Morto Pino Caruso, grande comico siciliano e simbolo di Palermo

Morto Pino Caruso, grande comico siciliano e simbolo di Palermo
Morto Pino Caruso, grande comico siciliano e simbolo di Palermo
Venerdì 8 Marzo 2019, 12:55 - Ultimo agg. 22:06
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Pino Caruso è morto oggi a Roma. L'attore aveva 84 anni ed era malato da tempo. La notizia è stata data in mattinata dal sito del Giornale di Sicilia. Non casualmente visto che Caruso era uno degli attori siciliani più noti in televisione e al cinema assieme a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia e Lando Buzzanca, e uno dei simboli di Palermo. I funerali si svolgeranno domani.

Chi era Pino Caruso, da Franco e Ciccio alla Domenica In di Pippo Baudo, tra teatro e tv

 

 
Chi è Pino Caruso. Caruso ha iniziato la sua carriera come attore drammatico debuttando al Piccolo Teatro di Palermo il 16 marzo 1957 con un breve ruolo ne 'Il giuoco delle partì di Luigi Pirandello. Maschera siciliana Caruso, palermitano classe 1934, si trasferisce nel 1965 a Roma passando al cabaret Il Bagaglino dove resta fino al 1967. Alfiere della cultura palermitana insieme alla coppia formata da Cicco e Franco e a Lando Buzzanca, Caruso approda in televisione nel 1968 partecipando alla trasmissione Rai 'Che domenica amicì dove tiene la rubrica settimanale "Diario siculo". Ancora in televisione, Caruso partecipa a "Gli amici della domenica" (1970), 'Teatro 10' (1971), e 'Dove sta Zazà di Castellaccì, Pingitore e Falqui. Nel 1975 partecipa a 'Mazzabubù' sempre di Castellacci e Pingitore, per la regia di Falqui. C'è ancora televisione nella carriera di Caruso: nel 1979 è protagonista con Ornella Vanoni di 'Due come noì. Nel 1981 insieme a Milva è protagonista di 'Palcoscenicò per la regia di Antonello Falqui. Nel 1982 firma i testi di 'Che si beve stasera?' in onda su Rai2, per la regia di Paolo Poeti. Nel 1983 scrive e dirige per Rai3 'Lei è colpevole, si fidì (da un'idea di Vittorio Sindoni), un film satirico sul caso Enzo Tortora e sulla cattiva giustizia, interpretato oltre che dallo stesso Caruso, da Renzo Arbore, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Gigi Proietti, e Luciano Salce, tutti nei panni di se stessi. Tra l'inizio degli anni Settanta e l'inizio della seconda metà degli anni Ottanta è stato ospite di varie trasmissioni televisive, tra le quali 'Canzonissimà (1971), 'Teatro 10' (1972), 'Portobellò (1977), 'Fantastico' (1984) e simili.

Per più stagioni è stato ospite fisso di 'Domenica in', con Pippo Baudo (dal 1984 al 1986) e con Raffaella Carrà (stagione 1986-1987), e per quest'ultima partecipazione è stato premiato con il Premio Regia Televisiva.
Alla televisione, Caruso affianca il teatro interpretando "Il don Giovanni involontario di Vitaliano Brancati" per il Teatro Stabile di Catania. Legato alla sua Sicilia e in particolare a Palermo, l'attore dal 1995 al 1997, su nomina del sindaco Leoluca Orlando progetta e dirige la manifestazione "Palermo di scena". Caruso rinnova il tradizionale Festino, trasformandolo in rappresentazione teatrale, itinerante, a tutti gli effetti. Nel 2003 è protagonista di "Tutto per bene" di Luigi Pirandello e nel 2004 de "Le Vespe di Aristofane", al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2009 interpreta il monologo 'La voce dei vintì e, per il Teatro Stabile di Palermo, interpreta, curandone anche la regia, il monologo "Mi chiamo Antonio Calderone", di Dacia Maraini, tratto dal libro di Pino Arlacchi "Gli uomini del disonore".

 

Il dolore di Orlando. «Palermo perde un concittadino straordinario, un uomo, un artista che ha contribuito alla rinascita della città, con la sua cultura, la sua ironia, la sua sagacia». Lo dice il sindaco di Palermo Leoluca Orlando commentando la morte dell'artista e scrittore Pino Caruso. «Proprio negli anni della rinascita - aggiunge - dopo le terribili stragi del '92, contribuì con la sua forza e le sue idee a dare speranza ai palermitani e alla città: sue furono grandi intuizioni che sono rimaste nella tradizione culturale della città, come quella di un Festino che divenisse anche momento di spettacolo e gioia, oltre che di riflessione e fede. Lascia in tutti noi un grande dolore, ma certamente anche l'orgoglio di averlo conosciuto e di aver condiviso un pezzo importante della nostra strada».
 
 

 

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