«Piangi troppo forte»: botte e morsi, bimba di due anni in fin di vita

Federico Zeoli e Alice
Federico Zeoli e Alice
di Chiara Rai e Raffaella Troili
Venerdì 15 Febbraio 2019, 01:14 - Ultimo agg. 16 Febbraio, 08:03
4 Minuti di Lettura

I bambini piangono. Gli adulti li consolano e torna il sorriso, funziona quasi sempre così. Per Alice no, la storia è non è andata così: è stata riempita di botte. Ha ricevuto morsi, contusioni e lividi dal compagno della mamma, Federico Zeoli. Lei che a soli 22 mesi non ha fatto in tempo a capire il perché di tanta rabbia ma si è quietata esanime sotto gli occhi delle sorelle. Un’altra tragedia ai danni di un minore, in fin di vita per colpa della violenza di un giovane “uomo”. L’orrore dentro una palazzina degradata di via San Carlino a Genzano, non lontano dalla Tangenziale, mercoledì scorso.
 

 


Sara, la mamma di Alice (nome di fantasia) si allontana per portare dei farmaci al padre malato che vive a Pavona, lascia le tre figlie avute da una precedente relazione, una di 5 anni e le due gemelline di 22 mesi. Alice però inizia a piangere, non smette, lui perde la pazienza, si scatena come una furia su di lei. Addirittura la morde all’altezza dell’ombelico, la picchia su tutto il corpo, sul viso, sulla testa, la bambina perde i sensi. Poi si ferma, prende il telefono e chiama Sara: «Vieni corri, la bambina è svenuta».

Ad aspettarla trova Zeoli sulla porta di casa. Ha in braccio la piccola sembra senza vita. «Si è svegliata - le racconta - ha bevuto un bicchiere d’acqua ed è svenuta». Sara realizza lo scempio che ha subito la figlia: ha ecchimosi e ferite sulla testa e sul corpo. In stato di choc, confusa, disperata, corre con Alice in braccio al vecchio ospedale di Genzano dismesso da qualche mese, chiama il 118, la intercetta una volante della polizia del commissariato di Genzano.

A quel punto gli agenti la scortano con l’auto fino al pronto soccorso del Nuovo Ospedale dei Castelli Romani, da cui poi la piccola è stata trasferita in codice rosso al Bambino Gesù. Ora è in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione in sedazione profonda in seguito a ematoma subdurale importante. Federico Zeoli, 24enne originario di Campobasso, è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. I due convivevano da due mesi, stavano insieme da un anno. Per lui Sara aveva lasciato il padre ed era andata a vivere a Genzano. Un colpo di fulmine alla fermata dell’autobus. Non sapeva di andare a vivere a casa dell’orco. 

LA BUGIA
«E’ svenuta», ha detto la donna ai sanitari. Impossibile crederle, aveva lividi, contusioni, morsi dappertutto. I poliziotti portano Sara in commissariato per interrogarla: lei in un primo momento prova a coprire il compagno, cerca di dire che si è trattato di un incidente ma la versione non regge. Dopo è la volta del compagno, renderà una lunga confessione: «L’ho picchiata io, l’ho morsa», un racconto raccapricciante interrotto da pianti e singhiozzi. Il 25enne viene portato in carcere a Velletri, accusato di tentato omicidio.

Vicini e residenti preferiscono non parlare Al massimo ricordano che la coppia viveva da poco tempo in quell’appartamento, da due mesi circa: «Giovani tutti e due – dice una signora anziana – lei giovanissima con questi tre bambini piccoli, ha iniziato una storia con questo ragazzo con un carattere un po’ strano, si arrabbiava spesso». Una storia nata da poco tempo, tra una giovane madre con molti problemi, genitori separati, maltrattamenti e infine un incidente che le ha fatto perdere addirittura un occhio. E lui, con precedenti per minacce e lesioni a Campobasso. Si sono conosciuti alla fermata del Cotral a Genzano, lei ha perso la testa, si è trasferita da lui con le bambine che neanche sono affidate a lei, ma la giovane non riesce bene a spiegare i dettagli. In quell’abitazione di due stanze, maltenuta, un po’ di muffa sui muri, un lettino per tre bambine, il cane, e la voglia di ricominciare. Avvisaglie ce n’erano state - entrambi erano disoccupati - ma mai così violente.


Una tragedia che arriva all’indomani di un’altra, tremenda: il piccolo ucciso a Cardito in provincia di Napoli dal patrigno, davanti ai fratelli, davanti alla mamma. «Ho perso la testa», nulla più ha ammesso Tony Sessoubti. Poveri figli, uccisi con la scopa, presi a pugni o morsi al petto, da patrigni mai diventati grandi.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA