perché questo era l'unico modo, ci è stato detto, per mettere a posto fatiscenti strutture, a causa della mancanza di fondi. 

Napoli, una delle capitali dello sport grazie ai trionfi delle sue squadre e dei suoi campioni, deve essere coinvolta in questo evento. Deve viverlo, sentirlo davvero suo, non soltanto attraverso l'opera degli addetti ai lavori ma anche di chi vuole avere l'orgoglio di vedere nella propria città questo appuntamento, difeso a fatica e conquistato perché nella scorsa estate il Governo e il Coni, come si ricorderà, avevano manifestato fortissime perplessità sull'organizzazione e lasciato che le istituzioni locali gestissero le Universiadi, un evento che di base avrà un costo di 257 milioni. Ora si deve investire sulla passione popolare. Napoli vive le sue storie più affascinanti, e questo evento è certamente tale, con grande trasporto. Arrivi, dunque, una sollecitazione alla gente affinché cominci a interessarsi a quello che si potrà vedere in luglio e a preparare il tifo per i trecento azzurri che parteciperanno alle gare. L'entusiasmo va acceso come fosse la fiaccola dei Giochi.
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