«Io, prof con i ladri in casa: a Chiaia non c'è più sicurezza»

«Io, prof con i ladri in casa: a Chiaia non c'è più sicurezza»
di Daniela De Crescenzo
Sabato 16 Febbraio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 15:34
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Sembra facile, ma non lo è. Anche chi vive a Chiaia, il quartiere buono per eccellenza, deve affrontare una quotidiana corsa ad ostacoli. Lo testimonia il reportage pubblicato ieri dal Mattino, lo conferma l'esperienza del professore Stefano Consiglio, docente di organizzazione aziendale presso il dipartimento di Scienze Sociali della Federico II, che vive in via Morelli.

Professore, che cosa le è capitato?
«Qualche settimana fa per un improvviso malore non sono uscito. Ero nel mio studio, quando intorno alle 10,15 mi sono trovato un'estranea in casa. Aveva un cappello e degli occhiali, nel momento di confusione pensavo fosse un'amica di mia moglie. Ma subito dopo è comparso un uomo con il viso coperto da una maschera di carnevale e allora ho capito che si trattava di malviventi».
 
Come ha reagito?
«Sono rimasto calmo, la donna mi ha chiesto chi ci fosse nell'appartamento. C'è mia figlia al piano superiore, ve ne dovete andare? ho risposto, ma loro si sono avviati verso le scale. A quel punto ho reagito, ho aperto la porta e ho scaraventato fuori l'uomo, e la donna si è affrettata a seguirlo. Immediatamente ho chiamato la polizia e ho sporto denuncia. Mi hanno spiegato che siccome la porta era chiusa senza mandate, aprirla è stato un gioco da ragazzi: probabilmente sono entrati usando la lastra di una radiografia. Me la sono cavata bene, ma se fossi uscito come previsto, i ladri avrebbero trovato mia figlia sola in casa».

Il problema della sicurezza non esiste solo a Chiaia.
«Certo. Ma ovviamente i ladri preferiscono rubare dove sanno di poter trovare una buona refurtiva. Infatti la settimana successiva a quella del tentato furto in casa mia, sono entrati di nuovo nel palazzo. La sorveglianza in questa zona è importante».

Per il resto come si vive nel quartiere?
«Il problema più grave è la carenza di manutenzione. Abito in via Morelli e basta camminare per il Chiatamone per trovare buche, marciapiedi divelti e rifiuti. Pure se ogni mattina passa la macchina spazzatrice dopo qualche ora la strada si riempie nuovamente di spazzatura. La responsabilità è anche dei cittadini. Anche, ma non solo. Faccio un esempio: di sera via Chiaia è zeppa di rifiuti prelevati solo la mattina dopo. Forse bisognerebbe organizzare due turni di raccolta visto che ci sono tanti negozi che depositano di tutto dopo la chiusura».

Molta sporcizia viene anche da chi consuma pasti nei tanti fastfood?
«Quegli esercizi hanno un enorme impatto nella produzione di rifiuti. I proprietari dovrebbero essere responsabili e pulire gli spazi sporcati dai propri clienti».

Con il traffico come va dalle sue parti?
«La domenica sera tornare a casa è un impresa, davanti agli chalet, ai pub ai ristoranti spesso ci sono auto perfino in terza fila. Anche in questo caso credo che le responsabilità non siano solo degli amministratori. È vero, i vigili dovrebbero intervenire di più, ma anche i ristoratori dovrebbero fare la loro parte e gli automobilisti essere più disciplinati. In via Morelli, poi, dopo la chiusura di via Partenope c'è un gran traffico, ma credo che questo sia uno degli svantaggi di un cambiamento utile»

Lei circola in auto?
«No, in bicicletta. Ma spesso anche le ciclabili sono ingombre».

La movida?
«Vivo ai margini della zona più chiassosa. Il problema è fare norme che contemperino gli interessi di chi frequenta i locali e di chi deve dormire. Certo, è complicato trovare soluzioni che vadano bene per tutti, anche perché prima la movida si spostava in più parti della città mentre adesso è concentrata in poche aree».

Abita a pochi passi dalla Villa Comunale, ci va a passeggiare?
«Ci sono lavori infiniti, ci andavo quando avevo le figlie piccole, e spero di poterci tornare quando sarò nonno: forse per allora gli interventi saranno finiti e ci sarà la dovuta manutenzione. So che la situazione delle nostre amministrazioni è complicata sia per mancanza di soldi che per carenza di cultura di impresa. Ma credo che i cittadini debbano finalmente imparare a difendere la propria città».
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