«Blatte in ospedale a Napoli, un sindacalista capo dei sabotatori»

«Blatte in ospedale a Napoli, un sindacalista capo dei sabotatori»
di Viviana Lanza
Lunedì 18 Febbraio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 13:21
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Lo scenario si fa sempre più circoscritto e l'obiettivo stringe sul possibile ideatore. I carabinieri del Nas, che lavorano al caso delle blatte nel bagno del pronto soccorso del Vecchio Pellegrini, sembrano seguire una pista ben precisa. E nel mirino delle indagini finisce un infermiere sindacalista. Il sospetto è che possa essere stata sua la regìa del sabotaggio, sua la leadership su un gruppetto di colleghi intenzionati a fare in modo che si accendessero i riflettori sul pronto soccorso della Pignasecca per sbloccare o provocare trasferimenti di personale a una diversa struttura ospedaliera. Eccolo, dunque, il sospetto che prende corpo man mano che le indagini proseguono tra sopralluoghi e testimonianze. Almeno in questa fase gli investigatori, coordinati dalla Procura di Napoli, seguono l'ipotesi di un'azione dolosa e lavorano alacremente alle indagini per verificare il sospetto che il sabotaggio possa essere stato opera di un gruppo di infermieri legati a una sigla sindacale e interessati ai trasferimenti nella nuova struttura di Napoli est, l'Ospedale del Mare. Del resto che vi fosse una sorta di guerra, anche e soprattutto sul fronte sindacale, interna alla categoria in relazione ai trasferimenti nel nuovo ospedale di Ponticelli era emerso già a settembre scorso quando, proprio poco prima della inaugurazione dell'Ospedale del Mare, fu sabotata la fontana di uno dei bagni causando un allagamento. Coincidenze? Gli investigatori vogliono vederci chiaro e, dopo aver fatto sopralluoghi e ascoltato testimoni, stanno orientando le indagini verso la pista sindacale per verificare se possa essere attendibile la ricostruzione in base alla quale le blatte siano state liberate nel bagno del Vecchio Pellegrini con il preciso intento di creare un caso e ottenere così la chiusura del pronto soccorso e il trasferimento di personale in una struttura meno disagiata e con diverse condizioni di turni e straordinari.
 
Comprare blatte è semplicissimo e molto economico. Basta cercare alla voce cibo vivo per rettili. Sul web fioccano le offerte: con poco più di tre euro si compra una scatola da dieci insetti, con dodici euro la confezione da 50 e con meno di venti euro quella da cento blatte. C'è pure l'opzione pacco riscaldato per garantire l'arrivo di insetti in buone condizioni. Insomma non è difficile procurarsi una piccola colonia di blatte e liberarle in un istante in un luogo qualunque, anche nel bagno di un ospedale. Per il caso del Vecchio Pellegrini sono in tanti a credere alla pista del sabotaggio, soprattutto alla luce di una serie di dettagli: il bagno del pronto soccorso dove sono stati trovati gli insetti è tra i più frequentati e quel giorno era stato pulito tre volte. Come è potuto accadere che in un luogo comunque frequentato nessuno abbia notato nulla di anomalo e all'improvviso si siano materializzate decine di blatte tutte insieme e tutte, altra coincidenza, della stessa dimensione? Come mai accanto agli insetti c'era segatura? E come mai alcuni apparivano capovolti e quasi storditi? Di domande in questa vicenda ce ne sono tante a cui dare risposta.

«Confidiamo nella magistratura ha dichiarato Ciro Carbone, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Napoli. «Auspichiamo un rapido accertamento della verità, anche per consentire a quest'Ordine professionale, ove vi fossero gli estremi, di adottare i provvedimenti del caso». La notizia diffusa da Il Mattino sul presunto coinvolgimento di alcuni infermieri ha colpito la categoria formata da professionisti che lavorano con serietà. «Se fosse confermata l'ipotesi investigativa - ha aggiunto Carbone - ci troveremmo di fronte a comportamenti che nulla hanno in comune con lo spirito di servizio e di abnegazione con cui gli infermieri da sempre svolgono il proprio dovere di professionisti dell'assistenza sanitaria. Come Ordine saremo intransigenti e decisi nella condanna».
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