Facebook, numeri da record: in 15 anni due miliardi di amici

Facebook, numeri da record: in 15 anni due miliardi di amici
di Bifulco e Boncinelli
Mercoledì 27 Febbraio 2019, 00:05 - Ultimo agg. 07:14
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«Facebook è un dispositivo online che mette in collegamento il popolo universitario attraverso i social network. Abbiamo aperto TheFacebook a uso e consumo della popolazione dell’Università di Harvard per poter cercare gli altri studenti; scoprire con chi si è in classe; cercare gli amici degli amici; vedere le visualizzazioni del proprio social network».
Con questo annuncio, un pò impacciato e insicuro, il 4 febbraio 2004 il 19enne Mark Zuckerberg, uno studente di informatica di Harvard, insieme ai suoi colleghi Eduardo Saverin, Dustin Moskovitz e Chris Hughes, lanciarono un’invenzione, concepita nella stanza del dormitorio e intesa come un miglioramento dei cosiddetti face books universitari.
Le università statunitensi tradizionalmente li usavano per raccogliere foto e informazioni di base sui loro studenti. Da allora TheFacebook, come è stata inizialmente chiamata, con il suo progetto che si proponeva di connettere gli studenti di Harvard e di altri prestigiosi atenei statunitensi, è diventato il social network più grande del pianeta con oltre due miliardi di “amici” in tutto il mondo.
L’anniversario di Facebook fa tornare indietro la memoria di molti, soprattutto di noi non nativi digitali, a questi 15 anni in cui la rete grazie a Facebook ha subito una vorticosa accelerazione, poiché il suo avvento ha rivoluzionato le vite dell’enorme comunità di utenti-“amici”.
Si dice che quello attuale sia il tempo dei social. Una maniera semplice e veloce per comunicare alla portata di tutti, soprattutto dei giovani. Una Rete sociale che permette agli individui di mettersi in contatto virtualmente. Un mezzo che è diventato luogo, il luogo che implica convivenza, rapporti personali con condivisioni e contrasti, a volte anche esagerati ed esasperati, nel quale sono entrate sempre più persone riversando, in questo grande contenitore, un flusso di dati personali con la propria identità o di anonimi avatar dai nomi di fantasia. 
Poi, come tutto in questo mondo, anche Facebook può essere usato male, per scaricare malevolenza e ostilità un po’ a casaccio contro uno o l’altro, al riparo dell’anonimato e senza necessità di dimostrare ciò che si scrive. Ai social si muovono spesso due tipi di critiche: che allontanano dalla realtà e rendono meno umani, come pure vengono accusati di aver scoperchiato una sorta di vaso di Pandora di ignoranza e superficialità serpeggianti nella popolazione. Le risposte sono semplici: se la popolazione non fosse così i social non potrebbero fare niente come pure che l’umanità c’è o non c’è; chi ce l’ha veramente non la perde. Usato bene, però, può essere un’inimitabile risorsa per divertimento, curiosità, condivisione. 
Facebook è diventato così il tabellone della nostra vita, che investe sentimenti, passioni, testimonianze e ricordi. Ciò che sembra più attraente, è lo “spaccato” della società che ci offre e, poiché gli uomini non sono così dissimili fra di loro nè in luoghi nè in tempi diversi, questa lezione vale sostanzialmente per tutta l’umanità. Globalmente consapevoli, dall’appartenenza ai campanili del passato ci siamo ritrovati a essere abitanti di uno stesso pianeta, tutti interconnessi, contraendo lo spazio e il tempo.
Ma c’è un aspetto negativo, legato alla correlazione tra autostima e percezione di accettazione su Facebook, che in alcuni casi emerge: un abbassamento del livello di sicurezza e fiducia in se stessi dovuto alla sensazione di esclusione e invisibilità nell’ambiente virtuale. Questo delicato fenomeno rappresenta un effetto avverso che l’eccessivo coinvolgimento delle emozioni nelle piattaforme online può avere. A riguardo alcuni studi comportamentali hanno messo in evidenza come questa piattaforma, insieme agli altri Social network, possa avere un impatto sul benessere emotivo degli utenti, specialmente se giovani. Chi passa troppo tempo su Facebook può avvertire un maggior senso di malessere, senza interagire con nessuno si produce un effetto di “comparazione sociale negativa” con il risultato finale di un allontanamento dall’impegno sociale nella vita vera. Una condizione, quella dell’iperconnettività, che porta al fenomeno del “sentirsi soli insieme”.
D’altro canto, però, sempre da studi effettuati in questi anni, Facebook può avere anche un impatto positivo. Agire attivamente con le persone, condividere messaggi, commenti e ricordi comporterebbe un miglioramento del benessere e della propria autostima. Ad aumentare l’impatto positivo dell’adolescente Facebook c’è un aspetto importante, vale a dire il ruolo che ha assunto in questi anni come veicolo di informazioni scientifiche e sanitarie, che può essere sì pericolosa se gestita da mani inesperte e in cattiva fede, ma che diventa utile, come succede per le pagine Facebook di tutte le più importanti riviste scientifiche, se gestita bene. Numerosi, infatti, sono i siti utilizzati per scambio di informazioni sanitarie tra pazienti e professionisti, centri di ricerca e aziende farmaceutiche, divenuti strumenti importanti per pazienti e operatori sanitari, e Facebook è uno di questi. 
Ultimo ma non meno importante è il problema della privacy, visto che Facebook raccoglie una miniera di dati e informazioni senza uguali. Un problema al momento di difficile e lontana soluzione che, dopo lo scandalo di Cambridge Analytica e il furto di milioni di profili con utilizzo a fini politici, non può fare altro che farci riflettere e suggerirci di utilizzare la piattaforma con le dovute cautele. Comunque, a prescindere da ciò, nei 15 anni di vita di Facebook ci siamo ritrovati persone diverse, aggiungendo un gradino alla nostra scala evolutiva - da stabilire a che altezza e in quale direzione - ed evolvendo da Homo Sapiens a Homo Globalis-Facebook dipendente. Colpa o non colpa di Facebook, è successo. Più di due miliardi di persone hanno creato un profilo pubblico sulla rete, per soddisfare la necessità di vedere riconosciuta la propria identità nell’interazione sociale. Facebook, tutto sommato, non ci ha cambiati, ma ha cambiato il nostro modo di osservarci moltiplicando all’infinito tutti i nostri sentimenti positivi – amore, felicità, gioia e amicizia – e quelli negativi – odio, invidia, gelosia e accidia.
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