Pino Caruso ha iniziato la sua carriera come attore drammatico debuttando al Piccolo Teatro di Palermo il 16 marzo 1957 con un breve ruolo ne 'Il giuoco delle partì di Luigi Pirandello. Maschera siciliana Caruso, palermitano classe 1934, si trasferisce nel 1965 a Roma passando al cabaret Il Bagaglino dove resta fino al 1967. Alfiere della cultura palermitana insieme alla coppia formata da Franco e Ciccio e a Lando Buzzanca, Caruso approda in televisione nel 1968 partecipando alla trasmissione Rai "Che domenica amici" dove tiene la rubrica settimanale "Diario siculo".
Morto Pino Caruso, attore siciliano: aveva 84 anni, era malato da tempo
#pino caruso morto, addio al comico siciliano: aveva 84 anni https://t.co/fGO8ONrb2Y
— Il Messaggero (@ilmessaggeroit) 8 marzo 2019
Ancora in televisione, Caruso partecipa a "Gli amici della domenica" (1970), 'Teatro 10' (1971), e 'Dove sta Zazà di Castellaccì, Pingitore e Falqui.
Tra l'inizio degli anni Settanta e l'inizio della seconda metà degli anni Ottanta è stato ospite di varie trasmissioni televisive, tra le quali 'Canzonissimà (1971), 'Teatro 10' (1972), 'Portobellò (1977), 'Fantastico' (1984) e simili. Per più stagioni è stato ospite fisso di 'Domenica in', con Pippo Baudo (dal 1984 al 1986) e con Raffaella Carrà (stagione 1986-1987), e per quest'ultima partecipazione è stato premiato con il Premio Regia Televisiva. Alla televisione, Caruso affianca il teatro interpretando "Il don Giovanni involontario di Vitaliano Brancati" per il Teatro Stabile di Catania. Legato alla sua Sicilia e in particolare a Palermo, l'attore dal 1995 al 1997, su nomina del sindaco Leoluca Orlando progetta e dirige la manifestazione "Palermo di scena". Caruso rinnova il tradizionale Festino, trasformandolo in rappresentazione teatrale, itinerante, a tutti gli effetti. Nel 2003 è protagonista di "Tutto per bene" di Luigi Pirandello e nel 2004 de "Le Vespe di Aristofane", al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2009 interpreta il monologo 'La voce dei vintì e, per il Teatro Stabile di Palermo, interpreta, curandone anche la regia, il monologo "Mi chiamo Antonio Calderone", di Dacia Maraini, tratto dal libro di Pino Arlacchi "Gli uomini del disonore".