Il ministro Giulia Grillo: «Autonomia, non permetterò divari Nord-Sud sulla Sanità»

Giulia Grillo
Giulia Grillo
di Simone Canettieri
Sabato 23 Febbraio 2019, 01:06 - Ultimo agg. 25 Febbraio, 00:00
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Ministro Giulia Grillo, sull’autonomia differenziata quali sono i punti riguardo la sanità che non vanno? 
«Come ha detto il Presidente, al di là delle intese con le Regioni richiedenti, rimarranno invariate le risorse allocate dallo Stato nelle altre Regioni. Quello che posso dire è che alcune richieste che hanno avanzato alcune regioni sulle autonomie sono richieste che in realtà denunciano quella che è stata una mancanza di buon governo a livello centrale. Ora stiamo provando a invertire la rotta».

Nelle bozze è prevista la differenziazione degli stipendi dei medici: si opporrà a questa evenienza?
«Non mi vedrete mai schierata contro forme di valorizzazione della professionalità dei nostri medici. Se alcune Regioni possono gratificare meglio la grande professionalità dei nostri medici le altre dovranno prendere esempio, combattendo sprechi e inefficienze per investire sui servizi e sul capitale umano».

La Lombardia chiede anche l’introduzione di farmaci trattandoli direttamente con l’Aifa: che ne pensa? 
«Parliamo ormai di una materia essenzialmente europea, visto il ruolo svolto anche dall’agenzia europea del farmaco. Quindi in questo campo ormai ci si muove verso modelli di uniformità su scala continentale, figuriamoci se non dovremo comunque assicurare una uniformità nazionale».
 
In generale, Veneto e Lombardia vogliono trattenere parte del gettito fiscale: così si crea un divario Nord-Sud.
«Vi assicuro che nel percorso che porteremo avanti non è assolutamente in agenda l’ipotesi di aumentare questo divario che già esiste e non per colpa nostra. Noi le disuguaglianze le combattiamo». 

Il Parlamento che ruolo dovrà avere: consultivo o emendativo? 
«Come ha detto il presidente Conte le forme di intervento del Parlamento saranno definite nei prossimi giorni nel rispetto delle prerogative delle Camere. Al di là delle forme, per noi resta fondamentale che sia sempre affermata la centralità del Parlamento, che sarà protagonista del processo, visto che si tratta di un trasferimento di competenze nel solco della nostra Costituzione». 

Ha contezza del malumore del Sud su questa riforma, come fa il suo M5S che ha preso una media di 40% di voti al Sud ad avallare una cosa del genere? 
«Qui voti o bacini elettorali non c’entrano. Noi siamo favorevoli ai processi di attuazione dell’autonomia differenziata, sono previsti dalla nostra Carta che all’articolo 116. Allo stesso tempo, da persona meridionale, sono convinta che debbano essere garantiti i principi di solidarietà, della coesione nazionale e della tutela dei livelli essenziali delle prestazioni. Noi lavoriamo per questo, per uniformare il livello dei servizi nella nostra Penisola, e accorciare il divario fra Nord e Sud, come dimostrano anche le storiche misure sulle liste d’attesa. Bisognerebbe invece chiedere conto alla classe politica che ha governato ed amministrato negli ultimi decenni del divario fra le due aree del Paese». 

Ha varato una riforma sulle liste d’attesa: cosa accadrà alle Regioni che non rispetteranno il suo provvedimento?
«Le Regioni e i direttori generali da loro scelti dovranno rendere conto quando non raggiungeranno questo obiettivo. Ricordiamo che comunque i lunghi tempi d’attesa rappresentano, insieme al superticket, la principale causa di riduzione di accesso alle prestazioni da parte dei cittadini. Noi investiamo 350 milioni che avranno un impatto diretto sulla vita dei cittadini che accedono al sistema sanitario. Saremo intransigenti e chi non volta pagina dovrà risponderne».

Le associazioni dei medici la contestano: senza investimenti necessari il taglio delle liste sarà impossibile.
«In Italia in campo sanitario abbiamo un numero inferiore di infermieri rispetto ad altri paesi europei, abbiamo un’età media avanzata e una carenza di medici nelle aree specialistiche. Per questo abbiamo investito sulle borse di studio per la specializzazione dei giovani medici, non siamo certo rimasti a guardare. È chiaro che ci sono delle aree più deficitarie: io per prima ho promesso la rimozione del tetto sull’assunzione del personale». 

Sta girando gli ospedali italiani: sono di più le richieste dei pazienti o quelle del personale?
«Sto visitando in particolare i Pronto Soccorso, che secondo il mio punto di vista è l’area più sofferente in merito organici. Le mie visite sono un segno di vicinanza a operatori e pazienti». 

Ha detto che il commissariamento del Lazio continuerà: saranno fatali proprio le liste d’attesa? 
«Lasciamo fare ai responsabili dei tavoli di monitoraggio il loro lavoro. Certo, quando leggo nei verbali che il Lazio è l’unica regione che da anni ha un fondo di dotazione negativo per circa 1 miliardo qualche domanda me la pongo. Le liste sono chiaramente un indicatore importante dello stato di salute in una regione, ma non sono un fattore dirimente nel commissariamento».

Eutanasia, il Parlamento deve accelerare sulla legge?
«Secondo me è una legge di civiltà e quindi mi auguro si raggiunga l’obiettivo in questa legislatura».
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