Le mini imprese di babbo Tiziano e quei litigi con Renzi finiti in piazza

Le mini imprese di babbo Tiziano e quei litigi con Renzi finiti in piazza
di Gigi Di Fiore
Martedì 19 Febbraio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 08:18
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Nello scorso ottobre, dopo il rinvio a giudizio per false fatture firmato dal gup fiorentino Silvia Romeo, aveva pubblicato a pagamento sul quotidiano La Nazione una lettera aperta. «Ho dieci nipotini, una meravigliosa famiglia, vado in pensione. Ora dico basta, metto in vendita le mie società. Mi arrendo» aveva scritto Tiziano Renzi. Uno sfogo, rilanciato su Internet dal figlio Matteo. «Diversi clienti hanno preferito scindere i loro contratti, dal 2014 la mia vita è cambiata e provo il dolore di chi viene accusato e sa di essere innocente, anche se è su tutte le prime pagine dei giornali» aggiungeva. Era l'annuncio dello stop ad una serie intricata, e spesso misteriosa, di piccole attività imprenditoriali. La causa di tanti suoi guai giudiziari.
 
Speedy, Chil, Arturo, Eventi 6 sono i nomi di alcune società cooperative create da Tiziano Renzi. Si occupano principalmente di distribuzione di quotidiani e promozione pubblicitaria attraverso volantinaggi. Nel tempo, sono almeno una ventina. Nascono, vengono cedute, a volte sono gestite con amici, o con la moglie Laura. Un'attività che Renzi senior, 68 anni, toscano di Reggello in provincia di Firenze, inizia molti anni fa. La sua è una famiglia di contadini, almeno è questo il racconto fatto più volte dal figlio Matteo. Quando si trasferisce nella vicina Rignano, paesino di novemila anime, Tiziano ha un piccolo impiego. Lo ha ricordato il parroco Giovanni Nerbini: «Faceva il rappresentante commerciale per una ditta di Reggello, ma la sua era una famiglia senza problemi. L'ho conosciuto negli anni in cui, insieme, eravamo attivisti per la Dc».

Già, perchè Tiziano ha il pallino della politica, rigorosamente locale. E nel 1985 entra nel Consiglio comunale di Rignano. Naturalmente, con la lista della Dc. La politica viene dopo le attività imprenditoriali, ma l'impegno di paese nella Dc gli dà prestigio locale. Anche quando la Dc diventa Ppi e poi confluisce nel Pd dopo il transito nella Margherita.

Tiziano riusciva a contare nella piccola realtà di Rignano, anche se le sue liste non prendevano mai oltre il 10 per cento di voti. Da consigliere comunale era sempre all'opposizione contro la maggioranza di sinistra. Eppure, nel 2002, da segretario locale della Margherita, sigla un accordo per appoggiare con i Ds il sindaco Gianna Magherini. E in quella giunta compare uno dei suoi amici più stretti, che ritorna anche nell'inchiesta che ha portato in queste ore Renzi senior agli arresti domiciliari: Roberto Bargilli, che ottiene la delega all'Urbanistica. Bargilli sarà l'autista del camper di Matteo Renzi durante le primarie del 2012 e oggi è indagato nell'inchiesta fiorentina.

Bargilli ritorna anche nella famosa inchiesta Consip avviata dalla Procura di Napoli nel 2015. Fu lui, l'ex assessore, a segnalare all'altro amico comune, l'imprenditore Carlo Russo, di non parlare a telefono con Tiziano «perché è intercettato». Traffico di influenze è l'accusa per Renzi padre, nell'ipotesi di aver chiesto un incontro ai funzionari della Consip per intercedere a favore di imprenditori amici, come Alfredo Romeo. Il 3 marzo 2017, Tiziano deve essere interrogato dai magistrati e il figlio lo chiama a telefono due giorni prima per dargli consigli: «Possibile che non ti ricordi uno come Romeo, se l'hai incontrato?» dice Matteo Renzi, intercettato, al padre. E aggiunge: «Allora vai a processo e avremo tre anni con te a processo. Io lascio le primarie e non è un problema». Nell'ottobre del 2018, sulla Consip la Procura di Roma, cui viene trasferito il fascicolo, chiede l'archiviazione.

Ma è la galassia di piccole imprese cooperative gestite che mettono nei guai Tiziano Renzi e la moglie Laura Bovoli. Vi lavorano anche le figlie Benedetta e Matilde. L'altro figlio, Samuele, fa il medico e va a lavorare in Svizzera. A settembre il rinvio a giudizio per 160mila euro di false fatture versate dal «re degli outlet» Luigi Dagostino a Tiziano Renzi per la consulenza su un progetto di ampliamento di un complesso commerciale. Intercettato, dice Dagostino: «Lo so che questo è un lavoro che valeva molto meno, ma se tu mi chiedi 130 e sei il padre del presidente del Consiglio posso mettermi mai a discutere con te?»

Da segretario della Margherita, Tiziano appoggia la carriera del figlio Matteo che viene eletto nel 2003 alla Provincia di Firenze dove diventa presidente. È la rapida ascesa per Renzi junior fino alla presidenza del Consiglio, dopo essere passato per la guida del Comune di Firenze. Eppure, nel 2013, la dichiarazione dei redditi pubblica di Tiziano è di poco inferiore ai 5mila euro e nessuna proprietà. La moglie Laura, invece, risulta con un reddito da stipendio di 70mila euro come presidente della Eventi 6, la società al centro dell'attuale inchiesta che ha portato i coniugi alla detenzione domiciliare.

Una società cooperativa che quell'anno fattura poco meno di due milioni e mezzo di euro, dove lavorano anche le figlie Benedetta e Matilde. La cassaforte di famiglia. «Per parlare con mio figlio, devo chiedere appuntamento a Luca Lotti», scrive su Fb Tiziano nel 2014, l'anno di maggior potere di Matteo presidente del Consiglio, reduce dal successo alle Europee. Lui resta segretario locale della sezione Pd e su Facebook apre un profilo. Sceglie un nickname emblematico: «orso saggio». Una saggezza che non gli è servita.

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